Sanità digitale: la telemedicina è un’esigenza urgente per il nostro Sistema Sanitario

Diabete.com parla di Sanità digitale: la telemedicina è un’esigenza urgente per il nostro Sistema Sanitario

Sono anni che in Italia si parla di digitalizzazione sanitaria e di telemedicina. La pandemia Covid-19 ha repentinamente evidenziato la necessità di accelerare un processo di integrazione strutturato su tutto il territorio nazionale.

I pazienti cronici come le persone con diabete e/o obesità e/o malattie cardiovascolari e i rispettivi caregivers convivono ogni giorno con una condizione estremamente complessa e in caso di infezione Covid-19 sono fortemente a rischio di un decorso più critico fino alla necessità di terapia intensiva. Oggi, sono milioni le persone nel nostro Paese che chiedono di essere aiutate, in piena sicurezza, anche nella gestione a distanza, laddove possibile.

La roadmap digitale di Motore Sanità

Nel luglio 2020, è stato avviato il progetto Telemedicine R-Evolution, una roadmap di oltre 10 tappe lungo tutta l’Italia, sviluppato in collaborazione con Motore Sanità, di cui si è appena conclusa la 1a edizione, con l’obiettivo di sensibilizzare e tracciare un primo bilancio rispetto a dove siamo arrivati e cosa dobbiamo attenderci nel prossimo futuro nel percorso verso la digitalizzazione in sanità, che l’Italia sta percorrendo.

La pandemia Covid-19 ci ha portato a fondamentali riflessioni sull’attuale Sistema Sanitario italiano:

  • è emerso il grave ritardo nella riforma dei servizi territoriali mostrando la necessità indifferibile di spostare il fulcro dell’assistenza dei malati cronici dall’ospedale al territorio, necessità che si acuisce in alcune Regioni rispetto ad altre;
  • è tempo di vedere la telemedicina come investimento per il Sistema Sanitario e non solo come un costo. Va valutato il suo potenziale impatto sulla società e sulla salute dei cittadini.
  • la telemedicina deve diventare una realtà concreta per tutti i pazienti cronici, nello specifico per le persone con diabete, che ne possano trarne beneficio e non solo appannaggio di pochi eletti come avvenuto sinora.

Il grande potenziale della telemedicina

Tale potenziale è emerso proprio durante i mesi di pandemia Covid-19; le visite mediche sono state in parte sostituite da video-chiamate, e-mail, messaggi su tutto il territorio nazionale, tanto che negli ultimi mesi, sono nate ben 180 attività di telemedicina di cui il 50% erano tele-visite e il 30% tele-consulti. Per il diabete di tipo 1, per esempio, grazie a questa modalità in remoto, sono state recuperate il 44 per cento (44%) delle visite perse nei primi mesi dell’emergenza rispetto al 2019.

Concrete possibilità assistenziali disponibili

In questi lunghi mesi del 2020, è emerso quanto sia fondamentale utilizzare l’innovazione tecnologica in modo corretto per garantire il più possibile la continuità di cura nel periodo di emergenza, ma anche successivamente.

“Le prestazioni e i servizi in Telemedicina non possono essere improvvisati e vanno forniti attraverso quelle tecnologie digitali e di telecomunicazione computer assistite che siano in grado di offrire le migliori opportunità operative rispetto all’uso delle tecnologie precedenti. Inoltre, affinché i sistemi di telemedicina funzionino nella pratica clinica quotidiana, è fondamentale realizzarli sulla base delle reali necessità individuali dei pazienti cronici e sulle caratteristiche dell’area geografica interessata. Occorre utilizzare in modo coerente su tutto il territorio nazionale modelli e pratiche scientificamente validati, in modo coordinato”, ha dichiarato Francesco Gabbrielli, Direttore Centro Nazionale per la Telemedicina e le Nuove Tecnologie Assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità.

La telemedicina come strumento innovativo per garantire qualità di assistenza anche in diabetologia

«Sono tanti anni che si parla di digitalizzazione e telemedicina, ma solo negli ultimi mesi a causa della pandemia Covid-19 se ne è realmente capita l’importanza e le potenzialità. Per la diabetologia, nel 2020 c’è stato un notevole incremento dell’utilizzo, soprattutto per monitorare i dati glicemici dei pazienti da remoto direttamente nella cartella clinica informatica, ma qualche difficoltà è stata riscontrata, in particolare per la gestione dei pazienti anziani, generalmente meno avvezzi alla tecnologia, ma che rappresentano una quota importante di persone con diabete e le più a rischio in caso di infezione da Covid-19. Bisogna quindi attuare delle strategie che permettano l’accesso a queste tecnologie a tutti, indipendentemente dall’età o dal livello di scolarizzazione, e la loro applicazione dovrà essere uniforme su tutto il territorio nazionale», sottolinea Agostino Consoli, Professore di Endocrinologia presso l’Università degli Studi “G. D’Annunzio” Chieti–Pescara e Presidente SID- Società italiana di Diabetologia.

La Riforma del Sistema Sanitario Nazionale

Uno degli insegnamenti che possiamo trarre da quanto sta accadendo in questi mesi – sottolineato durante la roadmap di Motore Sanità – è l’importanza di una riflessione chiara su una riforma complessiva del Sistema Sanitario Italiano. Infatti, al di là della pandemia, i fenomeni dell’invecchiamento della popolazione e della denatalità che caratterizzano il nostro Paese, si accompagnano alla crescita della cronicità, che rappresenta anche un problema socio-economico.
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), le malattie croniche, tra cui diabete e obesità assorbono dall’82 all’84 per cento (82-84%) delle risorse pubbliche. Vanno ridotte disparità e disuguaglianze di accesso alle cure su tutto il territorio nazionale, senza distinzione di condizioni individuali, sociali ed economiche.

La Medicina di Territorio

Condividiamo l’importanza di sviluppare la medicina di prossimità, ovvero vicina a dove si trova il paziente cronico, va potenziata l’assistenza territoriale per la gestione delle cronicità e la digitalizzazione rappresenta un fattore abilitante e prioritario per favorire la migliore comunicazione ospedale-territorio-cittadino.

La digitalizzazione della sanità può favorire da un lato l’aumento dell’efficacia e dell’efficienza del processo di cura, ma può anche fornire informazioni che orientino le scelte cliniche, organizzative e gestionali, anche in ottica predittiva, nonché di rappresentare uno strumento utile a fornire maggiori informazioni al paziente. Tutto ciò è possibile se si investe nella formazione del personale sanitario e nell’incrementare l’alfabetizzazione sanitaria (health literacy) dei cittadini, per aumentare la partecipazione attiva della comunità, soprattutto se si sostiene questa evoluzione con un sistema adeguato di approvvigionamento (procurement), maggiormente focalizzato sulla qualità delle soluzioni e sul valore clinico che esse generano.

References

Potrebbero interessarti