Storie che rompono pregiudizi e stigma su sport e diabete.Una norma obsoleta del 1932 impedisce a chi soffre di diabete di entrare a far parte dei gruppi sportivi militari. Una legge anacronistica raccontata in un libro per sensibilizzare su questa tematica. Il volume “Diabete a 5 Cerchi. Storia di Anna e Giulio, dei loro sogni, le loro sfide sportive e sociali” (Last Mile Edizioni), presentato a Roma il 4 aprile 2025, nella sede del CONI, è un progetto editoriale che racconta – tra le altre – la storia di Anna Arnaudo (mezzofondista) e Giulio Gaetani (schermidore), due giovani atleti con diabete di tipo 1 che sfidano ogni giorno limiti, pregiudizi e una legge obsoleta.
Il libro documenta, attraverso tante voci autorevoli che non solo si può essere atleti con il diabete ma anche raggiungere il tetto del mondo sportivo.
Ne raccontano esperienze e speranze il giornalista Fabio Mazzeo e Federico Serra, Responsabile delle relazioni istituzionali di FeSDI – Federazione delle Società Diabetologiche Italiane, Alleanza per il diabete. L’iniziativa è promossa dalla FeSDI e dall’Intergruppo Parlamentare Obesità, diabete e malattie croniche non trasmissibili.
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Storie come quelle di Anna e Giulio dimostrano che il diabete non è un limite, ma una sfida che si può vincere, giorno dopo giorno.
Il Libro “Diabete a 5 Cerchi”: un Manifesto per l’Inclusione Sportiva
Gli autori Federico Serra (FeSDI) e il giornalista Fabio Mazzeo raccontano due vite straordinarie in un contesto sportivo ancora poco inclusivo. “Perché loro e non altri? Perché a bordo del loro sogno hanno dovuto viaggiare con un ospite indesiderato, il diabete, che non gli ha impedito di eccellere su pedane e piste di tutto il mondo, così da rendere la loro storia un esempio. Il loro talento, la perseveranza e il sacrificio hanno reso il sogno realizzabile, come accaduto anche a chi, nonostante il diabete, ai Giochi Olimpici ha trionfato: Steve Redgrave, Gary Hall Jr, Bas Van De Goor e Alexander Zverev. Questo libro parla del ‘sogno olimpico’ di Anna e Giulio, ma intende sottolineare il loro ‘sogno di inclusione sportiva’, che si infrange nella burocrazia più ottusa, che impedisce loro, a causa di una legge del 1932, di poter accedere a un gruppo sportivo militare, perché affetti da diabete”.
Con la prefazione del Presidente del CONI Giovanni Malagò, il libro vuole accendere i riflettori su una battaglia civile per il diritto allo sport di tutti.
“Una campagna sacrosanta – dice Malagò – per estendere agli atleti con diabete l’opportunità di far parte dei gruppi sportivi militari.” Il decisore politico e la comunità scientifica hanno la possibilità di garantire l’auspicata revisione normativa, prerogativa che non afferisce – come noto – ai compiti statutari del CONI. Nel marzo 2023, firmammo un protocollo con l’Intergruppo parlamentare Obesità e Diabete, FESDI, SID e AMD proprio per ribadire il nostro impegno istituzionale in questo senso”.
Campioni due volte, con grande umiltà
“Questo libro raccoglie le storie di persone straordinarie nonostante il diabete e aggiunge impegno ad impegno, quello del controllo dei valori glicemici, le terapie, la gestione del peso e dell’alimentazione. Con lo stesso rigore richiesto dagli allenamenti. Atleti di livello seguiti da un doppio team, quello atletico e quello diabetologico” sottolinea la Prof.ssa Raffaella Buzzetti, Presidente FeSDI e SID.
“Dietro alle vittorie di questi ragazzi, dietro alle lacrime e ai sorrisi immortalati dalle telecamere c’è grande umiltà”, aggiunge il Prof. Riccardo Candido Presidente AMD, “Ci attendiamo dagli eroi che siano invulnerabili, mentre quello che si scopre, pagina dopo pagina, è l’umanità di questi atleti che hanno imparato sin da piccoli i principi e l’autocontrollo necessari a gestire adeguatamente la malattia, prevenirne le complicanze e ottenere eccellenti prestazioni fisiche e atletiche”.
Per le persone con diabete ci sono ostacoli personali, pregiudizi e paure
La diagnosi può essere difficile da accettare, iniettarsi l’insulina può essere fonte di vergogna e imbarazzo, le società sportive possono temere per la salute degli associati. Eppure, per le persone con diabete, lo sport è un toccasana in quanto ha un impatto positivo sui livelli di glicemia e sull’autostima.
“In Italia un Regio decreto del 1932 discrimina questi atleti impedendo loro, in quanto persone con diabete, di potersi arruolare nei corpi militari dello Stato e gareggiare nei gruppi sportivi”, sottolinea l’On. Roberto Pella, Presidente degli Intergruppi Parlamentari ‘Obesità diabete e malattie croniche non trasmissibili’ e
‘Valori dello sport e della maglia azzurra’, “Un decreto anacronistico che non tiene conto dei progressi scientifici e l’attuale qualità delle cure per il diabete”.
“Come Intergruppo parlamentare siamo fortemente impegnati per dare piena attuazione all’articolo 33 della Costituzione sull’accesso universale alla pratica dello sport”, aggiunge la Sen. Daniela Sbrollini Presidente degli Intergruppi Parlamentari ‘Obesità diabete e malattie croniche non trasmissibili’ e ‘Valori dello sport e della maglia azzurra’. “Nel corso della XIX Legislatura è stato depositato il 22 Ottobre 2024, a mia prima firma, il Disegno di legge-atto del Senato 1276, recante ‘Disposizioni per l’arruolamento di atleti con diabete nei gruppi sportivi militari e dei corpi dello Stato’”. Qualcosa si sta muovendo, finalmente.
Un messaggio forte: il diabete non ferma i sogni
Lo sport è uno dei più potenti strumenti per favorire l’inclusione e valorizzare il potenziale umano. Superare un decreto ormai anacronistico, sempre garantendo la salute di chi è coinvolto, rappresenta una vera e propria battaglia di civiltà.
Anna e Giulio, in un certo senso, hanno già vinto la loro battaglia con il diabete: la malattia non ha impedito loro di distinguersi sulle pedane e nelle piste di tutto il mondo. La loro storia diventa un simbolo, e il connubio tra talento, impegno e determinazione illumina la strada, dimostrando a tutti che il diabete non spegne i sogni più ambiziosi.
Io, Anna, vorrei non smettere mai di essere un’atleta
Ricorda Anna Arnaudo: “Non avevo mai parlato del diabete in pubblico fino al 2021. Durante la stagione atletica migliore della mia vita ero riuscita a guadagnare l’attenzione di più gruppi sportivi militari. Entusiasta, lo avevo detto a papà, che fu il primo a consigliarmi di controllare i bandi di concorso per l’arruolamento. Ero del tutto ignara del fatto di non essere idonea, anche perché, a rigor di logica, per essere un atleta professionista bisogna avere i risultati e non il pancreas funzionante”.
Il diabete mi ha spronato ancora di più a raggiungere i miei traguardi
Giulio Gaetani nel 2002, a poco meno di due anni, ha scoperto di avere il diabete tipo 1. “Non ricordo nulla della mia vita prima del diabete e forse proprio per questo l’ho sempre vissuta come ‘normalità’. Le gare di scherma però possono essere molto lunghe e durare fino a dodici ore e gestire la glicemia al meglio non è sempre facile. L’esclusione dai gruppi sportivi militari non permette ad atleti come me e Anna di rendere del tutto professionale la nostra attività sportiva, poiché non abbiamo uno stipendio e un supporto fondamentale nelle scelte di selezione per le gare di maggior rilievo”.
Campioni con il diabete: gli eroi dello sport che ispirano il mondo
Ecco alcune delle icone internazionali che hanno raggiunto il successo nonostante il diabete:
- Steven Redgrave (canottaggio, 5 ori olimpici): “Il diabete vive con me, non io con lui.”
- Gary Hall Jr. (10 medaglie olimpiche nel nuoto): “Il diabete non deve mai stare tra voi e i vostri sogni.”
- Sebastian Jacques Henri “Bas” van de Goor (volley, FIVB World League 1996): “Fare sport è fondamentale per tenere sotto controllo la malattia.”
- Alexander Zverev (tennis, 1 oro alle Olimpiadi di Tokyo 2021): “Si può arrivare in alto, anche con il diabete.”
- Team Novo Nordisk (ciclismo una squadra interamente composta da ciclisti con diabete). “Vogliamo essere un faro di speranza per chi vive questa condizione e incoraggiare chiunque ad affrontare il diabete con determinazione.”
- Charlotte Drury (ginnastica artistica, 1 oro alle Olimpiadi di Tokyo 2021): qualificata alle Olimpiadi nonostante avesse avuto la diagnosi di diabete tipo 1 nello stesso anno. “Non importava più quello che mi era successo. Ero nella squadra olimpica, il mio sogno si era avverato”.
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