Il diabete ben compensato non costituisce di per sé un ostacolo all’inserimento nel mondo del lavoro e non implica una diminuzione della performance lavorativa; solamente le manifestazioni acute di scompenso, come le crisi ipoglicemiche e le complicanze croniche (renali, retiniche, cardiovascolari), possono compromettere le prestazioni del lavoratore, anche a causa delle assenze per malattia.
Purtroppo, ancora oggi, molte aziende sono reticenti nell’assumere una persona diabetica, nell’erronea convinzione che non potrà svolgere la sua mansione in piena efficienza. I pregiudizi e le discriminazioni possono avere un peso notevole nella scelta del candidato, ma lo è altresì la propria convinzione di essere in svantaggio.
Non c’è di peggio che pensare:” tanto non mi prenderanno”, per assumere una postura e un atteggiamento indicativi di demotivazione e insicurezza, generando il fenomeno della “ profezia che si autoavvera”. In questo periodo di crisi, in cui trovare lavoro è una vera impresa per tutti, l’autostima e la fiducia in se stessi non possono mancare.
Ricordiamo che la Legge 115/87 (art 8) tutela il lavoratore diabetico e non ci sarebbe motivo di nascondere la propria condizione, tuttavia non vi è l’obbligo di farlo, purché si valuti attentamente il tipo di mansione da ricoprire, che deve essere compatibile con la gestione della malattia.
Sono poche le situazioni lavorative nelle quali il diabete può costituire motivo di non-idoneità: per esempio il lavoro a turni e il lavoro notturno. La qualità del sonno è infatti strettamente correlata al compenso glico-metabolico ed è importante preservarla. Resta il fatto che i ritmi di lavoro sono diventati sempre più incalzanti, e il timore di non riuscire a rispondere alla pressanti richieste può essere fonte di ulteriore stress. Nella scelta del lavoro, occorre tenere presente che è importante poter rispettare gli orari dei pasti e poter dedicare un po’ di tempo all’attività fisica. Infine, è necessario avere la possibilità di chiedere dei permessi per i controlli di routine. In fondo si tratta semplicemente di un’attività lavorativa compatibile con uno stile di vita salutare, ma di questi tempi sembra diventato un privilegio.
Com’è difficile dire: “ho il diabete”
Non solo trovare lavoro, ma anche mantenerlo è diventato difficile per tutti; il rinnovo di un contratto a tempo determinato è sempre un’incognita, e comunicare di avere il diabete può essere motivo di timori e imbarazzo.
Se (o quando) si decide di comunicare la propria condizione, è opportuno porre l’accento soprattutto sulla propria capacità di gestire la patologia, dimostrando non solo di riuscire a mantenere un buon compenso glico-metabolico, ma anche un buon equilibrio mentale e psicologico.
È importante dimostrare come la malattia non costituisca un intralcio alle proprie ambizioni, bensì abbia contribuito a maturare il senso di responsabilità e la determinazione non arrendersi di fronte alle difficoltà.
In questo modo, l’interlocutore non avrà la percezione di avere davanti a sé un candidato “svantaggiato”, bensì una persona che non interpreta il ruolo della vittima, e che potrebbe addirittura possedere un profilo superiore rispetto ad altri, che non hanno mai dovuto affrontare problemi seri.
References
- Balfe M, et al, Why do young adults with Type 1 diabetes find it difficult to manage diabetes in the workplace? Health Place 2014; 26:180-7
- Trento M, et al. Sleep abnormalities in type 2 diabetes may be associated with glycemic control. Acta Diabetol. 2008;45(4):225-9