Obesità in aumento anche in Italia. Fattore di rischio per diabete e altre malattie croniche

Obesità in aumento anche in Italia. Fattore di rischio per diabete e altre malattie croniche

Riflessioni dal Live Webinar 2° Italian Obesity Summit, 1° Obesity Patient Summit “La percezione e le barriere nella cura dell’obesità”, IBDO Foundation in collaborazione con Istat e CoResearch

L’obesità non è soltanto un problema di salute pubblica; è anche e forse soprattutto, un problema di natura culturale, dovuto alla scarsa consapevolezza – in tutti gli ambiti della società – delle cause, delle conseguenze e delle possibili soluzioni che riguardano l’eccesso di peso corporeo, divenuto un fenomeno di proporzioni mondiali su cui ancora, purtroppo pesa un radicato stigma, a tutti i livelli: politico, socio-economico, medico-assistenziale, familiare, privato.
“L’obesità costituisce un onere significativo per le persone che ne soffrono, dal momento che aumenta il rischio di conseguenze negative per la loro salute e riduce la loro aspettativa di vita” afferma il prof. Sbraccia durante il 2nd Italian Obesity Summit, live webinar in cui è stato presentato l’Italian Obesity Barometer Report 2020, realizzato da IBDO Foundation in collaborazione con Istat e CoResearch. Di seguito alcune riflessioni importanti emerse dall’evento che ha indagato in profondità “La percezione e le barriere nella cura dell’obesità” con un focus sullo stigma del peso.

L’obesità non è una scelta ma una complessa patologia cronica polifunzionale che è influenzata da fattori genetici, fisiologici, ambientali, psicologici e socioeconomici.

Obesità come fattore di rischio per altre malattie

Il problema delle co-morbilità ovvero delle malattie che si associano all’obesità (diabete tipo 2 in primis, ma in crescendo anche il diabete tipo 1, ipertensione e malattie cardiovascolaridislipidemia, apnee notturne e problemi respiratori e articolari, la lista è lunga) è sicuramente il più pressante, sia nei bambini (il 25-50% dei bambini obesi mantiene l’eccesso di peso anche in età adulta) che negli adulti.

“Viviamo in un ambiente “obesogeno” e a questa malattia sono associati non solo il diabete, ma anche ictus, varie patologie oncologiche, cardiovascolari e metaboliche. L’obesità è una malattia multifattoriale di cui l’apporto alimentare svolge un ruolo nel determinismo e nella terapia della stessa patologia” ha sottolineato il prof. Antonio Caretto, Presidente Fondazione ADI, Associazione italiana di Dietetica e Nutrizione Clinica.

«Uno dei motivi per cui il numero di persone con obesità ha subito un continuo critico aumento nel corso degli ultimi decenni è da attribuire anche al fatto che sono aumentati i livelli di calorie assunte ogni giorno oltre alla quantità di alimenti, ma vi è anche stato un errato apporto qualitativo nell’alimentazione della popolazione, che si interseca nel globale ambiente obesogeno» sostiene Caretto.
Alle complicanze fisiche si accompagnano spesso complicanze di carattere psicosociale (autoemarginazione, scarsa autostima, insoddisfazione per l’immagine corporea) che contribuiscono al peggioramento della qualità di vita delle persone con obesità.

Impatto dell'obesita' in italia

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A cura dell’Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation

Come cercare di arginare quindi un trend che nella popolazione è in costante aumento?

Nonostante la Comunità Scientifica riconosca l’obesità come una patologia cronica multifattoriale (mozione approvata in parlamento all’unanimità il 13 novembre 2019) che richiede una gestione di lungo termine, essa viene spesso considerata come responsabilità del singolo sia da parte dei Governi che dei Sistemi Sanitari e perfino dai medici e dalle stesse persone con obesità o dai loro familiari.

«Il pregiudizio sul peso tra gli operatori sanitari impedisce il rapporto emozionale con i pazienti, aspetto che può portare alla mancanza di diagnosi e di sostegno e, di conseguenza, a un efficace intervento per la gestione del peso. La barriera a una cura efficace non è solo riflesso dello stigma. Per le persone con eccesso di peso, la stigmatizzazione è associata a una maggiore sofferenza psicologica e a un’obesità più grave» ha sottolineato Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata” che ha coordinato l’Italian Obesity Barometer Report.

La maggioranza delle attuali strategie di lotta all’obesità è incentrata sulla prevenzione o sul cambiamento dello stile di vita con interventi mirati alla dieta ed all’esercizio fisico.
Un’adeguata educazione alimentare e l’adozione di stili di vita corretti fin dalla più tenera età sono entrambe strategie fondamentali. Daniela Sbrollini, senatrice e Presidente Intergruppo Parlamentare Obesità e Diabete, è determinata nell’agire precocemente: “l’incidenza nei bambini di sovrappeso e obesità ci pone al secondo posto in Europa: se non interveniamo per tempo, i bambini di oggi diventeranno adulti in sovrappeso e obesi“.

“Sebbene queste strategie siano fondamentali e vadano mantenute nella più ampia lotta all’obesità, esse rafforzano il concetto di responsabilità individuale e non affrontano la complessa natura dell’eccesso di peso, né riconoscono la necessità di un approccio olistico integrato. Senza sostegno, è poco probabile che le persone in eccesso di peso richiedano un trattamento per l’obesità, e andranno incontro nel corso della propria vita a conseguenze negative per la propria salute, quali diabete di tipo 2, patologie cardiovascolari e alcuni tipi di tumore ed è probabile che abbiano continuamente bisogno di avere accesso ad assistenza, ricoveri e cure multidisciplinari costose.” Sottolinea il Prof. Paolo Sbraccia, Vice Presidente IBDO Foundation, Università di Roma “Tor Vergata”.

Per Roberto Vettor, docente di Medicina Interna dell’Università di Padova, occorre anche un profondo cambio di paradigma a partire «dagli aspetti fisiopatologici, che colleghino finalmente l’obesità alle sue complicanze e non le distanzino per ragioni non solo nosografiche ma anche commerciali e di organizzazione».

Inserire l’obesità nei LEA per darle la stessa dignità delle altre malattie croniche

«Dall’approvazione all’unanimità, avvenuta lo scorso 13 novembre 2019 presso la Camera dei deputati, della Mozione che impegna il Governo ad adottare azioni per la prevenzione e la cura dell’obesità, richiedendo in primis il riconoscimento dell’obesità come malattia cronica, è trascorso quasi un anno» ha ricordato l’onorevole Pella. «Oggi chiediamo ulteriori e nuovi sviluppi, a partire dall’inserimento della malattia nei LEA, Livelli Essenziali di Assistenza, che garantirebbe pieno accesso alle cure e ai trattamenti, e da una campagna mediatica nazionale contro lo stigma sociale che coinvolga il mondo dell’informazione, dello sport, della scuola, dei comuni».

L’auspicio e l’appello è dunque di considerare l’obesità come una priorità nazionale a tutti i livelli:  sanitario, politico, economico, sociale e clinico. È tempo di agire. It’s time to act!

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Reference

  • 2nd Italian Obesity Barometer Report
    Obesità: una sfida globale clinica, sociale, economica e politica
    L’Italian Obesity Barometer Report raccoglie ogni anno i dati sull’obesità in Italia e nel mondo ed è realizzato dall’Italian Barometer Diabetes Observatory** (IBDO) Foundation in collaborazione con ISTAT e CORESEARCH e il contributo di Esperti. Parte del rapporto è dedicata anche all’analisi delle politiche sanitarie di contrasto all’obesità intraprese in Italia per evidenziare i risultati e i limiti delle strategie attuate.

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