di Annalisa Salmistraro**
Annalisa ha un tipo di diabete, chiamato diabete LADA, cioè il diabete di natura autoimmune negli adulti che si è manifestato nell’estate del 2012, all’età di 52 anni, e ha subito iniziato con terapia insulinica multi-iniettiva. Prima di allora conosceva il diabete in maniera generica, non avendo né in famiglia né tra le amicizie casi di diabete tipo 1 o di tipo 2. Annalisa racconta come la tecnologia e in particolare la nuova generazione di sensore impiantabile le abbia cambiato – in meglio – la qualità della vita, dopo avere sperimentato diverse soluzioni.
“Ho seguito corsi per il conteggio dei carboidrati (CHO-counting) e vari corsi dell’associazione diabetici per conoscere persone come me e confrontare le esperienze”.
“Ho imparato tutta la procedura: misurazione della glicemia mediante strisce, pungendosi le dita da 4 a 6 volte al giorno – con le varie sensazioni di ipoglicemia o iperglicemia -, e 4 iniezioni al giorno, 3 per la somministrazione di insulina rapida e 1 per quella lenta. Questo naturalmente è la teoria, in realtà molto spesso, soprattutto durante i giorni feriali, i controlli non erano così frequenti e quindi non avevo bene la situazione sotto controllo”.
“Nel 2015, ho provato per la prima volta il microinfusore per la somministrazione di insulina, ma non essendomi trovata bene sono tornata alla terapia multi-iniettiva. Nel frattempo, ho provato un sensore per la misurazione della glicemia in continuo che, in effetti, dava il vero andamento della mia glicemia, ma con l’inconveniente di essere troppo “esposto“. Faccio alcuni esempi: un giorno parcheggiando l’auto a Milano, dove si sa che qualunque spazio anche millimetrico non deve essere sprecato, sono scesa dall’auto strisciando il braccio contro la macchina, perdendo così il sensore posizionato 5 giorni prima (fortunatamente ne avevo acquistati due). La sera seguente tornando a casa con la spesa, ho aperto il portone di casa con la spalla e il braccio con il sensore e quindi anche il secondo si è staccato, vi lascio immaginare la mia reazione”.
“Un altro problema riguardava il nuoto. Cercavo sempre di andare in piscina quando non c’era nessuno perché era una comica: dovevo mettere un cerotto di protezione sopra il sensore, avvolgermi il braccio di pellicola trasparente e nuotare con il braccio più alto possibile. Conclusione: “attacco di nervi” e non una nuotata rilassante come avrei voluto”.
“Nel gennaio 2018, mi è stato consigliato dal mio medico di tornare a usare il microinfusore abbinato al sensore impiantabile, la cui durata era di 3 mesi a quei tempi, per provare a tenere meglio sotto controllo i valori di glucosio. Il sensore mi è stato impiantato attraverso una piccola incisione sul braccio praticata così bene da non vedersi neanche la cicatrice”.
“Da qui le cose sono migliorate. È vero che bisogna metterlo in carica ogni sera – ma tanto ne approfitto per la doccia – ed è necessario fare la misurazione della glicemia pungendosi le dita 2 volte al giorno per la calibrazione, ma in compenso il sistema mi avverte sempre quando ci sono variazioni della glicemia verso l’alto o il basso e mi basta guardare il cellulare per conoscere i valori glicemici, prima di salire in macchina per guidare, prima di entrare in un locale per sapere cosa mangerò, se ci saranno o meno carboidrati e soprattutto quanti, prima di una riunione di lavoro; oltretutto è presente la funzione “non disturbare”, molto comoda in queste situazioni”.
“Inoltre, posso togliere e rimettere il trasmettitore senza problemi e la piscina o altre situazioni che per me prima erano imbarazzanti, non sono più un problema”.
“Naturalmente sono riuscita anche a controllare meglio i valori del glucosio, con tutto ciò che ne consegue”.
“Quando a giugno 2018 ho dovuto toglierlo, ho davvero capito quanto il sensore impiantabile mi avesse aiutato e di quanto avessi bisogno di un sistema di misurazione come quello. Per questo, quando mi hanno proposto il sensore impiantabile in grado di misurare la glicemia fino a 6 mesi, che mi è stato impiantato il 12 di settembre 2019, ho tirato un sospiro di sollievo”.
“A questo punto potete capire perché abbia accettato l’invito a partecipare alla conferenza per il lancio della campagna itinerante #diabeteontheroad – la piena libertà di essere sé stessi. Penso che sia importantissimo conoscere, provare e decidere se le nuove tecnologie possono migliorare la nostra vita. Nel mio caso, per migliorare la giornata basta anche solo pensare di poter entrare in una piscina senza problemi”.
**Annalisa Salmistraro ha rilasciato la sua storia in occasione della partenza della campagna #diabeteontheroad – la piena libertà di essere sé stessi. Una campagna itinerante attraverso l’Italia, in compagnia del filmmaker Fabio Persico, per scoprire come le nuove tecnologie stanno cambiando la vita delle persone con diabete. Un viaggio in alcuni importanti Centri diabetologici italiani alla scoperta delle persone che – grazie al sensore impiantabile per il monitoraggio in continuo della glicemia (CGM), vivono una nuova vita con il diabete, dei loro medici fautori della libertà ritrovata e delle città in cui vivono.