Quando i livelli di colesterolo in circolo sono troppo elevati, il rischio è che si inneschi il processo dell’aterosclerosi, che progredisce in modo silente fino alla completa ostruzione dei vasi o alla formazione di trombi che ostruiscono il flusso del sangue e che aumentano notevolmente il rischio di malattie cardiovascolari, danni renali e ictus cerebrale.
Il diabete, così come il fumo e la vita sedentaria rappresentano dei fattori di rischio importanti per lo sviluppo di aterosclerosi.
Una dieta eccessivamente ricca di grassi animali determina un aumento del tasso di colesterolo circolante. Quando la quantità di colesterolo presente nel sangue – e soprattutto quella trasportata nelle lipoproteine a bassa densità (colesterolo LDL o colesterolo cattivo) – raggiunge valori elevati, comincia ad accumularsi sulla parete dei vasi fino a formare una placca aterosclerotica resistente che indurisce le pareti vasali, le rende meno elastiche e rallenta il flusso del sangue. Con il passare del tempo la placca cresce (anche senza manifestare alcun sintomo!!) e ostruisce sempre di più il lume del vaso anche fino alla completa ostruzione o alla formazione di trombi. È un processo lento, che può richiedere decenni e proprio per questo subdolo.
L’aterosclerosi è una patologia vascolare cronica, a decorso silente (senza manifestare sintomi!), ed è la principale causa di eventi ischemici di cuore e vasi. Con il termine “ischemia” si intende qualsiasi diminuzione o interruzione dell’apporto di sangue in un distretto corporeo. L’evoluzione della placca aterosclerotica coinvolge una combinazione di vari fattori sistemici ma anche locali: disfunzione dell’endotelio (rivestimento interno dei vasi sanguigni), eccessiva deposizione di lipidi nella membrana intima, risposta immunitaria amplificata, proliferazione delle cellule muscolari lisce e rimodellamento della matrice extracellulare.
I danni provocati dalla placca aterosclerotica possono verificarsi a carico di importanti arterie (come le coronarie del cuore) e altri organi vitali e se trascurato facilita lo sviluppo di gravi malattie acute, con esito repentino, come l’infarto del miocardio, la trombosi, l’ictus cerebrale o complicanze renali.
In quali situazioni il rischio può aumentare l’aterosclerosi?
Un eccesso di lipidi (colesterolo, trigliceridi, etc) nel sangue (iperlipidemia), diabete tipo 2, ipertensione arteriosa, fumo di sigaretta e vita sedentaria sono i principali fattori di rischio modificabili, mentre età e familiarità per malattie associate all’aterosclerosi sono i principali fattori non modificabili, per questo è così importante modificare il proprio stile di vita in senso preventivo (alimentazione sana, attività fisica regolare, limitare fumo ed alcolici), quando il proprio profilo lipidico nel sangue risulta alterato.
Nelle persone con diabete tipo 2 (DT2), il colesterolo-LDL (colesterolo cattivo) è spesso più alto dei valori normali ma in alcuni soggetti con DT2 tale rialzo non viene evidenziato dagli esami pur essendoci una dislipidemia (alterazione dei lipidi nel sangue). Nella metà dei pazienti con diabete tipo 2, si riscontra un aumento dei trigliceridi o una riduzione del colesterolo-HDL (colesterolo buono) a digiuno o nella fase post-prandiale. Sia le lipoproteine LDL che quelle HDL che servono per trasportare il colesterolo, nel soggetto con diabete tipo 2 mostrano delle variazioni nella composizione – che assume un profilo lipidico più aterogenico – che alterano le loro funzioni. Tutte queste alterazioni si osservano spesso anche nelle persone con accumulo di grasso addominale (grasso viscerale) considerato il più pericoloso per il maggior rischio cardiovascolare associato, con insulino-resistenza o con ridotta tolleranza al glucosio.
Anche il diabete tipo 1 è associato a un più alto rischio cardiovascolare in particolare nei soggetti con microalbuminuria e malattia renale. Sappiamo che l’iperglicemia accelera l’aterosclerosi. Migliore è il controllo del proprio diabete, minore sarà tale rischio nel tempo. Il profilo lipidico del soggetto con diabete tipo 1 con un buon controllo glicemico è normale ed è caratterizzato da livelli più bassi della norma di trigliceridi e colesterolo-LDL mentre i valori di colesterolo-HDL (colesterolo buono) sono in genere al limite superiore del range normale o lievemente superiori. Ciò si spiega con la somministrazione sottocutanea dell’insulina che aumenta l’attività delle lipoproteine (complessi molecolari che trasportano nel sangue trigliceridi e colesterolo) nel tessuto adiposo e nel tessuto muscolo-scheletrico e di conseguenza accelera il turnover delle particelle VLDL. Le VLDL (acronimo di Very Low Density Lipoproteins) sono lipoproteine cariche di grassi (trigliceridi) che vengono sintetizzate dal fegato e fungono da trasportatori di lipidi (grassi) verso i tessuti periferici (soprattutto muscolare e adiposo); in tal modo, le VLDL perdono densità e si trasformano dapprima in IDL (Intermediate Density Lipoproteins – intermedie) e poi in LDL, le quali continuano a circolare trasportando il colesterolo cattivo come ultimo elemento di cessione. Il colesterolo-VLDL può quindi essere considerato come precursore del colesterolo-LDL (colesterolo cattivo).
Anche nel diabete di tipo 1 si osservano delle modificazioni potenzialmente aterogene nella composizione delle lipoproteine sia LDL che HDL.
Ogni quanto andrebbe controllato il profilo dei lipidi nel sangue?
Nei soggetti con diabete, il controllo del profilo lipidico (livelli dei grassi nel sangue), comprensivo di colesterolo totale, colesterolo LDL, colesterolo HDL e trigliceridi andrebbe effettuato almeno 1 volta all’anno e a intervalli di tempo più ravvicinati in caso di diabete non ben controllato e di dati fuori dalla norma del profilo lipidico.
Quali sono i valori di riferimento del colesterolo cattivo nel sangue nella persona con diabete?
Le Linee Guida ESC-EASD 2019 [ documento congiunto tra la Società Europea di Cardiologia (ESC) e l’European Association for the Study of Diabetes (EASD)] sottolineano come in generale il diabete mellito conferisca un eccesso di rischio di malattie cardiovascolari di due volte più elevato, indipendentemente dalla presenza di altri fattori di rischio.
Stratificare il rischio cardiovascolare nei pazienti con diabete riveste dunque un ruolo importante per impostare trattamenti di intensità proporzionale al rischio individuale del singolo paziente (terapia personalizzata). I pazienti con diabete possono essere distinti in soggetti a rischio molto alto, alto o moderato.
MODERATO RISCHIO CARDIOVASCOLARE
- Pazienti giovani (diabete tipo 1 ed età inferiore ai 35 anni o diabete tipo 2 ed età inferiore ai 50 anni) con diabete di durata inferiore ai 10 anni, SENZA altri fattori di rischio
ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE
- Pazienti con diabete mellito di durata uguale o maggiore ai 10 anni senza danno in organi target più qualsiasi altro fattore di rischio addizionale
MOLTO ALTO RISCHIO CARDIOVASCOLARE
- Pazienti con diabete mellito e presenza di malattia cardiovascolare o danno di un organo target o 3 o più fattori maggiori di rischio o insorgenza precoce di diabete mellito di tipo 1 di lunga durata (maggiore ai 20 anni)
I valori target (valori di riferimento) da raggiungere per il colesterolo-LDL (colesterolo cattivo) variano in funzione del rischio cardiovascolare (CV) del singolo paziente con diabete mellito:
- Rischio CV molto alto → target colesterolo-LDL< 55 mg/dl (1,4 mmol/l)
- Rischio CV alto → target colesterolo-LDL < 70 mg/dl (1,8 mmol/l)
- Rischio CV moderato → target colesterolo-LDL < 100 mg/dl (2,5 mmol/l)
Leggi anche
References
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- ESC/ Le ultime linee guida di trattamento delle dislipidemie: LDL mai così basso
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