Urbanizzazione, benessere, salute: l’insostenibile leggerezza della vita nelle nostre città

Urbanizzazione, benessere, salute: l’insostenibile leggerezza della vita nelle nostre città

Salute urbana o – meglio – come arrivare a costruire città promotrici di salute e non aggravanti di malattie croniche: un tema di estrema attualità di cui si è discusso anche nell’appuntamento del G7 a presidenza italiana e ripreso nel 2018 dall’11th Italian Diabetes & Obesity Barometer Forum che si è svolto a Roma il 3 luglio 2018. Due terzi delle malattie e della conseguente mortalità nelle città sono correlati a stili di vita scorretti. I numeri sono raccapriccianti e devono farci riflettere: 3,2 milioni di morti all’anno per inattività fisica, 0,4% per ipertensione, 4,4% per obesità, 3,7% per inquinamento.

Il tema – conciliare salute e urbanizzazione – rappresenta una vera sfida e una priorità a livello globale anche per l’Organizzazione Mondiale della Salute. “Dopo l’era industriale” scrive giustamente Mario Pappagallo, direttore di Urbes “è il momento dell’era della salute. Delle città in salute, delle città della salute. Un’opzione per nuove energie da attivare in un’umanità sempre più sfiduciata e malata. Una sfida che non deve cogliere impreparati”.

La salute nelle città è un bene comune

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le malattie non trasmissibili sono responsabili di oltre i due terzi delle morti a livello globale, circa 36 milioni di persone. Una buona parte di queste è attribuibile a rischi legati all’urbanizzazione. Le città uccidono principalmente a causa di stili di vita scorretti come l’inattività fisica e la sedentarietà, responsabile di obesità e diabete di tipo 2, correlate a loro volta al rischio di sviluppare malattie cardiovascolari e tumori.

“L’ambiente creato dall’urbanizzazione ha un forte impatto sulla salute dei cittadini”, dice Andrea Lenzi, Presidente del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente dell’Health City Institute. “I dati che abbiamo a disposizione indicano però che solo un terzo del problema sia legato all’inquinamento atmosferico; ben i due terzi è correlato a comportamenti individuali che spesso lo stile di vita cittadino porta ad adottare e che mettono in serio pericolo la salute”.

L’inattività fisica, infatti, causa 3,2 milioni di morti ogni anno, l’ipertensione 0,4 milioni, l’obesità è responsabile di 4,4 milioni di morti annui e l’inquinamento di 3,7 milioni. Non solo, da un’analisi dell’impatto sui sistemi sanitari in termini economici è emerso che l’inattività fisica è costata oltre 37 milioni di dollari nel 2013, tra spese sanitarie e perdita di produttività, il diabete è stato responsabile di un aumento della spesa sanitaria da 612 a oltre 1.000 miliardi di dollari negli ultimi 10 anni e l’inquinamento atmosferico ha avuto un impatto sulla spesa sanitaria di 21 miliardi di dollari nel 2015.

“Malattie come il diabete di tipo 2 e l’obesità, responsabili anche di un aumento del rischio cardiovascolare, costituiscono un serio problema per le città”, dice Francesco Purrello, Presidente Società Italiana di Diabetologia (SID). “Basti pensare al fatto che il 65 per cento delle persone con diabete vive in ambiente urbano e ben il 44 per cento (se non di più, secondo altre fonti) di tutti i casi di diabete tipo 2 è attribuibile proprio all’obesità, malattia legata in gran parte a stili di vita scorretti”.

“Questi dati sono ancora più preoccupanti” continua Purrello “se si considera che il rischio complessivo di morte prematura raddoppia ogni 5 punti di crescita dell’indice di massa corporea: una persona con diabete tipo e sovrappeso ha quindi un rischio raddoppiato di morire entro 10 anni, rispetto a una persona con diabete di peso nel range normale, e una persona con diabete e obesità addirittura un rischio quadruplicato. Per non parlare poi del fatto che quella che viene definita ‘diabesità’ (diabete tipo 2 associato ad obesità) è strettamente legata alla principale causa di morte in assoluto: le malattie cardiovascolari. Infatti, la prevalenza delle malattie cardiovascolari nel diabete, ossia il numero di persone con diabete tipo 2 che vanno incontro nella loro vita ad almeno un evento cardiovascolare, è del 23,2 per cento: in pratica una su 4”.

“Il problema non può più essere sottovalutato, tanto più considerando la crescita costante della popolazione urbana mondiale, che ogni anno aumenta di circa 60 milioni di persone”, dice Domenico Mannino, Presidente Associazione Medici Diabetologi (AMD). “Secondo l’International Diabetes Federation nei prossimi 25 anni 3 persone con diabete su 4 vivranno nelle città. È tempo quindi sia di pensare diversamente la nostra vita e di cambiare i nostri comportamenti come cittadini ma anche fare in modo che i centri urbani siano più salutari. Gli amministratori della città saranno sempre più in prima linea, nel collaborare con i medici, per contrastare questo fenomeno. Importante può essere quindi la sinergia tra Amministrazione Cittadina, Università, Enti di Ricerca e Imprenditoria privata”.

“Iniziative come l’Italian Barometer Diabetes & Obesity Forum che IBDO Foundation organizza da ben 11 anni, ha un grande merito in questo senso: mette a confronto clinici, accademici, decisori politici e Istituzioni nazionali, amministrazioni locali, società civile e terzo settore e favorisce il dialogo, facilitando la ricerca e l’affinamento di soluzioni condivise alle sfide di salute del terzo millennio”, conclude Renato Lauro, Presidente IBDO Foundation.

References

– Creating the World of Tomorrow From Urban Health to Urban Diabetes Obesity and Type 2 Diabetes, two big killers
Roma, 2-3 luglio 2018, Pontificia Università Gregoriana

Urbes, Urbanizzazione, benessere e salute
Speciale Health in the Cities, 2° anno, n. 1, febbraio 2018

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