Cataratta: notevoli i progressi della chirurgia negli ultimi anni

Cataratta: notevoli i progressi della chirurgia negli ultimi anni

Con la consulenza degli Esperti di CAMO, Centro Ambrosiano Oftalmico, primo centro in Italia con Global Safe Site, certificato di massima sicurezza**

Una volta comparsa, la cataratta non può essere fermata con una dieta o con dei farmaci: l’unica terapia valida è l’intervento chirurgico. Come è noto, l’intervento di cataratta consiste nell’estrarre il cristallino, che essendo ormai opacizzato, rende la vista offuscata e i colori sbiaditi, e oggi è possibile sostituirlo con un’altra lente artificiale (la IOL, lente intraoculare). Grazie agli ultimi prodigiosi progressi scientifici e alla disponibilità di tecnologie sempre più avanzate l’intervento di cataratta è diventato più sicuro, efficace e risolutivo.
Secondo le stime dell’OMS, la cataratta avrà nei prossimi 20-30 anni una progressione esponenziale del 60% fino a raggiungere un’incidenza del 90% sulla popolazione anziana a causa anche del innalzamento dell’età e dell’attesa di vita sempre maggiore. Nelle persone con diabete, la cataratta tende a verificarsi con maggiore frequenza (2-5 volte in più) e in età più precoce (anche prima dei 40 anni).

Cataratta: 650 mila interventi all’anno

Ogni anno, in Italia si registrano circa 650.000 interventi di cataratta, molti in soggetti con diabete. Soprattutto nei Paesi industrializzati il problema della cataratta ha messo sotto stress il Sistema sanitario pubblico che trova difficile assicurare un’assistenza adeguata ai pazienti con cataratta. La ricerca scientifica negli ultimi cinquant’anni per fortuna ha completamente trasformato l’intervento chirurgico della cataratta e con successivi passi di miglioramento e di tecnologie avanzate ha reso questa operazione delicata e rischiosa in un atto operatorio efficace e sempre più sicuro e risolutivo, anche per la persona con diabete.

Cataratta: come veniva operata una volta

Fino ad alcuni decenni fa, l’intervento di cataratta rappresentava uno degli atti chirurgici più complessi e rischiosi. Il paziente veniva ricoverato e quindi dopo una serie di esami clinici, radiografie e visite specialistiche veniva operato in anestesia generale. E la chirurgia, come veniva effettuata? Molti chirurghi praticavano una incisione di 180° con il coltellino di Van Graefe per estrarre il cristallino, e quindi praticavano una sutura di 8-10 punti. Altri facevano un’incisione limbare ampia, aprivano la capsula anteriore ed estraevano il nucleo del cristallino, infine suturavano con un numero variabile di punti in seta. E l’immediato decorso postoperatorio era molto impegnativo, a partire dal fatto che il paziente doveva starsene immobile a letto per parecchi giorni, con gli occhi bendati. Le conseguenze, com’è facile immaginare, erano dirompenti sulle persone anziane. L’intervento a quel tempo non prevedeva quasi mai l’impianto di un cristallino artificiale, per cui dopo l’intervento era necessario l’impiego di lenti da afachia (assenza del cristallino), spessissime e pesantissime che rendevano la deambulazione difficile e insicura. L’intervento comportava dai dieci ai 15 giorni di degenza ospedaliera e un decorso post operatorio molto faticoso.

I nuovi interventi di cataratta: più sicuri, efficaci e sostenibili

Oggi, grazie al progresso delle nuove tecnologie, dei più recenti dispositivi e della ricerca scientifica più avanzata, un paziente arriva in ambulatorio al mattino avendo fatto a casa una leggera colazione, riceve alcune gocce anestetiche (e non l’anestesia generale) sull’occhio da operare, fa l’intervento (che dura poche decine di minuti e non ore), rientra a casa dopo un’ora dall’intervento di cataratta e dopo un paio di giorni può tornare al suo lavoro quotidiano.

Analizziamo le varie fasi dell’intervento

Il percorso clinico preoperatorio inizia con la pianificazione chirurgica e refrattiva del risultato postoperatorio; a tale scopo, vengono eseguiti numerosi esami diagnostici, tutti computerizzati e che richiedono tutti un’analisi accurata (e quindi tempo, impegno e studio per il chirurgo):

  • Topografia corneale, per studiare la superficie anteriore dell’occhio
  • Pachimetria, per rilevare lo spessore della parte anteriore dell’occhio, la cornea
  • Biomicroscopia endoteliale, per studiare la quantità e vitalità delle cellule della cornea
  • Biometria contactless, per misurare la lunghezza del bulbo oculare e prendere altre esatte misure della parte anteriore dell’occhio. L’esame permette poi attraverso formule di calcolo e algoritmi di pianificare la refrazione postoperatoria.
  • Pupillometria, per misurare il diametro pupillare (una pupilla stretta o troppo ampia per esempio escludono la scelta di una lente multifocale)
  • Tonometria, per misurare la pressione oculare ed escludere ad esempio il rischio di glaucoma
  • OPD, uno strumento chiamato topo-aberrometro, che consente di valutare la situazione refrattiva completa dell’occhio ( cioè misurare la miopia e altri difetti).
  • OCT, ovvero Tomografia Ottica Computerizzata o Tomografia ottica a radiazione coerente, che permette di esaminare, quasi come fosse un esame istologico, le parti più importanti della retina per escludere patologie ed assicurare un ottimo risultato funzionale postoperatorio.

Una chirurgia sofisticata e altamente tecnologica

La chirurgia della cataratta si serve in tutte le sue fasi di alta tecnologia; ciò significa che la tecnologia costituisce parte integrante dell’operazione sia nella fase preoperatoria per programmare nel dettaglio l’intervento, che nella conseguente parte chirurgica vera e propria e poi anche nel decorso postoperatorio. Quindi, già da questi esami si può facilmente comprendere che lo studio preoperatorio dell’occhio affetto da cataratta è un atto di alta tecnologia digitale.

E la fase chirurgica lo è ancora di più perché durante l’intervento il chirurgo si serve di numerosi strumenti supertecnologici; la chirurgia è fortemente guidata e controllata dall’innovazione hi-tech, che sta sempre più perfezionando la chirurgia della cataratta: accuratezza, precisione e ripetibilità sono caratteristiche che non sono raggiungibili dalla mano dell’uomo, ma uno strumento informatico adeguatamente programmato può raggiungere questo obiettivo e fare quasi una chirurgia robotica.

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** CAMO, il Centro Ambrosiano Oftalmico, è un centro oculistico d’eccellenza con sede a Milano. Fondato dal Dott. Lucio Buratto, rappresenta da sempre il punto di riferimento dell’oculistica italiana ed internazionale nell’ambito del segmento anteriore e posteriore dell’occhio, per la diagnostica, la correzione e la cura dei difetti e della patologie visive.
Il Centro Ambrosiano Oftalmico è specializzato nella cura della cataratta, delle patologie della retina e della cornea, ed è fra i centri pionieri nel trattamento dei difetti come miopia, miopia forte, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia tramite intervento laser o altre tecniche chirurgiche come l’impianto di lenti intraoculari.
CAMO punta da sempre sulla tecnologia d’avanguardia e tutti i macchinari sono di ultima generazione, al passo con i tempi e le nuove esigenze della chirurgia oftalmica.
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