La nefropatia che può manifestarsi nelle persone con diabete ma anche in chi soffre di ipertensione arteriosa è una condizione di insufficienza renale cronica. Una corretta alimentazione, con un particolare controllo sull’assunzione delle proteine (il cui metabolismo viene alterato in caso di nefropatia diabetica) può aiutare a proteggere i reni nei soggetti predisposti. Vediamo alcuni aspetti importanti della dieta per nefropatici.
Quali sono i fattori che espongono maggiormente al rischio di sviluppare nefropatia diabetica?
Oltre all’età del diabete, i due fattori che maggiormente tendono ad alzare il rischio di insufficienza renale e che fanno progredire la malattia sono livelli tendenzialmente elevati di pressione arteriosa (ipertensione arteriosa) non ben controllati e l’ipercolesterolemia (valori elevati di colesterolo nel sangue). In realtà, anche altri fattori entrano in gioco nella salute del rene: fumo, alimentazione iperproteica e ricca di sale, familiarità per diabete, predisposizione alle malattie cardiovascolari. Anche la razza sembra essere un fattore di rischio: gli afroamericani, gli orientali e gli indiani d’America sembrano avere un rischio maggiore rispetto alle persone di razza Caucasica.
Qual aiuto che può arrivare dall’alimentazione?
Una corretta alimentazione può aiutare notevolmente a prevenire o rallentare il decorso di una condizione di insufficienza renale. Grazie all’alimentazione si possono controllare le alterazioni metaboliche e si può raggiungere uno stato di nutrizione soddisfacente.
Vediamo alcuni aspetti generali importanti di una “dieta per nefropatici”.
Un’alimentazione ipoproteica (dieta a basso tenore di proteine) può ridurre il rischio di danno renale in tutti i soggetti con insufficienza renale cronica, la cui origine sia diabetica o non diabetica. È consigliato non eccedere con le proteine sia alla persona con diabete di tipo 1, sia alla persona con diabete di tipo 2. Per dare l’idea dei benefici di una dieta per nefropatici si può citare uno studio in cui si è osservata una riduzione della frequenza di danno renale a 4 anni dal 10 al 27% in soggetti con diabete di tipo 1 e nefropatia diabetica progressiva.
Cosa si intende esattamente per dieta ipoproteica?
La dieta ipoproteica classica è un regime alimentare a basso tenore di proteine impostato seguendo le indicazioni delle principali società di Nefrologia e Dietetica. La quantità di proteine varia da 0,6 a 1 g per kg di peso corporeo ideale a seconda della condizione del paziente. Ci sono casi in cui alla dieta ipoproteica classica viene preferita la dieta fortemente ipoproteica (circa 0,3 g per kg di peso ideale) a cui si aggiungono degli integratori nutrizionali specifici che devono essere prescritti da un professionista competente.
Come impostare un regime alimentare ipoproteico?
È sempre consigliato far impostare da un professionista un’alimentazione personalizzata in funzione del proprio quadro clinico. Come regole di base di una dieta per nefropatia occorre ridurre il consumo di alimenti animali. Una riduzione effettuata in termini di quantità della singola porzione e come frequenza settimanale di consumo. Le porzioni di latte, carne, pesce, uova, formaggi, etc potrebbero anche essere dimezzate rispetto alla porzione standard dell’individuo sano. Può essere utile anche fare ricorso a pasta o pane aproteico. I cereali e i legumi possono essere consumati con maggiore frequenza, sempre con porzioni controllate per il singolo soggetto per garantire l’apporto di proteine totali.
Verdura e frutta invece possono essere consumate in maniera più libera non contenendo proteine ma con l’attenzione di personalizzare l’assunzione di fosforo, potassio e magnesio a seconda del quadro clinico.
Porre molta attenzione al consumo di sale, sia per i livelli di sodio, che devono essere mantenuti bassi, ma anche per non aggravare l’ipertensione arteriosa, fattore di rischio cardiovascolare e di danno della funzione renale.
Per la scelta del condimento, via libera all’olio extravergine d’oliva, nella quantità giusta per evitare l’assunzione di troppi grassi e calorie. In genere, una porzione giornaliera di circa 30 g è ritenuta adeguata per la maggior parte degli individui ma se ne consiglia sempre la personalizzazione.
Ci sono delle difficoltà particolari in un regime alimentare di questo tipo?
Dal punto di vista tecnico e di elaborazione non ci sono particolari difficoltà. Il problema maggiore è l’adesione alla nuova dieta perché spesso la persona con diabete si ritrova a ridurre o eliminare gli alimenti che consumava abitualmente a favore di alimenti nuovi, meno conosciuti e/o graditi; anche il numero di alimenti entro cui operare delle scelte tende a ridursi e può rendere più difficoltoso seguire la nuova dieta. In queste situazioni la personalizzazione del piano alimentare è fondamentale. L’alimentazione dovrebbe essere impostata quanto più possibile sui gusti e sulle abitudini della persona per poter garantire un’adesione maggiore e duratura nel tempo.
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