Per raggiungere l’obiettivo di trarre il massimo vantaggio dal trattamento chirurgico dell’obesità (chirurgia bariatrica), alle competenze tecnico scientifiche vanno affiancate quelle emozionali, garantite da un adeguato supporto psicologico, come spiega Lucio Rinaldi, responsabile dell’Area per i Disturbi del comportamento alimentare presso il Day Hospital di Psichiatria Clinica del Policlinico Gemelli di Roma: «Un inserimento armonico ed equilibrato della chirurgia bariatrica nella storia clinica ed esistenziale del paziente è un elemento fondamentale per il successo a breve e lungo termine di questo tipo di chirurgia che si basa sulla presenza di adeguate competenze cognitive e soprattutto emozionali.
La presenza di comorbidità è ben documentata in letteratura: frequentemente l’obeso presenta ansietà, ossessività, tendenza depressiva, scarsa modulazione dell’aggressività e trova lo strumento di modulazione e di attenuazione di questi aspetti interiori nel rapporto con il cibo. Obiettivo del nuovo servizio di psichiatria del Gemelli è di fornire un servizio più efficace, per comprendere il trattamento prioritario di cui necessita il paziente obeso, che non sempre è quello chirurgico».
Roberto Tacchino è il direttore del servizio di consulenza, istituito poco più di un anno fa presso l’ambulatorio di Chirurgia dell’obesità del Dipartimento di Scienze chirurgiche del Policlinico della Cattolica, che si occupa di valutare i candidati agli interventi e li segue nelle fasi successive; il paziente obeso viene motivato a cambiare il proprio stile di vita attraverso un percorso psicologico e motivazionale per migliorarne il rapporto con il cibo e ottenere consapevolezza di sé e delle proprie emozioni. Spiega Tacchino: «La complessità dell’intervento di chirurgia bariatrica non è tanto di ricondurre alla tecnica, quanto alla diversità delle variabili, che giocano un ruolo determinante per il successo terapeutico. L’intervento dello psichiatra che valuta il paziente obeso anche dal punto di vista psicologico è fondamentale perché, quando per risolvere il problema dell’obesità bisogna affrontare un intervento, sono necessarie consapevolezza e informazione».
Il primo bilancio di questa originale collaborazione tra chirurghi e psichiatri istituita al Gemelli elenca oltre 500 prime visite (45 al mese) presso l’ambulatorio di Chirurgia dell’obesità; mentre gli altri pazienti hanno proseguito con le valutazioni funzionali l’iter operatorio, per circa 100 (8 al mese, il 16,6%) è stato chiesto lo screening psichiatrico, basato su test e colloqui clinici.
Circa il 20% di questi pazienti, giudicati idonei, sono stati operati, mentre l’80% è stato giudicato non operabili a causa di psicopatologia o per non aver aderito al programma di valutazione psichiatrica.
Fonte: aprile 2011, Adnkronos