La cataratta è una riduzione fino alla perdita totale di trasparenza (opacamento) del cristallino, la lente del nostro occhio che ha il compito di regolare la messa a fuoco delle immagini sulla retina. I soggetti diabetici hanno maggiori probabilità di sviluppare una cataratta.
Per svolgere in pieno la sua funzione, il cristallino deve essere trasparente ed elastico, proprietà che derivano dalla sua particolare struttura e composizione (acqua e proteine orientate in modo tale da convogliare la luce verso la retina).
L’accumulo di zucchero che si verifica durante il diabete quando è mal controllato, tende a fare agglomerare le proteine del cristallino, opacizzandolo e creando un annebbiamento della visione. Non è raro provare un intenso fastidio in presenza di una luce solare molto forte. Il fumo aumenta il rischio di cataratta, in particolare nelle persone anziane.
Cataratta: quali sono i sintomi più comuni?
I principali sintomi sono: visione annebbiata o sfocata, fastidi visivi con luce intensa, per esempio i fari delle macchine che avanzano in direzione opposta, sdoppiamento visivo, necessità di cambiare frequentemente la prescrizione degli occhiali. Tutti questi sintomi possono essere scambiati con quelli di altri disturbi oculari per questo se si accusano alcuni di questi sintomi, è consigliabile sottoporsi a una visita dall’oculista per accertarne la causa. È importante tenere presente che una cataratta in fase iniziale può essere del tutto asintomatica: tende in ogni caso a svilupparsi lentamente, pertanto la perdita visiva è di solito graduale, non improvvisa perché l’opacamento del cristallino impedisce in modo progressivo ad una quantità sempre maggiore di luce di penetrare nell’occhio. Alcuni soggetti con diabete in seguito alla terapia antidiabetica notano un miglioramento della propria visione.
Chi fa la diagnosi di cataratta?
La diagnosi di cataratta viene fatta da un oculista alla fine di un’accurata visita specifica. Oltre alla capacità visiva da lontano e da vicino, la visita comprenderà anche un accurato esame del cristallino con una particolare lampada a fessura e un esame della retina, in entrambi i casi dopo dilatazione della pupilla con apposite gocce. La visita oculistica di routine, per esempio per gli occhiali, non comprende tali esami che sono specifici.
La cataratta può diffondere da un occhio all’altro?
NO. Tuttavia, una persona può sviluppare una cataratta in entrambi gli occhi.
Si può diventare ciechi a causa della cataratta?
Se trascurata e non trattata, la cataratta può portare alla cecità.
Esiste una cura per la cataratta?
A oggi non esistono farmaci o colliri efficaci in grado di curare la cataratta, ridando trasparenza ad un cristallino opaco. L’unica terapia per la cataratta è la sua rimozione grazie ad un intervento di microchirurgia. In genere può essere risolta, con risultati eccellenti, con un particolare intervento di sostituzione del cristallino danneggiato con una lente permanente (in genere intraoculare) di materiale plastico inerte biocompatibile che viene fissata nella capsula del cristallino ed ancorata in modo permanente ai suoi legamenti naturali. Sono rari i casi in cui il soggetto operato non può ricevere una lente intraoculare perché è intollerante al materiale della lente, perché la struttura del suo occhio non lo consiglia o perché ha altre malattie oculari che lo impediscono. La chirurgia della cataratta rappresenta oggi una delle operazioni più comuni effettuate ed anche una delle più sicure ed efficaci.
Più del 90% dei soggetti operati migliora notevolmente la propria visione dopo l’intervento. Sei comunque tu che decidi se e quando fare l’ intervento, anche seguendo il consiglio del tuo oculista e del diabetologo, in base. La prima cosa di cui devi tenere conto è quanto questa affezione arreca disturbo al tuo stile di vita quotidiano. Se la cataratta è presente in entrambi gli occhi, il chirurgo non li opererà nella stessa seduta, ma prima interverrà su quello con cataratta in fase più avanzata.
Prima dell’intervento bisogna eseguire alcuni esami?
Di prassi, dopo la diagnosi di cataratta e prima di essere sottoposti a intervento chirurgico vengono richiesti alcuni esami che comprendono, oltre agli esami di routine (sangue, urine, elettrocardiogramma etc) anche la misurazione della curvatura della cornea e della lunghezza dell’ occhio per stabilire il potere della lente intraoculare che dovrà essere inserita al posto del proprio cristallino opaco.
Che cos’è la facoemulsificazione?
La facoemulsificazione è una recente tecnica chirurgica, oggi ritenuta la tecnica di elezione per la rimozione della cataratta tra quelle disponibili. Il chirurgo utilizza una sonda ad ultrasuoni per frammentare il cristallino all’interno dell’occhio e quindi lo aspira attraverso una minuscola incisione (~ 3 millimetri). Questa tecnica innovativa rispetta al massimo le caratteristiche anatomiche dell’occhio, non necessita di sutura, garantisce un immediato recupero visivo e una notevole riduzione delle possibili complicanze e dei disagi per il soggetto operato.
L’intervento richiede l’anestesia totale?
L’operazione può essere eseguita in anestesia locale peribulbare (tramite iniezione di piccole quantità di collirio anestetico nell’area circostante l’occhio) o – se le condizioni lo consentono (e grazie anche a tecnologia avanzate) – in anestesia topica cioè instillando poche gocce di collirio anestetico direttamente nell’occhio poco prima e durante l’intervento. Non si avverte dolore né al momento della anestesia locale né tantomeno durante e dopo l’operazione. Il chirurgo opera sempre con l’ausilio del microscopio.
È richiesto il ricovero?
Per la quasi totalità dei pazienti, l’intervento viene eseguito in day hospital e si può tornare a casa un paio d’ore dopo il termine dell’operazione, che dura in genere una ventina di minuti.
Il recupero è lungo dopo l’intervento di cataratta?
- La visione si riacquista rapidamente e progressivamente fin dal primo giorno dall’intervento raggiungendo la stabilità verso l’8° giorno. La guarigione completa avviene dopo circa un mese dall’intervento. Se le variazioni e i sintomi oculari persistono oltre le 4-5 settimane è importante parlarne con l’oculista e/o con il proprio medico.
- Per alcuni giorni dopo l’operazione è normale sentire prurito, palpebre pesanti e talvolta un leggero dolore nella zona oculare con arrossamento e lacrimazione più o meno intensa. Le luci possono apparire allungate e contornate da alonature, soprattutto di sera, nei primi giorni dopo l’intervento.
- Alcuni sintomi, tuttavia, meritano attenzione e un immediato controllo dal proprio oculista: la comparsa di un forte dolore persistente, l’improvvisa riduzione della vista e la visione di lampi di luci o molti puntini neri che fluttuano davanti all’ occhio.
- Dopo l’intervento per cataratta è consigliabile usare occhiali per ottimizzare la visione sia da lontano che da vicino
- Durante il sonno, sia di notte che di giorno, per almeno una settimana dovrà essere applicata un’apposita protezione in plastica.
- In genere, già dopo poche ore dall’intervento è possibile leggere o guardare la televisione (anche se ovviamente è meglio non farlo per un periodo troppo lungo e continuo) sebbene la visione possa essere offuscata. Di solito c’è bisogno di qualche giorno perché si rischiari del tutto. Qualche ulteriore giorno sarà necessario affinché l’occhio operato si coordini con l’altro in termini di tonalità di colori (tendenzialmente bluastra nell’occhio operato) e di sensibilità.
Vi sono dei controlli da fare dopo l’intervento?
La prima visita di controllo andrà effettuata il giorno successivo all’intervento, seguite da un controllo dopo una settimana e un mese. Inoltre, per alcune settimane sarà necessario instillarsi uno o più tipi di gocce di collirio, di solito contenenti farmaci antiinfiammatori e antibiotici.
Esiste l’eventualità di recidive?
Una volta che il cristallino è stato rimosso la cataratta non può ritornare. Tuttavia, in alcuni rari casi, la capsula posteriore del globo oculare, su cui poggia la nuova lente, può perdere trasparenza, dopo qualche mese o anno. Questa evenienza si chiama cataratta secondaria e a differenza della cataratta precedente, si può trattare con una nuova pratica di chirurgia ambulatoriale chiamata capsulotomia laser YAG che, in pochi minuti, elimina per sempre la visione nebulosa. La tecnica consiste nel creare una piccola apertura nella parte centrale della capsula posteriore per permettere alla luce di passare indisturbata. Il trattamento è strettamente ambulatoriale, si fa sempre in anestesia topica (instillazione di alcune gocce di anestetico nell’occhio) e non è doloroso.