Tumore del rene: quale rischio da diabete e obesità?

Tumore del rene: quale rischio da diabete e obesità?

Tumore del rene: ogni anno in Italia si registrano oltre 12.700 nuove diagnosi

SIUrO afferma: “La chirurgia guarisce 1 paziente su 2 quando la malattia è nelle fasi iniziali.” L’ex Presidente Alberto Lapini sostiene che gli interventi oggi siano meno invasivi e più efficaci grazie alle nuove tecniche e tecnologie. L’attuale Presidente SIUrO Sergio Bracarda sottolinea che le diagnosi precoci sono ancora difficili e che nella metà dei casi il rilevamento della neoplasia è casuale. È fondamentale quindi intervenire sugli stili di vita.

Diabete e obesità possono influenzare l’insorgenza di tumore del rene?

Un numero crescente di evidenze scientifiche indica che malattie e fattori metabolici possono svolgere un ruolo importante nello sviluppo e nella progressione di alcuni tipi di cancro, tra cui il carcinoma a cellule renali (RCC). Questo tumore è il più comune tumore del rene e rappresenta circa il 3-5% dei tumori maligni negli adulti. Numerosi studi hanno indicato che le malattie concomitanti, tra cui il diabete mellito (DM) e l’ipertensione, così come l’obesità, l’insulino-resistenza e i disordini lipidici, possono influenzare la prognosi e la sopravvivenza globale specifica del tumore. Tuttavia, i risultati degli studi riguardanti l’impatto dei fattori metabolici sul RCC sono ad oggi controversi.

Sembra che l’obesità aumenti il rischio di sviluppo del RCC; tuttavia, potrebbe essere un fattore favorevole in termini di prognosi. L’obesità, in particolare l’obesità viscerale (grasso localizzato nella zona di pancia e fianchi) è strettamente correlata all’insulino-resistenza (ridotta sensibilità delle cellule all’azione dell’ormone insulina) e allo sviluppo del diabete mellito di tipo 2 (DM2T), poiché gli adipociti del tessuto adiposo viscerale secernono sostanze responsabili dell’insulino-resistenza, come gli acidi grassi liberi. Le interazioni tra l’ormone insulina e il sistema del fattore di crescita insulino-simile (IGF) sembrano essere di importanza fondamentale nello sviluppo e nella progressione del RCC; tuttavia, il ruolo esatto dell’insulina e degli IGF nella fisiopatologia del RCC rimane elusivo. Alcuni studi hanno indicato che il diabete aumenta il rischio di RCC, ma potrebbe non alterare la sopravvivenza legata al tumore. Il rischio associato alle alterazioni del profilo lipidico sono ancora da chiarire, poiché numerosi studi hanno fornito risultati contrastanti.

Il ruolo della chirurgia nel trattamento del tumore renale

La chirurgia rappresenta oggi un trattamento altamente efficace, come afferma il dott. Alberto Lapini, ex Presidente di SIUrO. “Si stima che alla diagnosi, il 55% dei casi manifesti la malattia in fase iniziale e confinata al rene. In queste situazioni, l’asportazione parziale o totale dell’organo consente di guarire il 50% dei pazienti” sottolinea Lapini. “Grazie alle nuove tecniche e tecnologie, gli interventi sono diventati meno invasivi rispetto al recente passato. La chirurgia conservativa può essere eseguita attraverso procedure “a cielo aperto”, laparoscopia o con l’ausilio di robot. Questo rappresenta il trattamento chirurgico di elezione per le neoplasie renali in fase iniziale, garantendo la radicalità oncologica e consentendo la conservazione quasi inalterata della funzione renale. Nei casi in cui la conservazione del rene non sia possibile, l’opzione è la nefrectomia radicale, di solito eseguita per via laparoscopica per la minore invasività della procedura.”

La diagnosi precoce è un aspetto cruciale

“Per vincere contro il tumore renale, la diagnosi precoce è fondamentale, afferma il dott. Sergio Bracarda, Presidente Nazionale di SIUrO. Tuttavia, nel 50% dei casi, la malattia viene ancora identificata in modo casuale, come accaduto probabilmente a Paola Perego. Spesso i pazienti scoprono la neoplasia durante esami clinici per altri problemi di salute, contribuendo al 30% di carcinomi renali che si presentano in fase avanzata se non già in metastasi, quando è più difficile intervenire in modo efficace.

La radioterapia e la chemioterapia hanno sempre avuto scarso utilizzo per questi casi più difficili. Negli ultimi anni, risultati decisamente migliori si sono osservati con l’immunoterapia e le terapie mirate introdotte negli ultimi decenni. Grazie a combinazioni di farmaci, i tassi di controllo della malattia e la sopravvivenza a lungo termine sono notevolmente aumentati. Infine, condividiamo l’appello di Paola Perego sull’importanza della prevenzione – concludono Bracarda e Lapini. Se la prevenzione secondaria è sfidante nel tumore renale, è essenziale ricordare l’importanza di stili di vita sani. In particolare, il fumo di sigaretta raddoppia il rischio di sviluppare un tumore renale, mentre più del 30% di tutti i casi registrati in Europa è attribuibile a sovrappeso e obesità.”

References

  • Comunicato stampa della SIUrO, Società Italiana Urologia Oncologica
  • Jacek Rysz, Beata Franczyk, Janusz Ławiński, Robert Olszewski, Anna Gluba-Brzózka. The Role of Metabolic Factors in Renal Cancers. Int J Mol Sci 2020 Sep 30;21(19):7246

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