IL VIAGGIO DI CLAUDIO CON IL DIABETE DI TIPO 1. UN MODO PER CONOSCERSI E METTERSI ALLA PROVA
Dopo la difficile esperienza con il junk food americano, ovvero quel cibo spazzatura carico di zuccheri e carboidrati che tanto ha fatto dannare il mio compagno di viaggio, il diabete tipo 1, negli Stati Uniti, mi sono poi diretto verso sud. Ad aspettarmi il Centro America prima, e il Sud America poi.
In programma circa un anno in questi territori.
Da Baja California fino a Chiapas, nuove emozioni e…. il ritorno a una dieta sana
Il primo paese che mi sono trovato ad attraversare è il Messico nella zona di Baja California. È un caldo pomeriggio di luglio quando attraverso la famosa frontiera di Tijuana e mi si apre un mondo diametralmente opposto rispetto agli States.
Ricchezza, sfarzo ed efficienza di San Diego lasciano spazio a territori aridi e povertà.
Pochissimi chilometri e tutte le prospettive cambiano radicalmente e improvvisamente.
Il Messico è lo stato più esteso del Centro America e mi ci vorranno cinque settimane per attraversarlo tutto. Ogni area è diversa dalle altre e mi regala emozioni tutte da vivere.
La Baja California con i suoi deserti e il turchese Mar de Cortez, le regioni centrali con le sue bellissime città e dove si respira aria di festa, fino al Chiapas, dove i colori e le tradizioni sono a tratti sconvolgenti.
Soprattutto il Messico mi dà finalmente l’opportunità di tornare a nutrirmi, con prezzi accessibili, con cibi più consoni al diabete.
Ormai in questo giro del mondo ho capito che il mio compagno di viaggio necessita prima di tutto una dieta sana ed equilibrata. D’altronde la mia vita ora è tutto fuorché sedentaria e i controlli glicemici regolari.
Come ad ogni nuova frontiera, tuttavia, ho bisogno di qualche giorno per poter comprendere appieno i cibi che mi trovo a gustare.
Mi dà una mano la dott.ssa Alessandra Bosetti, nutrizionista, con la quale ho un contatto diretto quasi quotidiano e il mio diabetologo, dott. Stefano Genovese.
Qui a farla da padrone è il mais, in tutte le sue declinazioni. Una volta compreso l’apporto calorico e nutrizionale delle famose tortillas il gioco è fatto. Non solo, sempre presenti sono uova, fagioli, pomodori e avocado. Ovviamente tanta carne e pesce, generalmente marinati e cotti alla griglia, ma in ossequio al mio credo vegetariano cerco di evitare.
Non più supermercati e ristoranti, torno finalmente, come in Asia, a comprare nei mercati o a mangiare nelle bancarelle per strada. Tanta frutta, tantissima verdura e ovviamente peperoncino. Personalmente ci vado matto e adoro l’habanero, tipico di queste zone.
Il diabete ne trae immediatamente giovamento e i miei valori tornano ad essere equilibrati in meno di una settimana. Sento il mio corpo nuovamente in forma smagliante. Abbasso di circa il 10% l’insulina basale e mi trovo a gestire le iniezioni di insulina rapida solo in reflazione ai pranzi.
La colazione è generalmente molto abbondante e a base di huevos rancheros, ovvero uovo all’occhio di bue cotte su una tortilla e ricoperte di una salsa di pomodoro. Queste vengono sempre accompagnate da frijoles, ovvero una purea di fagioli neri squisita.
Una colazione del genere mi permette un pranzo leggero a base di frutta e verdura, mentre per cena cerco sempre qualche piatto tipico. Il mio preferito è il chile relego, ovvero un peperone fritto ripieno di formaggio.
Il mio approccio molto metodico e l’esperienza ormai di oltre quattrocento giorni in giro per il mondo mi aiutano in queste settimane.
Poiché la verità è che occorre porre molta attenzione.
Il diabete, soprattutto il diabete di tipo 2, è molto sviluppato anche in Messico.
Tra i motivi vi è il fatto che sono i principali consumatori mondiali di soft drinks. Si tratta di un paese non più del terzo mondo e ha una percentuale altissima di persone obese e che soffrono di diabete. Si parla del 70% nel primo caso e di una persona su sei per quanto riguarda il diabete. Nei negozietti per strada è più economica una bibita zuccherata che l’acqua. La popolazione tende pertanto a nutrirsi di questo oltre al fatto che amano i cibi fritti e abbondare con salse i vari tacos. Lo stile di vita è molto sedentario e uomini e donne sono grandi bevitori di birra. Anche a voler evitare i soft drinks, i pranzi vengono offerti con inclusa agua fresca, ovvero bevande naturali a base di frutta alquanto zuccherate. Detto questo le alternative non mancano pertanto si tratta più che altro di un problema culturale a differenza dei vicini Stati Uniti dove la somministrazione di zuccheri è quasi “subliminata”.
Il Messico è una nazione insidiosa per il diabete, ma le soluzioni che offre sono ampie e diversificate. Con l’attenzione che contraddistingue noi diabetici possiamo cavarcela senza alcun problema.
Per chi volesse donare a Human Traction. Anche una piccola offerta può fare la differenza per loro, soprattutto dopo il dramma del Nepal. Alcune realtà fotografate da Claudio nel suo viaggio non esistono più. L’indirizzo per tutte le informazioni è il seguente: www.humantraction.org
Segui Claudio anche su:
Tutte le foto riportate sono scattate e gentilmente concesse da Claudio Pelizzeni durante il suo viaggio senza aerei.