Diabete di tipo 2 e artrite reumatoide: le novità della terapia

Diabete di tipo 2 e artrite reumatoide: le novità della terapia

Con la consulenza del prof. Roberto Giacomelli*, Professore Ordinario di Reumatologia, Roma e del prof. Roberto Gerli**, Presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR)

In Italia circa 400 mila persone soffrono di artrite reumatoide (RA). Di queste, secondo una recente stima, quasi 55 mila presentano anche il diabete di tipo 2 (DT2). La prevalenza del DT2 è aumentata nei soggetti con RA negli ultimi anni.
“Oltre il 13% dei pazienti con artrite reumatoide è diabetico, una condizione che peggiora la qualità di vita di queste persone e aumenta il rischio di eventi gravi, come infarti e ictus, già associati all’artrite reumatoide – sostiene Roberto Giacomelli, Università “Campus Biomedico, Roma.
Un recente studio italiano – TRACK – ha dimostrato la possibilità di gestire “in coppia” le due patologie, testando l’efficacia nel lungo periodo della terapia con un antagonista dell’interleuchina-1 (IL-1) già utilizzato per l’artrite reumatoide, anakinra, nel tenere sotto controllo anche la glicemia. A 18 mesi di follow up, l’80% dei pazienti ha mantenuto le risposte nei confronti di entrambe le patologie.
Al via, la seconda fase dello studio – TRACK 2 – sotto l’egida della Società Italiana di Reumatologia (SIR), per confermare i risultati su una casistica più ampia di pazienti.

Un solo farmaco per due patologie: una sfida possibile?

Obiettivo audace: trattare allo stesso tempo – e con un unico farmaco – sia l’artrite reumatoide sia il diabete di tipo 2, patologie spesso associate nei pazienti reumatici. A dimostrare la possibilità di gestire entrambe le patologie è uno studio condotto all’Università dell’Aquila – TRACK – che ha testato l’efficacia nel lungo periodo della terapia con anakinra, un antagonista dell’interleuchina-1 (IL-1) già utilizzato per l’artrite reumatoide, nel tenere sotto controllo anche la glicemia. I risultati a 18 mesi sono stati presentati durante il 57° Congresso Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR): ben l’80% dei pazienti in trattamento con anakinra ha mantenuto la risposta nel lungo periodo nei confronti di entrambe le patologie. Sulla base di questi risultati positivi, partirà nei prossimi mesi un secondo studio, TRACK 2, che per la sua rilevanza ha ottenuto l’egida della Società Italiana di Reumatologia (SIR).

Risultati di chiara evidenza nel lungo termine

“La percentuale delle risposte che abbiamo osservato dopo 18 mesi di trattamento è molto alta – spiega Roberto Giacomelli, Professore Ordinario di Reumatologia, Direttore UOC di Immunoreumatologia, Università di Roma “Campus Biomedico” – Otto pazienti su dieci, tra quelli che avevano ottenuto benefici statisticamente e clinicamente significativi già nei primi sei mesi dello studio, hanno mantenuto un buon controllo del diabete; al contempo, l’artrite reumatoide è rimasta in stato di remissione o di minima attività di malattia, che sono i due obiettivi principali della terapia reumatologica. Più nello specifico, per quanto riguarda il diabete, l’emoglobina glicata – che indica l’andamento della glicemia negli ultimi 2-3 mesi – nella media si è mantenuta stabile, ridotta rispetto ai valori iniziali e sotto il valore-soglia del 7%. In più della metà dei pazienti, inoltre, la risposta è stata così buona da portare a una riduzione dei farmaci anti-diabetici, e una parte di loro li ha sospesi del tutto”.

I nuovi risultati, presentati recentemente anche al congresso virtuale dell’American College of Rheumatology (ACR Convergence 2020, 5-9 novembre 2020), mostrano che la strada intrapresa è quella giusta. L’interleuchina 1 (IL-1), infatti, una citochina infiammatoria che appare coinvolta sia nei processi infiammatori dell’artrite reumatoide sia nello stato infiammatorio che porta allo sviluppo del diabete di tipo 2. Di qui l’intuizione di ‘bloccarla’ per portare un “doppio scacco” con una sola mossa.

Inibire IL-1 può ‘spegnere’ l’iper-attivazione infiammatoria presente in entrambe le patologie e migliorare il profilo di rischio cardiovascolare. Con il nuovo studio in partenza, TRACK 2, vogliamo confermare i risultati ottenuti finora su una casistica più numerosa di pazienti. Anche in questo caso sarà una sperimentazione multicentrica e contiamo di arruolare circa 80 pazienti”.

Semplificare le cure per questi pazienti cronici

“L’obiettivo della ricerca clinica è anche quello di semplificare le cure, riducendo il carico di farmaci e i possibili effetti collaterali, migliorando l’aderenza al trattamento e contribuendo a ridurre anche i costi sanitari delle patologie” – commenta il Prof. Roberto Gerli, neoeletto Presidente della Società Italiana di Reumatologia (SIR) – “Lo studio TRACK va esattamente in questa direzione e i risultati ottenuti nel lungo periodo, particolarmente significativi, hanno spinto la nostra società scientifica a sostenere uno studio più ampio che possa ulteriormente consolidarli”.

Lo Studio TRACK

TRACK è uno studio multicentrico (condotto in più centri) open label (sia il ricercatore che il paziente conoscono il trattamento), controllato (due gruppi di confronto) e randomizzato (i pazienti sono attribuiti casualmente a ciascun gruppo), per il miglioramento della pratica clinica. Ha coinvolto 18 Centri di Reumatologia in tutta Italia e ha arruolato 39 pazienti con artrite reumatoide e diabete di tipo 2. Un gruppo è stato inizialmente trattato con l’antagonista dell’interleuchina-1 anakinra, e una parte con farmaci che inibiscono il TNF (Fattore di Necrosi Tumorale). La sperimentazione è stata interrotta prima del termine stabilito per evidente superiorità della terapia con l’antagonista IL-1. I risultati a sei mesi, pubblicati su PloS One, avevano mostrato una riduzione del rischio di diabete non controllato del 42%. Ora, il nuovo follow up a 18 mesi indica che i benefici vengono mantenuti nel lungo periodo.

References

* Il prof. Roberto Giacomelli è Professore Ordinario di Reumatologia, Università degli Studi di L’Aquila e Direttore UOC di Immunoreumatologia, Policlinico Universitario Campus Bio-Medico, Roma
Dal 2019 Head della Task Force dell’European League Against Rheumatism (EULAR) per il Morbo di Still dell’Adulto. Autore di innumerevoli studi clinici in ambito reumatologico pubblicati sulle più prestigiose riviste nazionali e internazionali. Tra i principali ambiti della sua attività clinica, vi sono: Malattie autoimmuni sistemiche, Artrite reumatoide e poliartriti infiammatorie, Sclerosi sistemica, Sindrome di Sjogren, Lupus eritematoso sistemico, Vasculiti, Spondiloartropatie, Febbri e malattie autoinfiammatorie mono e poligeniche, Morbo di Still dell’adulto./span>

**Il prof. Roberto Gerli, è il neoeletto Presidente Nazionale della Società Italiana di Reumatologia (SIR). L’elezione è avvenuta durante il 57° Congresso Nazionale della Società Scientifica (Rimini, 25-28 novembre 2020), che ha visto la partecipazione di oltre 2.000 specialisti. Nel biennio 2018/2020 Gerli ha ricoperto la carica di presidente eletto della Sir. Laureato in Medicina e Chirurgia a Perugia nel 1980, Gerli ha conseguito la specializzazione in Medicina interna presso lo stesso Ateneo e in Reumatologia presso l’Università di Pisa. Ha avviato la prima attività reumatologica specialistica in Umbria a metà degli anni Ottanta, creando le basi per lo sviluppo di un’attività di ricerca di livello internazionale con oltre 360 pubblicazioni ed un’attività assistenziale di riferimento non solo regionale. Il prof. Gerli è attualmente professore ordinario di Reumatologia presso l’Università di Perugia, direttore della Struttura Complessa di Reumatologia dell’Azienda Universitario-Ospedaliera di Perugia a valenza interaziendale con l’Usl Umbria 1 e dirige la Scuola di specializzazione in reumatologia dello stesso ateneo.

Potrebbero interessarti