Quando la conosci, capisci subito che Anna Arnaudo ha le idee molto chiare e sa bene quanto il valore del tempo sia prezioso e non vada sprecato ma utilizzato per migliorarsi, sempre. Soprattutto quando si hanno tanti talenti come Lei. Nata a Cuneo, il 18 ottobre 2000, sin da adolescente è attratta dallo sport, soprattutto dalla corsa, anche se in famiglia non c’era alcuna tradizione. Anna ci prova, crede in se stessa e in breve tempo si ritaglia uno spazio da protagonista assoluta nell’atletica internazionale, e grazie alla sua determinazione riesce a mantenerlo anche quando scopre di avere il diabete tipo 1. E certo i suoi obiettivi non sono ambiziosi solo nello sport… conosciamola meglio. Il suo esempio può essere utile per tanti giovani con diabete tipo 1 come lei.
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Anna, che piacere conoscerti. Ci vuoi raccontare di te? Che cosa fai nella vita?
Io sono metà atleta e metà studiosa. Pratico atletica leggera, corro lunghe distanze. Inoltre, sto iniziando il terzo anno di ingegneria informatica al Politecnico di Torino, sono in anticipo con gli esami, faccio parte del “Percorso Talenti” e mantengo una media superiore al 29. Passo molte ore a studiare e ad allenarmi.
Quando hai iniziato a fare sport? Perché hai scelto la corsa (l’atletica)?
Ho iniziato in prima superiore, a 14 anni. Sapevo, dopo le gare della scuola, di essere portata per la corsa. In più c’è sempre stata un’attrazione inconscia verso questo sport. Mi piaceva – e mi piace tuttora – il senso di libertà che si prova quando si corre e anche l’idea di fare tutto solo grazie alle proprie gambe, usando le proprie risorse. Tutt’oggi trovo che infilarsi le scarpe e partire sia semplice e si può fare in qualsiasi momento e in qualsiasi luogo ci si trovi.
Anna, quando e come hai scoperto di avere il diabete tipo 1?
L’esordio del diabete tipo 1, l’ho avuto a 18 anni: ero dimagrita molto, avevo sempre tantissima sete, che no riuscivo mai a soddisfare, ho fatto gli esami del sangue e mi è stata trovata una glicemia superiore a 300! Ero a scuola quando mamma ha ricevuto l’esito degli esami e mi ha telefonato, dicendomi di andare subito dalla dottoressa. Quando sono arrivata e mi ha detto tutto, sono scoppiata a piangere, com’è normale. Poi c’è stato il ricovero in ospedale. Tanti amici sono passati a trovarmi. Io mi sono tranquillizzata quasi subito quando l’endocrinologo mi ha detto che potevo benissimo continuare a correre. A questa notizia mi sono sentita forte, e mi sono detta che un modo per andare avanti lo avrei trovato. E infatti eccomi qui!
Come avete reagito tu e la tua famiglia?
Come accennavo, io penso di aver reagito bene. Ho accettato in tempi brevi la nuova vita. Ho avuto subito voglia di imparare a fare le iniezioni e le misurazioni, per essere autonoma nella gestione del mio diabete. I mesi immediatamente successivi all’esordio, ho scoperto di apprezzare in un modo tutto nuovo e più profondo la mia vita.
Mamma è stata abbastanza tranquilla fin da subito, forse perché aveva già delle conoscenze sull’argomento. Papà invece ha dovuto essere tranquillizzato da me e mamma: in qualsiasi momento della giornata, era preoccupato che mi accadesse qualcosa, e stentava a lasciarmi l’autonomia che avevo prima. Era stressato e voleva sapere tutte le mie glicemie, segnarsi tutto… sentiva più ansia di me, per fortuna poi siamo riuscite a fargli capire che non era il caso! Che tutto era sotto controllo.
Ti sei mai sentita “diversa”, discriminata per la tua malattia?
Mi sento diversa ogni volta che pranzo fuori con gli amici e devo fare le iniezioni, oppure quando tutti prendono il dolce e io no. Però non mi pesa più di tanto. Faccio più fatica della media a gestire la mia alimentazione, ma alla fine il risultato è un modo di mangiare molto più sano.
Mi sono sentita diversa, e anche discriminata, anche recentemente, quando ho scoperto che c’è una legge – del 1933!!! – che vieta a tutte le persone con diabete di entrare in un gruppo militare, e quindi in particolare, impedisce a me e a tutti gli altri atleti diabetici di entrare in un gruppo sportivo per diventare un atleta professionista. Adesso che grazie alla tecnologia, con il diabete si può fare sport ad alti livelli, non ha nessun senso che questa legge rimanga… ancora di più adesso che è stato riconosciuto il diritto di entrare in un gruppo sportivo militare anche ai paraolimpici. È una cosa inaccettabile: dobbiamo parlarne e fare il possibile affinché le cose cambino.
Il tuo essere una giovane donna con diabete tipo 1 ti condiziona in qualche modo di più?
Per quanto riguarda il diabete tipo 1, forse le donne sono più riservate, nel senso che provano più imbarazzo a parlarne. Io ad esempio mi sono sentita più di una volta imbarazzata quando mi chiedevano che cosa avevo al braccio (alludendo al sensore), oppure quando a cena con un ragazzo dovevo andare in bagno a fare l’insulina. Però – comunque – penso che il diabete non sia un difetto, ma una fragilità, come quella di un bellissimo vaso molto delicato. Penso che essere una ragazza con diabete mi renda una ragazza speciale e che questa fragilità mi fa apparire forte. Ho scoperto, perché mi è stato detto, che alla maggior parte delle persone in realtà non fa effetto vedermi fare le iniezioni di insulina, ma che continuo ad apparire una ragazza normalissima anche in quei momenti.
Pensi che il diabete ti abbia portato a una maggiore attenzione a un sano stile di vita?
Da quando sono diabetica sono migliorata nello sport. Sicuramente perché mi sento più forte mentalmente, ma anche perché il diabete mi costringe a mangiare e dormire bene e a camminare e correre tanto!
Per fare sport con costanza occorre essere motivati, ma non pensi sia vero anche il contrario, ovvero che lo sport motivi a gestire meglio la propria condizione?
Ci sono per tutti i diabetici dei giorni o delle settimane in cui le glicemie sono particolarmente difficili da controllare. Quando mi capita per periodi un po’ più prolungati noto tantissima stanchezza in allenamento, quindi mi impegno con il diabete non solo per stare bene durante la giornata (che sarebbe già un valido motivo), ma anche nell’ottica del mio impegno sportivo. In generale, penso che lo sport, al di là degli obiettivi raggiunti o meno, abbia come scopo quello di motivare l’individuo a dedicarsi alla propria salute al massimo.
Come gestisci ogni giorno al meglio il tuo diabete tipo 1? Che tecnologia usi?
Uso il sensore Abott Freestyle Libre e seguo una terapia multi-iniettiva. Ma gran parte della gestione è possibile grazie allo sport e all’alimentazione sana. Come noto, fare sport mi consente di utilizzare meno insulina.
Raccontaci una tua giornata tipo tra sport, studio e gestione del diabete. Qual è il tuo segreto?
Mi alleno per due/tre ore al giorno, qualche volta di fila e altre volte spezzate in due sessioni. Studio otto ore al giorno. Mi sveglio presto (alle 6:00) e vado a dormire presto (22:00). Nell’arco della giornata non mi fermo mai. Se non sto studiando o correndo, sono a fare due passi. Mi aiuta moltissimo a non diventare stressata e a controllare la mia glicemia.
Il mio segreto è avere la consapevolezza che il tempo è preziosissimo. Quindi alterno sport e studio durante la mia giornata senza perdere un secondo. Sicuramente la passione e l’amore per quello che faccio sono anche un’arma e uno stimolo vincente.
Tra tutti questi impegni, riesci anche a divertirti, a ricavarti del tempo libero?
Conosco l’importanza del tempo libero, anche se non nego che qualche volta me ne concedo troppo poco. Però mi piace fare passeggiate, vedere gli amici, fare shopping, disegnare… in genere, scelgo un giorno della settimana in cui non studio ma mi dedico a queste cose. In questo modo, riesco a farlo e a mantenere anche una vita sociale. Ho tanti amici, persone che mi sostengono, che sono felicissime quando riesco a trovare del tempo da dedicare loro e anche persone che sono capaci di farmi spendere il mio tempo libero al meglio.
A tavola come ti comporti? Qual è la tua alimentazione tra atletica e diabete? Hai dovuto fare delle rinunce?
Sono molto attenta a non sforare con i carboidrati, a meno che non mi aspettino un allenamento o una gara intensi. Escludo quasi completamente gli zuccheri, eccetto che per qualcosina a colazione. I miei coetanei mangiano tanti più dolci di me, e io, soprattutto durante i pasti in compagnia, mi sento nervosa. Però poi mi dico che, alla fine, la dieta che mi è imposta è in qualche modo più sana, e questo mi dà forza.
Mi sono fatta seguire da esperti per la scelta della dieta, raccogliendo consigli di qua e di là. Ho cercato di trovare il compromesso tra diabete e atletica che mi facesse stare meglio. Mangio tante cose che mi piacciono e quindi, anche se ho una dieta dalla quale gli sgarri costano cari, sono abbastanza tranquilla.
Ai genitori con un figlio con diabete tipo 1, quale attività fisica consiglieresti? Si può cominciare a qualsiasi età?
Consiglierei l’attività che il bambino o la bambina con diabete tipo 1 preferisce di più; una raccomandazione che mi sento di fare ai genitori è quella di non impedire al figlio diabetico di fare un qualche sport (a meno che non sia estremo soprattutto per l’età) a causa della malattia. Penso sia anche sbagliato far sentire al bambino le proprie preoccupazioni per quanto riguarda la gestione della glicemia durante lo sforzo fisico perché il bambino si impaurisce e non riesce a dedicarsi con la giusta concentrazione all’attività sportiva. Inoltre, aggiungerei che le attività aerobiche, come la corsa prolungata, la bici, il nuoto…, aiutano molto nella gestione del diabete perché tengono più basse le glicemie e quindi riducono le iniezioni di insulina.
Oltre che per lo sport, secondo noi è importante il tuo ruolo di giovane ambasciatrice, per dare il messaggio che nel modo giusto, si può fare tutto e la società non deve discriminare le persone con diabete… quale messaggio daresti a una persona diabetica, per affrontare meglio la vita, con la tua serena determinazione?
Abbiamo la fortuna di vivere in un periodo in cui le persone – anche con diabete di tipo 1 – hanno a disposizione tutti gli strumenti per fare una vita pressoché normale, certo con un bell’ impegno quotidiano. Naturalmente non dico che la persona con diabete non avrà mai problemi ma penso che oggi ognuno di noi – con diabete o meno – debba comunque affrontare dei problemi nella propria vita quotidiana. Io trovo che quella del diabete sia una “bella” fragilità… perché è una fragilità che se affrontata con il giusto approccio, ti esorta a cercare di fare tutto nel miglior modo possibile nell’arco della giornata.
Grazie te, Anna e congratulazioni per tutti i tuoi successi futuri. Buona vita!
Immagini tratte dalla rete.