Emergenza COVID-19: quale impatto psicologico sui bambini con DT1?

Emergenza COVID-19: quale impatto psicologico sui bambini con DT1?

A cura della d.ssa Ilaria Fonzo**, psicologa dell’età evolutiva, Udine

I grandi cambiamenti legati all’emergenza sanitaria per l’infezione da nuovo Coronavirus, possono avere un impatto anche sulla salute mentale dei bambini con diabete tipo 1. Come si può proteggere il benessere psicologico dei più piccoli? Riflettiamo sui 5 bisogni emotivi primari comuni a tutti i bambini e su quali esperienze negative prestare particolare attenzione in questa fase 2?

La convivenza con il diabete ai tempi del Coronavirus

Per tutte le famiglie, riadattarsi alla “normalità” dopo il lockdown significa convivere e affrontare le preoccupazioni lavorative, quelle rivolte al futuro e la paura del contagio.
Molti genitori si trovano a dover rientrare al lavoro o proseguire ancora in smart-working. Tuttavia, le scuole di ogni ordine e grado non riapriranno fino a settembre.
Molte preoccupazioni sono quindi di ordine pratico: “Chi si occuperà dei bambini?”, “Come posso continuare da casa se il mio compagno è tornato al lavoro e sono da sola con i figli?”, “Chiedere aiuto ai nonni li espone ad un rischio di contrarre il virus?”.

Anche in questa Fase 2, la salute mentale dei bambini e adolescenti passa sia attraverso il soddisfacimento dei loro bisogni sia attraverso la salute mentale del nucleo familiare.1
Alle preoccupazioni comuni a tutte le famiglie, se ne aggiungono altre presenti in modo più massiccio all’interno delle famiglie di bambini con diabete.

I genitori sono spesso così impegnati nella gestione terapeutica del diabete da lasciare in secondo piano i loro bisogni psicologici, con ripercussioni importanti sulla salute dell’intera famiglia. Non è casuale il fatto che vi siano maggiori livelli di stress psicosociale e conflitti familiari.

L’impatto sul controllo del diabete

A questo proposito, è stato ampiamente dimostrato dalla letteratura, come questi due fenomeni abbiano un impatto rilevante sul compenso glicometabolico del bambino.2

Proprio in questo momento così delicato, stress e conflitti familiari sono ancor più elevati. Inevitabilmente, ciò porta ad una minor salute psicologica e ad una difficoltà nel riconoscere e rispondere a quelli che sono i bisogni emotivi fondamentali dei bambini.

Laddove i bisogni fondamentali venissero frustrati durante l’infanzia e l’adolescenza, prenderebbe vita un funzionamento maladattativo precoce.

Ecco quindi i 5 bisogni emotivi primari comuni a tutti i bambini 3

  1. Percezione di sicurezza e attaccamento sicuro: vivere in un ambiente che faccia sentire i bambini protetti è fondamentale. Il bambino non è difeso; è quindi compito degli adulti costruire attorno a lui prevedibilità, riconoscimento, approvazione, percezione di essere amato e amabile, cura e attenzioni. Nel concreto, nonostante l’emergenza COVID-19 possa ancora rappresentare una minaccia, è importante per il bambino capire che se vengono rispettate tutte le norme, può sentirsi al sicuro con la sua famiglia.
  2. Autonomia e senso di identità personale: anche in questo momento, favorire lo sviluppo dell’identità del bambino mantenendo le autonomie precedentemente acquisite e accompagnandolo nei successivi passi di crescita.
  3. Spontaneità e gioco: Pur venendo a mancare i contatti diretti, mantenere la socialità laddove possibile e dedicare maggiore spazio al gioco con i genitori.
  4. Limiti e confini sicuri, ben definiti e appropriati all’età: nonostante il momento di difficoltà, è fondamentale mantenere la funzione educativa con i figli. Data la presenza di molte limitazioni esterne durante gli scorsi mesi, sarebbe quindi utile non cedere alla tentazione di eccessiva permissività.
  5. Libertà di esprimere i propri bisogni e le proprie emozioni: consentire ai bambini di esprimere le proprie preoccupazioni e stati d’animo in questo momento. Ciò può essere facilitato nei più piccoli grazie all’utilizzo di disegni e altre forme espressive. Un ottimo modo per soddisfare questo bisogno è l’apertura comunicativa: interessarsi al loro stato d’animo, chiedere cosa pensano, come si sentono, coinvolgerli.

A quali tipologie di esperienze negative 4 prestare particolare attenzione anche in questa fase 2?

  1. “Troppo o troppo poco di una cosa buona”. I bambini privati di sufficiente spazio per il gioco, per lo sviluppo dell’autonomia e ai quali non vengono dati confini chiari, sono esposti a importanti rischi psicopatologici. All’estremo opposto, troviamo l’eccessivo soddisfacimento di uno o più bisogni primari. Ad esempio, un’elevata ansia e controllo verso la salute dei propri figli.
  1. Traumatizzazione, ossia la presenza di eventi traumatici durante l’infanzia. Già di per sé, la diagnosi di diabete può rappresentare un evento traumatico sia per il bambino che per i suoi genitori. Prestiamo quindi attenzione affinché questa fase 2 non sia costellata da traumi minori e cumulativi nel tempo.
  1. Iper-protezione o mancanza di limiti, ovvero la tendenza a essere eccessivamente permissivi senza fornire alcuna regola, abdicando quindi alla funzione educativa che ogni genitore ha.
  1. Regole e standard severi dei genitori: situazioni in cui viene meno la spontaneità del bambino per aderire a tali regole stringenti o ad un eccessivo senso del dovere, troppo precoce. Attenzione quindi a rispettare lo stadio di sviluppo del bambino, anche nei passi verso l’autonomia nella gestione terapeutica.
    Verrebbe da chiedere chi aiuta i genitori in questo difficile compito, ovvero capire quando il bambino è pronto per fare che cosa. Se è vero che solitamente in terza o quarta elementare i bambini imparano a scuola le basi del calcolo e quindi potenzialmente possono imparare semplici operazioni di conta dei carboidrati, solo un’attenta valutazione psicologica del bambino e del suo contesto familiare ci aiuta a capire i giusti passi da compiere per l’autonomia terapeutica.

In questa fase 2, continuiamo quindi ad ascoltare e rispondere con cura ai bisogni dei bambini – e anche degli adolescenti – con diabete tipo 1, già sottoposti alla pressione di convivere con una patologia cronica. Nel contempo, cerchiamo di avere cura di noi stessi, tenendo sempre in considerazione che la salute del bambino passa anche attraverso quella del genitore.

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References


1 Dalton L, Rapa E & Stein A. (2020) – Protecting the psychological health of children through effective communication about COVID-19. The Lancet, 4(5), 346-347

2 Stallwood L (2005) – Influence of caregiver stress and coping on glycemic control of young children with diabetes. Journal of Pediatric Health Care, 19(5), 293-300

3 Serrani FM & Tenore K (2013) – La Schema Therapy. Caratteristiche distintive. Franco Angeli, Milano

4 Young J, Klosko J & Weishaar M (2003) – Schema Therapy. A pratictioner’s guide.

** La dott.ssa Ilaria Fonzo, psicologa dell’età evolutiva, è iscritta all’Ordine degli Psicologi del Friuli Venezia Giulia con il n. 2091. Fa parte del Gruppo di Lavoro “Psicologia e Diabete” della Società Italiana di Diabetologia (SID) e sta proseguendo il suo percorso di formazione a Verona, presso l’Associazione di Psicologia Cognitiva.
Da diversi anni, si occupa dell’impatto psicologico del diabete, anche grazie al supporto dell’Associazione Friulana Famiglie Diabetici. Tra le sue aree di interesse vi sono: gestione dello stress e dell’ansia, genitorialità e diabete, paura dell’ipoglicemia, impatto psicologico delle nuove tecnologie, incremento dell’aderenza terapeutica, adolescenza e diabete, vergogna e ansia sociale.
Contatti
Email ilariafonzopsicologa@gmail.com
Sito web http://ilariafonzopsicologa.com

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