Diabete tipo 2: quali le nuove frontiere della cura e assistenza in Italia?

Diabete Tipo 2: quali le nuove frontiere della cura e assistenza in Italia?

In Italia, sono circa 4 milioni le persone che soffrono di diabete, soprattutto nelle fasce più svantaggiate dal punto di vista socio-economico; ciò causa un impatto rilevante sul nostro Sistema Sanitario Nazionale. Nonostante le numerose sfide affrontate, si sono compiuti notevoli progressi negli ultimi anni, con lo sviluppo di terapie sempre più mirate alle specifiche esigenze dei pazienti affetti da diabete.

Ringraziamo l’Associazione Medici Diabetologi che – grazie alla preziosa collaborazione scientifica fornita – ha permesso di organizzare questa serie di eventi sulla Pandemia Diabete Tipo 2 nelle varie Regioni d’Italia.

Il panorama attuale del diabete tipo 2 in Italia

Il 6 febbraio ’24 a Roma si è concluso con successo l’evento “La pandemia Diabete t2 – dai modelli organizzativi, alle criticità gestionali, alle nuove opportunità di cura”, rappresentante l’ultima tappa del Tour Nazionale.

Durante l’incontro, tutti i prestigiosi partecipanti hanno condiviso le proprie prospettive e analisi sul panorama attuale del Diabete di tipo 2 in ItaliaEmilio Augusto Benini, Presidente Nazionale FAND, ha sottolineato l’importanza di ripensare l’approccio organizzativo, evidenziando le opportunità offerte dal PNRR e dal DM77, concentrandosi sul ruolo delle Case di Comunità e delle Associazioni Pazienti.

La pandemia non fu termine più azzeccato per evidenziare come da un lato ci sia una crescita delle persone con diabete e dall’altro un Servizio Sanitario che non riesce e dare risposte alle tante richieste dei pazienti.

Le ragioni sono numerose e conosciute – sottolinea Benini – scarsità di specialisti, medici di medicina generale, sanitari, in generale scarsità di risorse anche economiche. È necessario rivedere l’approccio organizzativo, e il PNRR insieme al DM77 rappresentano un’opportunità irripetibile. Le nuove Case di Comunità, se gestite in modo efficiente, possono fornire utili servizi al Territorio non solo dal punto di vista sanitario ma anche sociale. Il ruolo delle associazioni, come indicato dal DM77, riveste una grande importanza nelle Case di Comunità. “La FAND, da tempo, organizza corsi per formare “Diabetici Guida” per supportare sia i team diabetologici che per essere presenti nelle Case di Comunità, mettendo a disposizione delle persone con diabete le competenze acquisite, escludendo naturalmente gli aspetti clinici, di competenza degli specialisti.

Ridisegnare gli assetti organizzativi per superare le criticità

Nell’ambito del progetto appena concluso, dalle molteplici considerazioni emerse, “possiamo estrarre un ‘leitmotive’ di particolare interesse: ‘la denuncia dello scollamento fra le varie componenti del Sistema salute all’interno del SSN e con le altre istituzioni’- dichiara Paola Pisanti, Consulente Ministero della Salute.
È logico dedurre che le proposte di cambiamento mirate a superare questa situazione, anche alla luce del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) e del Decreto Ministeriale 77 (DM 77), debbano effettivamente concentrarsi sulla creazione di soluzioni che ridefiniscano gli assetti organizzativi. Ciò comporta:

  • il rafforzamento della comunicazione;
  • la predisposizione di infrastrutture tecnologiche;
  • la promozione di prassi operative sempre più interdisciplinari e intersettoriali.

L’obiettivo è quello di creare le condizioni necessarie per superare il passato vincolo settoriale, rendendo l’organizzazione dei servizi assistenziali più strutturata e organica. “Questo dovrebbe rendere l’assistenza più facilmente accessibile per il cittadino/utente, efficace dal punto di vista clinico e più efficiente nella gestione complessiva, in grado di accompagnare ogni persona con diabete in modo continuativo e appropriato” conclude Pisanti.

Sfide strutturali e Approcci Terapeutici Innovativi

“Il diabete colpisce circa 4 milioni di individui in Italia, prevalentemente nelle fasce più svantaggiate dal punto di vista economico e sociale, con un impatto significativo sul Servizio Sanitario Nazionale”, sottolinea Riccardo Candido, Presidente Nazionale AMD e Presidente FeSDI.

Le complicanze cardiovascolari, renali, oculari e degli arti inferiori (piede diabetico) rappresentano un notevole peso sulla salute collettiva, oltre a incidere in modo diretto e indiretto sui costi della patologia, stimati intorno a circa il 9% della spesa sanitaria.

“Grazie agli enormi progressi compiuti negli ultimi anni nella gestione del diabete, le soluzioni terapeutiche più innovative si stanno avvicinando sempre di più alle esigenze specifiche delle persone affette da questa patologia. Tuttavia, persistono delle criticità a livello strutturale, che dovranno essere gradualmente affrontate mediante la creazione di sinergie con tutti i professionisti coinvolti nella gestione della persona con diabete” dichiara Candido. “Questo permetterà di implementare un modello efficace ed efficiente, in grado di garantire la migliore qualità di cura attuale e futura, considerando anche l’incremento della prevalenza del diabete” conclude Candido.

Come società scientifica, lavoriamo costantemente per assicurare che il nostro Servizio Sanitario Nazionale sia in grado di offrire una presa in carico equa e accessibile su tutto il territorio nazionale.

Legge 130: avanzamenti e prospettive per la gestione del diabete

Francesco Maria Salvatore Ciancitto, membro della Commissione Affari Sociali, ha messo in evidenza l’impatto del diabete in Italia, sottolineando l’importanza della Legge 130 come pilastro fondamentale per migliorare l’assistenza mediante l’implementazione di programmi di screening del diabete.

Questi interventi pongono l’Italia in una posizione di leadership nella promozione della prevenzione e nella tempestiva identificazione del diabete.

Ai quasi 4 milioni di pazienti con diagnosi di diabete vanno aggiunti tutti quelli che non sanno di averlo – ha ribadito l’On. Ciancitto -. La malattia ha un notevole impatto da un punto di vista sia clinico, sociale che economico; questo costringe i pazienti e i familiari più stretti a stravolgere in toto il loro stile di vita, per tenere sotto controllo la malattia e prevenire le complicanze diabetiche che possono insorgere. Il nostro obiettivo deve essere quello di:

  • facilitare l’accesso all’innovazione tecnologica e alla telemedicina;
  • sburocratizzare e semplificare il sistema assistenziale attraverso il potenziamento della medicina territoriale.

Infine servono linee di indirizzo nazionali per un adeguato PDTA, Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale unitario su tutto il territorio nazionale, in modo da dare a tutti i cittadini le stesse possibilità e opportunità di diagnosi e cura.

Il Parlamento, con l’istituzione della ‘Legge 130’ – a prima firma del collega onorevole Giorgio Mulè – approvata in via definitiva il 15 settembre 2023, ha già posto le basi per avviare questo lavoro attraverso lo screening diabete che consente le diagnosi precoci da 0 a 17 anni. Come ha anche ricordato il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, è questo un provvedimento che pone l’Italia all’avanguardia, prima Nazione a dotarsi di una legge che prevede in modo sistematico programmi pluriennali di screening per la celiachia e per il diabete di tipo 1 rivolti alla popolazione pediatrica”.

L’equità delle cure nel percorso di AMD e Motore Sanità

“Oggi si conclude il ciclo di incontri organizzati da Motore Sanità e AMD nelle varie Regioni d’Italia per affrontare la tematica della ‘Pandemia Diabete’”, ha affermato Graziano Di Cianni, Presidente della Fondazione AMD. “Siamo particolarmente soddisfatti, in veste di AMD, di aver contribuito attraverso le nostre sezioni regionali a questa iniziativa, che ha nuovamente sottolineato l’importanza di discutere con le Istituzioni riguardo al diabete e all’assistenza diabetologica. La sfida che ci aspetta nei prossimi anni consiste nel garantire l’equità nell’offerta di cure e nell’accesso ai servizi specialistici, ai nuovi farmaci e alle tecnologie legate al diabete. Esistono ancora notevoli differenze tra le varie Regioni e spesso anche all’interno delle stesse regioni, differenze che vanno colmate” conclude Di Cianni.

Investire nella gestione del diabete significa investire nella gestione delle patologie croniche. Tutti dobbiamo rispondere a questa sfida per avvicinare sempre di più le cure al paziente cronico, spesso affetto da diabete e da altre comorbilità.

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