Un livello elevato di gamma glutamil transferasi (GGT) è il più forte predittore per l’incidenza del diabete di tipo 2 dopo l’iperglicemia per individui con indice di massa corporea (BMI) inferiore a 27 kg/m2.
I ricercatori dell’Institute National de la santé et de la recherche médicale (INSERM) di Rennes, in Francia, hanno esaminato i dati provenienti dal DESIR (uno studio epidemiologico sulla sindrome da resistenza all’insulina) per capire l’associazione tra l’incidenza del diabete di tipo 2 e i marcatori epatici.
Sul totale soggetti presi in considerazione, all’inizio dello studio 2947 avevano BMI inferiore a 27 kg/m2 (normopeso) e 879 avevano un indice di massa corporea pari o superiore a 27 kg/m2 (sovrappeso o obesi). Durante il periodo di osservazione 92 soggetti con peso normale e 111 soggetti sovrappeso o obesi hanno sviluppato il diabete di tipo 2.
I ricercatori hanno trovato che l’indicatore più forte per l’incidenza del diabete era l’iperglicemia a digiuno. Il secondo indicatore per individuare nel gruppo dei non obesi coloro che erano a richio di sviluppare il diabete si è rivelato invece il livello di gamma glutamil transferasi (GGT): quando era pari o superiore a 20 U/l il rischio di diventare diabetici per soggetti normopeso aumentava del 59%. Al contrario, questo dato non era significativamente associato al rischio diabete fra gli individui sovrappeso o obesi.
Altri elementi che, seppur in misura minore, aiutano a predire il rischio di diabete sia in soggetti normopeso che in soggetti obesi sono i trigliceridi e l’alanina aminotransferasi.
Un moderato aumento del livello di concentrazione di GGT sembra quindi essere un importante segnale per prevedere la futura comparsa del diabete di tipo 2, e potrebbe sicuramente essere un valido aiuto per intervenire in tempo e prevenire questa malattia.
Fonte: 24 novembre 2009, Diabetologia; Advance online publication