Malati di Parkinson e diabete: dagli animali nuove speranze

Arriva dai maiali ingegnerizzati, il cui patrimonio genetico è stato cioè modificato per evitare problemi di rigetto, una nuova speranza per i malati di diabete e Parkinson. E’ l’ultima frontiera dello xenotrapianto, ovvero l’innesto di organi tra specie diverse, emersa dal Congresso internazionale a tema di scena a Venezia, dove 640 ricercatori di 28 Paesi stanno studiando gli ultimi risultati ottenuti. In prima fila il Veneto, con i due protocolli curati a Padova dal professor Ermanno Ancona e dal dottor Emanuele Cozzi. Il primo è il responsabile dell’unico progetto autorizzato in Italia per il trapianto di rene di maiale ingegnerizzato sulla scimmia (raggiunta una sopravvivenza di tre mesi). Al secondo la Ue ha assegnato il coordinamento di una cordata di 22 centri di undici Stati e un finanziamento di 9,8 milioni di euro in cinque anni per la sperimentazione di cellule neuronali sempre di maiale ingegnerizzato su primati nei quali è stato farmacologica mente indotto il Parkinson.
E i primi risultati sono incoraggianti. «Si nota nelle scimmie così trattate un recupero della capacità motoria compreso fra il 30% e il 60% — spiega Cozzi —. La Pet mostra che dopo sei mesi le cellule di maiale sono ancora vive e producono le risposte neuronali delle quali il malato di Parkinson necessita. Ci stiamo inoltre avvicinando all’anno di sopravvivenza ». L’applicazione clinica potrebbe non essere così lontana, visto anche che tale traguardo è già stato tagliato con altre cellule del maiale ingegnerizzato: le insulae pancreatiche. «Il mese scorso in Nuova Zelanda sono state inserite nel fegato di un paziente diabetico — rivela il professor Jeremy Chapmann, presidente della Società mondiale trapianti — è il primo intervento del genere al mondo, anche se trialpreclini ci sono in corso in Europa, St ti Uniti, Canada e Australia. Per vedere l’esito dobbiamo aspettare almeno sei mesi, ma intanto siamo stati autorizzati ad applicare lo stesso procedimento su altri cinque pazienti».
Il diabete è una patologia sempre più diffusa (in Italia colpisce il 3% della popolazione) e il trapianto rientra tra le indicazioni terapeutiche più indicate per i pazienti soggetti a gravi complicanze, acute e croniche. Ma gli organi scarseggiano e poi in molti casi non è necessario ricorrervi, basta inserire nel fegato le cellule secernenti insulina, appunto le insulae pancreatiche. Lo xenotrapianto delle stesse sull’uomo potrebbe venire sperimentato in futuro anche a Padova.
Cozzi, tra l’altro, è un immunologo del Corit, il Consorzio per la ricerca sui trapianti di organi nato nel 1997 e presieduto da Pilade Riello, che insieme all’Azienda ospedaliera di Padova coordina proprio il progetto sulle cellule neuronali. Al Corit, braccio operativo della Fitot (Fondazione per l’incremento del trapianti d’organo e tessuti sempre guidata da Riello), la Regione ha anche affidato la direzione del network sulle cellule staminali. «Da vent’anni sosteniamo la ricerca — ricorda Riello — crediamo nell’investimento di risorse finanziare e umane, e da subito abbiamo abbracciato anche il filone dello xenotrapianto. Abbiamo raggiunto molti traguardi, nell’immunologia dei trapianti finalizzata allo studio di nuovi farmaci immunosoppressori, nella ricerca di organi bioartificiali, nelle collaborazioni internazionali per progetti importanti, fino alla medicina rigenerativa e alle staminali. Ma io non mi fermo, guardo avanti».

Fonte: 14 ottobre, corrieredelveneto.it

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