I risultati di uno studio francese sono stati presentati al 51° Congresso della European Association for the Study of Diabetes (EASD 2015) appena conclusosi a Stoccolma. Ulteriori studi sono necessari per confermare questi dati preliminari considerata l’esiguità della casistica.
Molti studi scientifici hanno evidenziato che il 60-75% delle persone con diabete tipo 2 presentano la cosiddetta NAFDL, la steatosi epatica non alcolica ossia un aumento della presenza di tessuto adiposo (grasso) nel fegato: il fegato grasso. Questa condizione può essere curata esclusivamente con la dieta e l’aumento dell’attività fisica. Alcuni studi effettuati su animali da laboratorio hanno evidenziato come i farmaci agonisti del recettore GLP-1 siano in grado di ridurre la produzione di tessuto adiposo a livello epatico. Poiché l’effetto di questa categoria di farmaci sul grasso epatico nelle persone affetti da diabete tipo 2 non era sinora stato chiarito, il gruppo di ricercatori guidato da Bruno Vergès, Hôpital du Bocage di Digione in Francia, ha condotto uno studio i cui risultati sono stati presentati al congresso europeo di diabetologia EASD 2015, svoltosi a Stoccolma.
Lo studio è stato effettuato su 43 pazienti affetti da diabete tipo 2 per i quali è stato determinato il grado di steatosi epatica attraverso la sofisticata tecnica della spettroscopia di risonanza magnetica, considerato il metodo più preciso per effettuare questo tipo di rilevazione, prima e dopo 6 mesi di trattamento con liraglutide, al dosaggio di 1,2 mg al giorno. I risultati hanno mostrato un’importante e statisticamente significativa diminuzione del grasso epatico al termine del periodo di osservazione: dal 19,1% al 12,7% (che corrisponde a una riduzione relativa del 33,3%). Inoltre, liraglutide ha determinato anche una riduzione media del peso di 4,4 Kg e dell’emoglobina glicata del 2,6%, entrambe statisticamente significative.
“Liraglutide è un farmaco innovativo antiiperglicemico appartenente alla classe degli analoghi del GLP-1”, spiega Paolo Sbraccia, professore ordinario all’Università di Roma Tor Vergata e Presidente della Società Italiana dell’Obesità (SIO). “Oltre a ridurre la glicemia, riduce il peso corporeo attraverso un’azione specifica a livello ipotalamico di riduzione dell’appetito e aumento della sazietà, riduce la pressione arteriosa, riduce i marcatori di infiammazione e migliora il profilo lipidico. Questi ultimi dati aggiungono alla lista degli effetti positivi di liraglutide anche un effetto nel ridurre la steatosi epatica. Questa condizione molto diffusa, e probabilmente sottostimata nei pazienti obesi e diabetici di tipo 2, non rappresenta un innocente accumulo di grasso che ricorda il foie gras, ma è l’alterazione morfofunzionale principale nella genesi del diabete tipo 2 e il primo stadio di un danno epatico che se non corretto, può evolvere verso la cirrosi epatica. Alla riduzione del contenuto di grasso epatico può aver sicuramente contribuito il calo ponderale, ma è anche possibile che liraglutide abbia un effetto diretto sulla sintesi epatica degli acidi grassi. Questi dati contribuiscono ad aggiungere meriti a liraglutide, che in questo caso avrebbe un impatto rilevante su un’alterazione precoce e molto dannosa del diabete tipo 2”, conclude Sbraccia.
Reference
Comunicato stampa HealthCom Consulting, 24 settembre 2015