Cibi ultra-processati e diabete

Cibi ultra-processati e diabete

Un recente studio italiano pubblicato sull’American Journal of Clinic Nutrition ha cercato di studiare  l’associazione tra il consumo di alimenti ultra-processati e la mortalità di soggetti con diabete di tipo 2. Lo studio ha evidenziato che un alto consumo di prodotti industrializzati espone i soggetti diabetici ad un’aumentata mortalità per malattie cardiovascolari o per qualsiasi altra causa in generale, indipendentemente dalla qualità della dieta.
Proviamo a capire lo studio e a trarne informazioni utili con  il nostro Esperto, il dr. Danilo Cariolo, Biologo Nutrizionista.

Che cosa sono i cibi ultra-processati?

Il termine ultra-processati viene utilizzato per tutti quei prodotti che sono stati realizzati interamente o per una loro parte tramite processi di trasformazione industriale, spesso con l’uso di sostanze non utilizzate in casa con i tradizionali metodi di preparazione e di cottura degli alimenti. Sono cibi che spesso contengono: conservanti, coloranti, aromi, esaltatori di sapore, edulcoranti, anti-agglomerati, addensanti, proteine idrolizzate, grassi idrogenati e altri additivi in genere. L’uso di queste sostanze serve per poter migliorare aspetto, sapore, consistenza di un cibo oppure aumentarne il tempo di conservazione ma non per migliorare le proprietà nutrizionali.

Quali sono i cibi ultra-processati?

Alcuni cibi molto lavorati sono facili da individuare, ad esempio, snack confezionati, merendine, cibi pronti e precotti, fast-food, carni trasformate, bevande zuccherate ed edulcorate. Altri sono più difficili da scoprire anzi spesso si nascondono dietro un’apparente immagine di alimento salutare come cereali per colazione, crackers, yogurt alla frutta, sostituti vegetali della carne. Essere consapevoli di quale sia il processo di produzione di un alimento e imparare a leggere le etichette sono due ottimi modi per poter capire quando un alimento è molto processato.

Quale relazione può esserci tra alimenti ultra-processati e diabete di tipo 2?

A questa domanda non è facile rispondere in modo chiaro e definitivo soprattutto perché non ci sono molti studi al riguardo. Il lavoro effettuato dal Dipartimento di Epidemiologia e Prevenzione dell’Istituto Neurologico Mediterraneo dell’IRCCS Neuromed di Pozzilli (IS) si è posto una domanda simile. Per essere precisi l’obiettivo dello studio era determinare cambiamenti nel rischio di mortalità per malattie cardiovascolari e per tutte le cause in funzione dell’assunzione di cibi processati. I ricercatori hanno seguito più di 1000 soggetti affetti diabete di tipo 2 per 12 anni;  hanno osservato – con una differenza statistica significativa – che coloro i quali consumavano una quota maggiore di alimenti ultra-processati avevano una mortalità più alta. Nello specifico, il rischio di morire era aumentato fino al 60% considerando tutte le cause e addirittura fino al doppio nel caso delle malattie cardiovascolari con una correlazione lineare rispetto al consumo di cibi molto processati.

Quale può essere l’effetto della dieta nel suo complesso rispetto a queste osservazioni?

Gli Autori sembrano suggerire che l’effetto negativo dovuto all’assunzione di alimenti processati sia indipendente dalla dieta. Nello studio si è osservato che anche i soggetti che seguivano un’alimentazione di stampo mediterraneo aumentavano il rischio di mortalità all’aumentare del consumo di cibi ultra-processati.

Come si può spiegare questa evidenza?

Oggi non è ancora possibile spiegarlo con certezza e del resto non era l’obiettivo dello studio arrivare a spiegare i motivi di tali osservazioni. Occorrono studi  più approfonditi sugli effetti molecolari e biochimici degli additivi per giustificare gli effetti clinici però possiamo comunque fare delle importanti considerazioni. Negli studi di questo tipo, l’aderenza ad un certo tipo di alimentazione è seguita tramite frequenze di consumo. Facciamo un esempio: consumare formaggi 2 volte a settimana può rientrare in un’alimentazione mediterranea ma siamo sicuri che l’effetto nell’organismo umano sia lo stesso se si consuma del formaggio Emmental tradizionale piuttosto che delle sottilette che hanno l’Emmental come ingrediente? Se andiamo a vedere come vengono preparati questi formaggi e gli ingredienti che contengono scopriamo che il primo, cioè l’Emmental tradizionale, ha solo 3 ingredienti (latte, sale, caglio) mentre le sottilette comuni hanno ben 9 ingredienti (Emmental e formaggio a breve stagionatura, latte scremato concentrato, fibre, sali di fusione, correttore di acidità, sale, proteine del latte, burro concentrato). I processi di produzione e di trasformazione che richiedono questi ingredienti e il conseguente uso nella preparazione del formaggio finale sono completamente diversi e fanno sì che le sottilette siano inserite nella categoria degli alimenti processati mentre l’Emmental tradizionale non lo è.

Quindi quale consiglio finale può essere dato a una persona con il diabete di tipo 2?

Il primo obiettivo deve sempre essere il controllo ottimale del proprio diabete, che si ottiene seguendo strettamente le indicazioni concordate con il proprio diabetologo e/o gli altri specialisti che hanno in cura il paziente. Per quanto riguarda l’alimentazione, oltre a seguire le indicazioni personalizzate e porre attenzione all’equilibrio dei nutrienti, consiglierei di consumare il più possibile alimenti nella forma che la natura ci offre o sottoposti alle trasformazioni e le cotture casalinghe che sono meno aggressive e che possono a pieno titolo rientrare in una “Dieta Mediterranea”.

Gli alimenti ultra-processati, industriali, ricchi di additivi devono essere limitati a poche e sporadiche occasioni.

È indubbio che l’essere umano si sia evoluto mangiando altri esseri viventi, vegetali o animali che siano, in modo naturale e non processato. Le trasformazioni che l’uomo ha scoperto e inventato nel corso degli anni sono sempre stati rispettosi di una certa “naturalità” (pensiamo alle conservazioni sotto sale, sott’olio, produzione di marmellata, fermentazioni, essiccamenti al sole, ecc.) che si è persa quando i processi industriali hanno eccessivamente raffinato e trasformato gli alimenti. Per centinaia di migliaia di anni, gli ominidi non hanno mai mangiato additivi chimici quindi una sorta di principio di precauzione ci dovrebbe spingere a usare certi alimenti con cautela. Non è possibile farne una linea guida ma quanto meno un invito alla riflessione e a fare anche certe considerazioni quando si sceglie il cibo che deve essere consumato abitualmente. Concludo consigliando sempre di leggere le etichette degli alimenti e di informarsi su come sono prodotti in modo tale da sapere davvero che cosa portiamo sulle nostre tavole. Teniamo sempre a mente che:

  • Siamo ciò che mangiamo” del filosofo tedesco Ludwig Feuerbach
  • Fa che il cibo sia la tua medicina” di Ippocrate.

References

 

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