L’automonitoraggio glicemico (conosciuto anche con l’acronimo SMBG, ovvero self-monitored blood glucose) ha mostrato una correlazione positiva con il livello dell’emoglobina glicata (HbA1c) nei pazienti affetti da diabete di tipo 2.
L’utilizzo dell’SMBG è sempre più diffuso nei pazienti diabetici trattati con insulina e viene considerato uno strumento importante nella gestione della malattia poiché fornisce informazioni in tempo reale sulla propria situazione glicemica aiutando a valutare quotidianamente la cura più idonea.
Uno studio condotto preso la Eli Lilly and Company di Indianapolis, USA, ha voluto indagare ancor più approfonditamente la relazione esistente tra emoglobina glicata e SMBG in modo da aiutare pazienti e medici a interpretare con maggior semplicità i risultati in termini di controllo glicemico.
Utilizzando i dati provenienti da 5 trial clinici, i ricercatori hanno individuato 623 pazienti diabetici con insulino-terapia di cui erano stati registrati i valori sia dell’ HbA1c che dell’SMBG per un periodo di 12-24 settimane, fornendo un profilo SMBG, basato su sette misurazioni della glicemia a digiuno (PGe), tre volte nell’arco di tempo di quindici giorni.
I ricercatori hanno osservato che la media delle sette misurazioni di PGe ha la correlazione numerica più alta con l’emoglobina glicata in tutti i pazienti. Questa osservazione costituisce una prova ulteriore che misurazioni multiple di PGe forniscono maggiori informazioni in termini di controllo glicemico totale rispetto a una singola misurazione nei pazienti diabetici trattati con insulina.
Fonte: 29 gennaio 2010, Diabetic Medicine