In una zona dell’occhio si trovano cellule staminali che si possono prelevare facilmente e, opportunamente trattate, possono essere riprogrammate per diventare beta-cellule, uguali a quelle del pancreas, che producono l’insulina e che non funzionano nei pazienti con diabete di tipo 1 e nel tempo non funzionano anche in quelli con diabete di tipo 2. Questo il risultato di una nuova ricerca sperimentale italiana coordinata da Carla Giordano, professore Associato di Endocrinologia all’Università di Palermo e presentata al 23° congresso nazionale della Società Italiana di Diabetologia che si è tenuto nei giorni scorsi a Palermo. È stato chiesto il brevetto per il metodo necessario a ottenere le beta cellule dalle staminali oculari.
Verificato che i trapianti di isole pancreatiche incontrano grandi difficoltà per la loro breve durata e per la scarsità di donatori e costringono a ricorrere di nuovo alla somministrazione di insulina, sono stati avviati nuovi studi per la ricerca di fonti alternative di staminali. Secondo la ricerca della professoressa Giordano in futuro le cellule staminali prelevate al paziente verranno coltivate in laboratorio e una volta trasformate in beta cellule alcune potranno essere reinserite e le altre conservate in ‘banche’, pronte a essere riutilizzate nel caso di esito negativo del primo trapianto.
Attualmente i trapianti di staminali autologi non mieloablativi sono gli unici sperimentati su pazienti diabetici; in Brasile uno studio pilota, per quanto senza gruppo di controllo, ha ottenuto che alcuni pazienti con diabete di tipo 1 abbiano potuto sospendete la terapia insulinica per 31 mesi grazie al prelievo di cellule staminali di midollo osseo, successivo azzeramento di midollo osseo e reinserimento delle proprie cellule midollari prelevate precedentemente.
Fonte: 11 giugno 2010, apcom.net