Dalla Conferenza Stampa di AMD, Associazione Medici Diabetologi**
Nel 2021, l’insulina compie 100 anni e la diabetologia guarda al futuro
Cambiamenti epocali hanno attraversato un secolo, e cambiamenti altrettanto significativi hanno attraversato l’ultimo anno. A cento anni dalla scoperta dell’insulina, il farmaco salvavita che ha cambiato la storia del diabete, la diabetologia italiana è chiamata a rispondere alle nuove sfide imposte dall’innovazione clinico-terapeutica e dalla pandemia Covid-19 che ha stravolto i vecchi modelli di gestione e assistenza delle cronicità. A ripercorrere un secolo di diabetologia è l’Associazione Medici Diabetologi (AMD) nel corso X Congresso della Fondazione AMD che si è svolto online dal 18 al 20 febbraio 2021.
“La priorità: superare l’inerzia terapeutica assicurando alle persone con diabete la specialistica più competente e le tecnologie più avanzate”.
100 anni di insulina: grandi passi sono stati fatti
“Insulina, vaccini e penicillina, sono state le scoperte più straordinarie e importanti nella storia della medicina; l’insulina è un farmaco salvavita che ha cambiato per sempre la storia e la qualità di vita delle persone con diabete” – dice Paolo Di Bartolo, Presidente dell’Associazione Medici Diabetologi e persona con diabete tipo 1 dall’età di 17 anni. “In questi cento anni, la terapia insulinica si è evoluta adattandosi ai mutevoli e crescenti bisogni di salute della popolazione con diabete e oggi proprio grazie all’ incredibile galoppata della ricerca medica e alla straordinaria evoluzione della terapia con insulina, l’aspettativa di vita di una persona con diabete tipo 1 è sovrapponibile a quella di una persona senza diabete”.
“Quando nel 1921, il dottor Frederick Grant Banting e il suo studente e assistente, Charles Herbert Best scoprirono come estrarre l’insulina, il diabete era ancora una malattia fatale e l’aspettativa di vita era veramente breve. Oggi, lo scenario è completamente mutato e la qualità dell’assistenza diabetologica ancora, dopo questo primo secolo di diabetologia, è in continuo miglioramento. Siamo in punto oggi che solo 8-10 anni fa non pensavamo di poter arrivare.
E invece, le innovazioni tecnologiche, le nuove formulazioni di insulina, con qualità delle molecole molto più elevata rispetto al passato e i nuovi metodi di somministrazione dell’insulina, così come la disponibilità di nuovi devices per il controllo della glicemia, supportano ogni giorno le persone con diabete”.
100 anni di insulina: cosa possiamo aspettarci ancora?
“E molto di nuovo ancora ci aspetta – continua Di Bartolo – ci sono in arrivo delle nuove terapie con insulina basale settimanali, ci sono delle terapie che inietteranno insuline intelligenti con device differenti rispetto alle classiche penne, insuline intelligenti che saranno in grado di esprimere la loro potenza sul controllo della glicemia variabile in funzione della concentrazione di glucosio del paziente in quello specifico momento. L’insulina rimarrà al centro della terapia per le persone con diabete di tipo 1 (e per i pazienti con diabete tipo 2 trattati con insulina) per i prossimi anni ma con modalità di somministrazione meno invasive, con sistemi di supporto sempre più intelligenti, avremo dei piccoli pancreas artificiali portabili ma anche per chi non vorrà spingersi così avanti, avremo degli iniettori a penna che saranno intelligenti, che saranno in grado di connettersi con una cloud all’interno della quale ci sarà un’intelligenza artificiale che legge contestualmente i valori della glicemia del paziente e suggerisce al paziente che ha in mano la propria penna : “guarda, adesso è bene che tu ti somministri questa dose di insulina se vuoi affrontare questo pasto…”. Quindi il mondo che sembra non poter fare di più rispetto a quello che oggi abbiamo – perché ci sembra veramente di essere già nel futuro – ci offrirà ancora nuove, straordinarie opportunità, e lo dico come paziente con diabete tipo 1 oltre che come diabetologo.
Tuttavia la terapia insulinica da sola non basta
“Resta fondamentale – conclude Di Bartolo – il ruolo del diabetologo e del team di diabetologia, per le elevate competenze in ambito educazionale. Proprio la vocazione e la competenza per e nell’educazione terapeutica permette di supportare il paziente a comprendere il proprio diabete e capire come diventare parte attiva nel proprio trattamento”.
Nonostante le innovazioni terapeutiche e tecnologiche oggi disponibili, preoccupano ancora l’alta percentuale di pazienti non ‘a target’ e i dati poco soddisfacenti sull’utilizzo dei nuovi farmaci, a dimostrazione del diffuso fenomeno dell’inerzia terapeutica. L’82% della popolazione con diabete vive in una “cronica” difficoltà nel tenere sotto controllo i più importanti fattori di rischio, risultando così maggiormente esposta al rischio di sviluppare le complicanze del diabete e, circa 1 persona con diabete su 7 è esposta al rischio molto alto di sviluppare un evento cardio-vascolare. A rivelarlo sono gli Annali AMD, l’indagine condotta dall’Associazione Medici Diabetologi, che da oltre 15 anni fotografa la qualità dell’assistenza diabetologica in 258 Centri di diabetologia italiani.
“Gli Annali AMD 2020 ci suggeriscono un continuo miglioramento della qualità dell’assistenza diabetologica offerta nei centri italiani, ma i dati dimostrano che c’è ancora molto da fare nella sfida contro il diabete per migliorare i risultati clinici dei pazienti, la prevenzione e la riduzione delle complicanze diabetiche” commenta Domenico Mannino, Presidente della Fondazione AMD. È questa la sfida a cui, come professionisti della diabetologia, siamo chiamati a rispondere, oggi più che mai. La pandemia Covid-19 ha imposto la necessità di ridisegnare l’assistenza alle malattie croniche, anche attraverso il ricorso a nuovi strumenti di gestione del paziente, quali telemedicina e intelligenza artificiale”.
Il ruolo attivo del paziente e della competenza del diabetologo
Nell’ambito delle cronicità, il successo della cura è legato al coinvolgimento attivo del paziente all’interno del percorso terapeutico-assistenziale, attraverso un approccio che tenga conto anche degli aspetti psicologici e sociali, oltre che clinici e terapeutici.
“Per questo come Associazione Medici Diabetologi, stiamo portando avanti il Progetto di Certificazione delle Competenze, che ci rende oggi particolarmente orgogliosi e con il quale puntiamo a formare la ‘diabetologia competente’ pronta a guidare le future sfide che attendono il trattamento del diabete. Ad oggi abbiamo oltre 20 corsi FAD (corsi di Formazione A Distanza) attivi per la preparazione alla certificazione delle competenze con oltre 3.500 iscritti, una risposta straordinaria dei diabetologi italiani che dimostra la rilevanza del progetto. I diabetologi saranno così i primi professionisti della salute ad essere certificati per le competenze acquisite”, conclude Mannino.
** L’Associazione Medici Diabetologi (AMD), costituita nel 1974, con oltre 2000 iscritti è la più grande associazione scientifica della diabetologia italiana. Affiliata all’International Diabetes Federation (IDF), AMD: (1) promuove la diffusione sul territorio di strutture idonee alla prevenzione, diagnosi e cura del diabete mellito; (2) si occupa della qualificazione professionale e dell’aggiornamento culturale del personale sanitario operante in tali strutture; (3) si adopera affinché la diabetologia e la figura del medico diabetologo acquisiscano e mantengano la loro autonomia dal punto di vista didattico e clinico e costituiscano il principale punto di riferimento nella cura del paziente con diabete.
L’AMD promuove la ricerca in campo diabetologico, clinico e terapeutico e collabora con le altre istituzioni che hanno finalità e interessi comuni.