Diabete e inerzia terapeutica: la lezione del Covid-19

Diabete e Inerzia terapeutica: la lezione del Covid-19

A causa della pandemia da nuovo Coronavirus (Sars-Cov-2) negli ultimi mesi su tutto il territorio nazionale si è verificata una riduzione delle visite specialistiche, delle attività assistenziali ambulatoriali di routine, degli esami di controllo. Tutto questo rappresenta un problema importante per le persone con diabete, per le quali il monitoraggio periodico è fondamentale per la gestione della malattia e l’adozione della terapia più appropriata.
Queste interruzioni dei servizi di assistenza sanitaria di base potrebbero essere causa di sospensioni più o meno prolungate delle terapie, con conseguenze negative sul controllo della malattia e sul rischio di insorgenza di complicazioni, rendendo così le persone con diabete maggiormente vulnerabili al COVID-19 e alle sue conseguenze.

Se n’è parlato in ‘live streaming webforum’, con ben 6334 iscritti, il 13 luglio durante il 13th Italian Barometer Diabetes Forum (Ibdo Foundation) intitolato “Diabetes & Inertia: the Covid-19 lesson” dove si è approfondito il problema dell’inerzia terapeutica che riguarda il vissuto quotidiano di circa 4 milioni di persone che in Italia convivono con il diabete, problema che la pandemia di COVID-19 ha messo ancora più in evidenza. Molte le criticità emerse ma anche le possibili soluzioni per cominciare a lavorare su nuove formule di gestione clinica, che in ultima analisi siano in grado di garantire un adeguato ed equo accesso alle cure.

Che cosa s’intende per inerzia terapeutica?

L’”inerzia terapeutica” o “inerzia clinica” è il ritardo con cui ogni paziente con diabete mellito ha accesso alla cura migliore per il proprio specifico caso. Un ritardo che non riguarda solo il momento della diagnosi, ma anche la ricerca della cura più appropriata quando il trattamento già in atto risulti non più efficace. Chi ne è responsabile? Il fenomeno è complesso e multifattoriale: vi contribuiscono Clinici, l’intero sistema sanitario, l’AIFA e infine anche i pazienti. Si tratta di un problema rilevante nel diabete: solo 1 malato su 2 presenta valori di emoglobina glicata inferiori al 7 per cento; anche chi è in terapia insulinica presenta spesso valori superiori a 8 e ben 1 su 4 supera il 9 per cento. Il quadro rischia di aggravarsi causa la riduzione di visite specialistiche ed esami di controllo per l’emergenza Covid-19.

Diabete. Le numerose criticità emerse

«Questa tredicesima edizione dell’Italian Barometer Diabetes Forum cade in un anno drammaticamente segnato da una grave pandemia ed emergenza sanitaria globale, e vuole proprio mettere al centro le persone con diabete, tra le più colpite e vulnerabili in questa sfida clinica, sociale, economica e politico-sanitaria che sta affrontando il nostro Paese, e approfondire il ruolo dell’inerzia clinica correlata alla pandemia, ma non solo, e che riguarda la quotidianità di oltre 4 milioni di italiani», sottolinea Renato Lauro, Presidente di IBDO Foundation.

Secondo i più recenti dati dell’Istituto Superiore di Sanità (ISS), i decessi per coronavirus in Italia hanno riguardato per il 30 per cento (28,8 per cento le donne e 30,8 per cento gli uomini) persone con diabete di tipo 2, la seconda patologia preesistente maggiormente riscontrata tra chi ha perso la vita a causa del virus. «A ciò deve aggiungersi che, proprio a causa della pandemia, negli ultimi mesi su tutto il territorio nazionale si è verificata una riduzione delle visite specialistiche, delle attività assistenziali ambulatoriali di routine, degli esami di controllo. Tutto questo rappresenta un problema importante per le persone con diabete, per le quali il monitoraggio periodico è fondamentale per la gestione della malattia e l’adozione della terapia più appropriata. Queste interruzioni dei servizi di assistenza sanitaria di base potrebbero essere causa di sospensioni più o meno prolungate delle terapie, con conseguenze negative sul controllo della malattia e sul rischio di insorgenza di complicazioni, rendendo così le persone con diabete maggiormente vulnerabili anche alle conseguenze indirette del Covid-19», dice Simona Frontoni, Presidente Comitato Scientifico IBDO Foundation e Professore Associato di Endocrinologia, Università di Roma Tor Vergata.

«Nonostante la disponibilità di un ampio spettro di opzioni terapeutiche efficaci e la dimostrazione dell’importanza di un adeguato controllo metabolico per prevenire o ritardare l’insorgenza delle complicanze del diabete di tipo 2, una percentuale elevata di pazienti non raggiunge i target terapeutici desiderati. I dati degli Annali AMD (Associazione Medici Diabetologi) documentano come, pur di fronte ad un miglioramento nel tempo degli indicatori di qualità della cura, solo un paziente su due presenti un valore di emoglobina glicata (HbA1c) inferiore al 7%, come raccomandato dalle linee guida esistenti, mentre uno su cinque mostra un controllo metabolico francamente inadeguato, superiore a 8. Valori medi di HbA1c superiori a 8 e, in un caso su quattro addirittura al 9 per cento, si riscontrato persino in persone in trattamento con insulina», ricorda Paolo di Bartolo, Presidente AMD-Associazione medici diabetologi.

«Inoltre, gli Annali AMD evidenziano la presenza di inerzia terapeutica in molteplici dimensioni della cura della persona con diabete:

  • pazienti trattati con terapia insulinica che persistono in stato di non ottimale compenso glicemico;
  • soggetti con valori alterati di pressione arteriosa e lipidi che non ricevono proposte appropriate terapeutiche;
  • pazienti con malattia renale o cardiovascolare non ancora trattati con le terapie che hanno chiaramente dimostrato un’importante efficacia nella protezione da queste complicanze correlate al diabete», aggiunge Di Bartolo.

Diversi studi hanno dimostrato che l’inerzia terapeutica è associata a esiti microvascolari e macrovascolari peggiori e quindi a un maggior rischio di complicanze diabetiche: cardiovascolari, renali, circolatorie, rischio di cecità, dialisi o amputazioni per piede diabetico, per chi soffre di diabete. «Le evidenze scientifiche mostrano che una precoce ed efficace gestione del controllo glicemico rallenta e riduce le complicanze; pertanto, è fondamentale superare l’inerzia terapeutica, per il raggiungimento dei valori desiderati di emoglobina glicata e per migliorare i risultati a più lungo termine.

Diabete. Come trarre il giusto insegnamento dal Covid-19 per adeguare il sistema di cura e assistenza in Italia

L’inerzia terapeutica può essere superata attraverso sinergie tra Istituzioni sanitarie, società scientifiche, associazioni pazienti, medici e persone con il diabete, promuovendo a tutti i livelli la consapevolezza che si tratta di un fenomeno ad alto rischio, che influisce negativamente sulla cura del paziente e che aumenta i costi diretti e indiretti della malattia. Ciò è vero nella normalità, ma è ancora più vero oggi, in una fase che ci sta portando fuori dall’emergenza, ma che rende necessario assolutamente ripensare anche il nostro modo di gestire la salute e di migliorare e razionalizzare l’assistenza alla persona con diabete per il futuro», avverte Francesco Purrello, Presidente SID, Società italiana di diabetologia.

Già nelle scorse settimane, a tutela della persona con diabete e, in particolare nella fase di emergenza Covid-19, della persona con diabete quale “paziente fortemente vulnerabile e fragile”, i rappresentanti di società scientifiche, fondazioni, associazioni pazienti, coordinamenti associativi e professionali, impegnati nel campo della tutela della salute, della prevenzione e della cura delle persone con diabete e dei loro familiari hanno indirizzato, per il tramite dell’Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete”, una lettera aperta alle Istituzioni per evidenziare l’urgenza di adeguati e rapidi interventi. «L’obiettivo di quel documento era porre all’attenzione del Governo, del Parlamento e di tutte le Istituzioni politiche e sanitarie il rischio reale che, come i numeri purtroppo ci confermano, le persone con diabete e/o obesità in questa emergenza sanitaria non ancora conclusasi e sottolineare come fosse, e lo sia ancora, prioritario mettere in atto, nell’immediato, azioni che garantiscano assistenza e cure più adeguate alle persone con diabete mellito», dice Roberto Pella, Co-Presidente Intergruppo parlamentare “Obesità e Diabete”.

«Partendo dalle proposte contenute nella lettera, – continua Pella – volte a una riorganizzazione dell’assistenza nella fase post-emergenza COVID-19 con un nuovo approccio a favore delle persone con diabete, che preveda:

  • il potenziamento dell’integrazione tra ospedale e cure primarie e specialistiche;
  • il ricorso a strumenti e procedure di telemedicina e teleconsulto;
  • l’integrazione tra l’informatizzazione istituzionale dei sistemi sanitari regionali e di quella clinica diabetologica e della medicina generale:
  • l’accesso omogeneo su tutto il territorio nazionale ai trattamenti innovativi, alle tecnologie per la somministrazione della terapia insulinica con sistemi di infusione continua, al monitoraggio continuo del glucosio,

auspichiamo che il dibattito e il confronto scaturite dalla 13° edizione dell’Ibdo Forum appena conclusasi convergano verso una presa d’atto che un cambiamento di rotta è necessario. L’emergenza Covid-19 ha profondamente inciso sulle nostre vite e abitudini consolidate, traiamo da quanto successo in questi quattro mesi uno spunto per ripartire, non semplicemente da dove ci siamo fermati all’inizio di marzo 2020, ma con nuovi obiettivi e una visione diversa anche della sanità e dell’approccio alla malattia diabetica», conclude Pella.

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