Gestione diabete tipo 1: in continua crescita l’utilizzo di tecnologie avanzate

Gestione Diabete tipo 1: in continua crescita l’utilizzo di tecnologie avanzate

Comunicato stampa dell’AMD, Associazione Medici Diabetologi**

 

Pazienti con diabete tipo 1 sempre più tecnologici. Si diffonde l’uso di dispositivi che consentono il monitoraggio in “real time” del glucosio; grande fermento sulla strada verso il pancreas artificiale, anche con la community “Do-It-Youself” dei pazienti più confidenti con i vari device tecnologici; utilizzo sempre più diffuso dei microinfusori (17% dei pazienti DT1): il mondo del diabete di tipo 1 è in piena rivoluzione hi-tech. E sul fronte dei farmaci, prime esperienze di impiego degli SGLT-2 inibitori.

22 Congresso Nazionale AMDCresce in Italia l’utilizzo di tecnologie avanzate per la gestione del diabete di tipo 1 (DM1). Secondo l’ultima rilevazione degli Annali AMD su oltre 33.000 pazienti con DM1 seguiti nei servizi di diabetologia del nostro Paese, il 17% utilizza un microinfusore; un incremento notevole rispetto al 2016 quando a farlo era solo il 12%, e che ci avvicina alla media europea del 20%. Di grande importanza è stata l’introduzione dei dispositivi per il monitoraggio in continuo della glicemia (CGM) e molti passi avanti sono stati fatti sulla strada verso il “Pancreas Artificiale” (AP). Su tutto questo hanno fatto il punto gli esperti riuniti in occasione del 22° Congresso Nazionale dell’Associazione Medici Diabetologi (AMD),  Padova 27-30 novembre 2019.

La rivoluzione del monitoraggio in continuo della glicemia (cgm)

“La tecnologia per la cura del diabete tipo 1 è stata rivoluzionata dal monitoraggio in continuo del glucosio sottocutaneo, che guida il paziente in tempo reale ‘real time’ nelle scelte terapeutiche e si adatta meglio allo stile di vita di ciascuno”, afferma Letizia Tomaselli, Coordinatore del Gruppo intersocietario AMD-SID-SIEDP “Tecnologia e diabete”. “A ciò si aggiungono i primi sistemi a circuito chiuso (sistemi “ibridi” o sistemiclosed loop”, ovvero il cosiddetto pancreas artificiale): dispositivi che non solo tengono traccia delle variazioni nei livelli di glicemia grazie al sensore, ma sono anche in grado di calcolare, tramite sofisticati algoritmi, la quantità di insulina necessaria per tenere il paziente entro i valori ‘target’ (buon controllo della glicemia) e di erogare, tramite i microinfusori, la dose di insulina necessaria in modo automatico e personalizzato, offrendo un grado di automazione sempre più adeguato e personalizzato”.

È importante imparare a gestire bene i device: non fanno tutto da soli!

“Oggi, in Italia, è disponibile un modello di pancreas artificiale ibrido, che può migliorare molto il controllo glicemico, a patto che il paziente venga ben ‘educato’ al suo utilizzo e reso consapevole del fatto che il sistema non fa ‘tutto da solo’ ma richiede il suo intervento, soprattutto al momento del pasto per indicare la quota di carboidrati che verranno assunti o per gestire eventuali allarmi/avvisi del sistema stesso”, spiega Daniela Bruttomesso, dirigente medico di primo livello dell’Azienda Ospedaliera di Padova.

Grande fermento sulla strada del pancreas artificiale …

“Nei prossimi 2-3 anni sono in arrivo ulteriori modelli, sempre più evoluti: uno di questi, ad esempio, avrà un sensore sostitutivo dell’autocontrollo glicemico domiciliare e un algoritmo più avanzato, un altro avrà come microinfusore una patch, e sarà quindi senza catetere. C’è grande fermento su questo fronte, molte aziende ci stanno lavorando e un giorno potremo scegliere il pancreas artificiale più adatto al singolo soggetto.

… nel frattempo cresce la Community “Do-It-Yourself

Alcuni pazienti particolarmente avvezzi all’utilizzo delle tecnologie informatiche, alcuni anche in Italia, hanno già iniziato a costruirsi il proprio sistema personalizzato, utilizzando pompe e sensori di aziende diverse, messi in comunicazione tramite algoritmi scaricati online: è la community dei cosiddetti ‘Do-It-Yourself’. Si tratta di sistemi attualmente non autorizzati, sicuramente non adatti a tutti, che la comunità scientifica però non può ignorare, ma al contrario deve cercare di gestire per garantire la sicurezza dei pazienti”.

JDRF, Juvenile Diabetes Research Foundation e la community “Do-It-Yourself” (DIY) sono riuscite a far sì che FDA, Food and Drug Administration (Agenzia governativa statunitense che si occupa della regolamentazione dei prodotti alimentari e farmaceutici) introducesse la designazione di ‘interoperabile’, riferita per ora ai soli microinfusori e ai sensori prodotti da aziende diverse in grado di dialogare tra loro, per facilitare la creazione di sistemi di pancreas artificiale, illustra Claudio Cobelli, professore di bioingegneria presso l’Università di Padova. “Ma la questione non è ancora definita dal punto di vista legale in caso di eventi avversi: chi se ne assume la responsabilità? È una situazione analoga a quella della macchina a guida autonoma, la tecnologia è abbastanza matura ma se c’è un incidente cosa succede? Il fenomeno “Do-It-Yourself” (DIY) sta comunque generando molti studi. Ad esempio, il nostro gruppo dell’Università di Padova e Pavia, in collaborazione con i colleghi dell’Università di Praga, ha condotto un’indagine volta a testare l’algoritmo Android Aps, molto utilizzato dalla community DIY europea. Lo studio, che è stato appena accettato per la pubblicazione sulla rivista Diabetes Technology & Therapeutics, ha dimostrato in simulazione l’efficacia e la sicurezza dell’algoritmo”.

E per quanto riguarda la terapia con farmaci? Ci sono novità?

“Il mondo del diabete tipo 1 (DM1) è interessato da molte novità, non solo per quanto riguarda la tecnologia ma anche sul fronte della terapia farmacologica. A questo proposito AMD ha recentemente elaborato un sondaggio anonimo on-line sulla prescrizione degli inibitori SGLT-2 inibitori (SGLT-2i) a pazienti con DM1”, evidenzia Giuliana La Penna, Coordinatore del Gruppo di Studio AMD Diabete tipo 1 e Transizione. “I risultati dello studio hanno confermato che questi farmaci possono essere molto utili in pazienti con controllo glicemico subottimale, con necessità di perdere peso e ridurre il fabbisogno di insulina, ma lo specialista deve essere particolarmente attento nel fornire al paziente tutte le opportune raccomandazioni legate all’utilizzo di questi medicinali”.

** L’Associazione Medici Diabetologi (AMD), costituita nel 1974, con oltre 2000 iscritti è la più grande associazione scientifica della diabetologia italiana. Affiliata all’International Diabetes Federation (IDF), AMD: (1) promuove la diffusione sul territorio di strutture idonee alla prevenzione, diagnosi e cura del diabete mellito; (2) si occupa della qualificazione professionale e dell’aggiornamento culturale del personale sanitario operante in tali strutture; (3)  si adopera affinché la diabetologia e la figura del medico diabetologo acquisiscano e mantengano la loro autonomia dal punto di vista didattico e clinico e costituiscano il principale punto di riferimento nella cura del paziente con diabete.

L’AMD promuove la ricerca in campo diabetologico, clinico e terapeutico e collabora con le altre istituzioni che hanno finalità e interessi comuni.

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