Adesione alla terapia per il diabete

L’adesione alla terapia antidiabetica è uno dei principali fattori che concorrono al buon controllo del diabete nel tempo e al minor rischio di complicanze. Una scarsa aderenza terapeutica ha ricadute negative sul controllo della malattia. Le conseguenze della scarsa aderenza sono cliniche e psicosociali, con un impatto negativo sulla qualità di vita e la salute del singolo paziente, ma anche socio-economiche, in quanto essa genera uno spreco di risorse del Sistema Sanitario Nazionale, in grado di incidere sull’efficacia dello stesso.

È stato stimato che in Europa, il costo della non aderenza alle terapie farmacologiche sia pari a 125 miliardi di euro l’anno (100 miliardi di dollari/anno negli USA). Secondo le stime del Centro Studi “Sanità in Cifre”, dimenticare o decidere di non prendere i farmaci prescritti dal medico costa ogni anno al Servizio Sanitario Nazionale fino a 3.7 miliardi di euro in mancata attività di prevenzione, 3.8 miliardi in inefficienze dovute all’avvio ritardato del trattamento e fino a 11.4 miliardi di euro in costi di ricoveri ospedalieri e acquisto di nuovi farmaci.

Adesione alla cura: che cosa si intende?

Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, per adesione alla cura della persona con diabete si intende la sua capacità/volontà di mettere in atto in maniera corretta e persistente le prescrizioni, non soltanto per quanto riguarda l’assunzione dei farmaci, ma anche per l’osservanza di una dieta e/o l’applicazione di nuovi stili di vita più sani raccomandati dall’equipe di cura. In termini più tecnici, l’adesione o aderenza (una volta chiamata “compliance” del paziente) viene definita come il livello (o la percentuale) di coincidenza tra il comportamento della persona con diabete (variazione dello stile di vita e assunzione regolare di farmaci) e le indicazioni concordate con il proprio medico. Il termine persistenza definisce la continuità nell’assunzione del farmaco da parte del paziente.

Purtroppo ancora troppe persone collaborano con il proprio medico nell’elaborare un piano di cura personalizzato ma poi non lo seguono adeguatamente in modo più o meno consapevole o ne seguono solo una parte. La scarsa aderenza al trattamento antidiabetico si manifesta principalmente nell’omettere l’assunzione (piuttosto che nel prendere una dose aggiuntiva dei farmaci raccomandati) e nel ritardarla rispetto all’orario previsto). Recenti studi evidenziano che in generale, la percentuale di adesione alla terapia varia dal 31% al 98%, con picchi più bassi quando il trattamento è particolarmente complesso da gestire da parte del paziente. A questo proposito, i dati di letteratura mostrano che l’aderenza al trattamento con insulina è più bassa rispetto a quella all’uso degli antidiabetici orali, con picchi del 36-80% e del 46.4%-86%, rispettivamente. Dagli studi emerge anche che i pazienti possono aderire perfettamente a un aspetto del trattamento e non agli altri, non considerando che è l’adesione globale al piano terapeutico che risulta essere efficace, quando seguita in toto.

Tra le malattie croniche, il diabete, e in particolare il diabete di tipo 2, è una delle condizioni cliniche nelle quali è più facile registrare un basso livello di adesione terapeutica. Studi condotti su soggetti con diabete di tipo 2 hanno evidenziato che:

  • l’adesione al trattamento orale antidiabetico (metformina e altri ipoglicemizzanti orali) è compresa tra i 36% e il 93% (in media solo i tre quarti dei diabetici di tipo 2 assume correttamente gli ipoglicemizzanti orali);
  • l’accuratezza nell’eseguire la terapia insulinica oscilla tra il 20 e l’80%;
  • l’adesione alle raccomandazioni dietetiche è all’incirca del 65%;
  • l’adesione all’autocontrollo della glicemia è di poco superiore al 50%, migliorata negli ultimi anni grazie al progresso dei device tecnologici;
  • ancor più bassa (< 30%) è l’aderenza nel tempo ai programmi di attività fisica consigliati.

I fattori che condizionano l’aderenza terapeutica

L’adesione al trattamento per il diabete dipende da numerosi fattori  tra cui – in primis – un’adeguata informazione/educazione sull’autogestione della malattia e la reale complessità del trattamento, inteso non solo come numero di farmaci da assumere (che soprattutto nella persona anziana possono essere molti) ma anche come difficoltà a cambiare il proprio stile di vita, spesso in maniera drastica (seguire una dieta, praticare regolarmente un’attività fisica, automonitorare la glicemia, imparare ad autogestire gli aggiustamenti terapeutici etc).
Nelle schede correlate del sito vengono riportati i principali fattori che possono condizionare negativamente l’adesione alla terapia e alcune domande da porsi per capire quanto si aderisce al piano di cura stabilito con il proprio team diabetologico. Mantenere una buona aderenza alla cura favorisce un buon controllo del diabete e riduce il rischio di progressione delle complicanze del diabete, il vero pericolo di questa malattia perché possono decorrere per anni in modo silente, senza alcun sintomo e manifestarsi quando il danno è già avvenuto. Una scarsa adesione ha sempre ricadute negative sul controllo della malattia anche se possono non essere immediatamente visibili.

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ASPETTI PSICOLOGICI NELLA GESTIONE DEL DIABETE E INTERFERENZE CON L’ADERENZA TERAPEUTICA »
Considerazioni e riflessioni della d.ssa Linda Bergamini, psicologa e psicoterapeuta

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