Diabete mellito: un tavolo di confronto tra Regioni Italiane

Diabete mellito: un tavolo di confronto tra Regioni Italiane - Diabete.com

A cura di Diabete Italia* e Motore Sanità**

L’incidenza del diabete in Italia viene stimata intorno al 6% della popolazione, circa 3,6 milioni di persone affette, con prevalenza di diabete tipo 2 nella popolazione adulta pari al 7,6%. Attenzione: questi sono solo i numeri ufficiali, in realtà i soggetti interessati sarebbero molti di più se contiamo anche il sommerso, cioè coloro i quali, pur essendo diabetici, non sanno ancora di esserlo. Ricordiamo che il diabete di tipo 2 decorre in modo asintomatico anche per anni e spesso la diagnosi di diabete tipo 2 viene fatta in occasione di un esame richiesto per altro motivo.

Un tema di strettissima attualità che – in occasione dell’imminente GDM, Giornata Mondiale del Diabete che si celebra il 14 novembre di ogni anno – ha spinto Motore Sanità e Diabete Italia ad aprire alcuni tavoli di confronto Regionale sul diabete coinvolgendo istituzioni, clinici (specialisti e medici di medicina generale), caregiver, farmacisti, associazioni di pazienti, organizzando alcuni webinar di grande interesse:

  1. La pandemia diabete in Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia: modelli organizzativi e criticità gestionali’.
  2. La pandemia diabete in Lombardia e Sicilia: modelli organizzativi e criticità gestionali’.
  3. La pandemia diabete in Valle d’Aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna: modelli organizzativi e criticità gestionali’.
  4. ‘‘La pandemia diabete in Umbria, Marche, Abruzzo e Molise: modelli organizzativi e criticità gestionali’.
  5. La pandemia diabete in Emilia-Romagna, Toscana, Lazio: modelli organizzativi e criticità gestionali’.
  6. La pandemia diabete in Puglia, Campania, Calabria e Basilicata: modelli organizzativi e criticità gestionali’.
  7. Accesso alle cure per il Diabete, se non ora quando? Evento conclusivo il 15 novembre, ore 14-16.30

L’impegno è corale e condiviso: contro le disuguaglianze, che la pandemia ha evidenziato, si deve fare di più

“In questo momento storico di grande attenzione sul sistema sanitario e con l’opportunità del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza alle porte, si rende indispensabile un’analisi completa dello stato dell’assistenza diabetologica in Italia. Questa esigenza trova anche riscontro nel tema della Giornata Mondiale del Diabete per il triennio 2021-23 proposto dall’International Diabetes Federation.

L’impatto della malattia sul Servizio Sanitario Nazionale e sui Servizi regionali è molto importante e, con oltre 4milioni di italiani diabetici – se consideriamo anche il sommerso – urge una revisione organizzativa della rete assistenziale.

Diabete Italia promuove quindi un ciclo di approfondimento delle singole Regioni per mettere in luce le buone pratiche già realmente implementate nelle varie realtà, con lo scopo di condividerle e di fare sintesi rispetto a quella che verrà definita come “regione ideale” in cui vivere col diabete, prendendo ciò che di meglio hanno da offrirci i vari modelli organizzativi e senza alcun intento di stilare una classifica finale. La regione ideale non sarà quindi direttamente identificabile con una delle 21 realtà presenti nel nostro paese ma da queste prenderà il meglio con la consapevolezza che non si tratterà di ipotesi o di sogni irrealizzabili ma di iniziative concrete già operanti nel nostro paese anche se non diffusamente. L’auspicio sarà quindi quello di creare occasioni di condivisione e revisione delle organizzazioni e promuovere l’apertura o il rafforzamento dei tavoli regionali per l’implementazione del Piano Nazionale Diabete”, ha detto Stefano Nervo, Presidente Diabete Italia.

“I numeri dei pazienti con diabete mellito in Italia sono superiori a quelli di qualsiasi “pandemia” e le necessità terapeutiche delle persone con diabete sono veramente tante e multidisciplinari. Negli ultimi anni i progressi della Medicina in questo campo erano inimmaginabili fino a pochi anni fa e comprendono l’avvento di molti nuovi farmaci sempre più efficaci nel diabete mellito tipo 2 e l’applicazione di tecnologie sempre più avveniristiche, quali microinfusori di insulina, sensori per la determinazione in continuo della glicemia e pancreas artificiali nel diabete mellito tipo 1. Tutto ciò deve prevedere una vera e propria riorganizzazione dell’assistenza e della erogazione delle cure che deve essere quanto più efficiente possibile in tutte le regioni italiane. Molte di queste si sono già organizzate, altre si stanno organizzando “ ha dichiarato Dario Iafusco, Vicepresidente Diabete Italia.

“Ben vengano questi eventi di confronto tra le varie voci che riguardano la diabetologia”, ha commentato Concetta Suraci, Past President Diabete Italia “A mio parere, fanno parte di tutto ciò che c’è stato di positivo – con la telemedicina e con la gestione e da remoto – che l’emergenza Covid ha sollecitato”.

Diabete e Regione Abruzzo

Soddisfatta Giuliana La Penna, Presidente AMD Abruzzo: “La Regione Abruzzo è avanti in diabetologia. Abbiamo sempre cercato di fare il massimo, anche se il Covid ha poi evidenziato certe problematiche e quindi oggi ci troviamo a rivedere i percorsi di cura e l’organizzazione. Abbiamo una rete diabetologica e da pochissimo ci siamo riuniti per riorganizzarla. Il territorio va organizzato bene, ma non bisogna perdere il collegamento con l’ospedale che è di fondamentale importanza. Stiamo rivedendo anche i PDTA diabete perché siano più fruibili e applicabili. A Pescara abbiamo una buona rete informatica e il nostro obiettivo è quello di ottimizzare la gestione integrata con il medico di medicina generale. Siamo tra le prime regioni in Italia ad avere attuato la formula del noleggio per i microinfusori per l’aggiornamento tecnologico, per dare la possibilità ai nostri pazienti diabetici di essere sempre al passo con la tecnologia. Dal punto di vista farmaceutico siamo innovativi e l’auspicio è che i farmaci più innovativi siano dati in prescrivibilità ai medici di medicina generale. È chiaro che ci deve essere un’ottima intesa tra lo specialista e il medico di medicina generale”.

Diabete e Regione Emilia-Romagna

In Emilia-Romagna ascoltiamo e sosteniamo il Terzo settore e l’associazionismo diffuso – ha dichiarato Roberta Mori, Consigliere IV Commissione Politiche per la Salute e Politiche Sociali Regione Emilia-Romagna – e lavoriamo affinché questo impegno si traduca in servizi sociosanitari accessibili, equi e capaci di assicurare insieme alla cura e ad una presa in carico olistica e al contempo personalizzata, anche il protagonismo informato dei pazienti con cronicità diabetica.”

“La disponibilità di farmaci innovativi per i bambini con diabete tipo 1 e tutte le persone affette da diabete mellito in Regione Emilia-Romagna – ha poi sottolineato Mori nel suo intervento – sarà accompagnata da una formazione adeguata sull’uso del medicinale rivolta non solo a operatrici e operatori sanitari e sociosanitari ma anche ai caregiver familiari.” Secondo la Consigliera regionale proprio alle bambine, bambini e adolescenti e alle madri caregiver che hanno sofferto in modo acuto le difficoltà dell’emergenza sanitaria Covid, va offerta un’attenzione in più in termini di prossimità delle strutture e di un’assistenza multidisciplinare. “Co-morbilità e cronicità sono sfide da affrontare senza indugio, anche in età pediatrica – ha proseguito – in tal senso, il percorso della medicina e della salute di genere che pure in ambito diabetologico ha visto approfondimenti e ricerche di grande importanza, deve diventare prassi terapeutica e cultura condivisa.”

“Finalmente il termine pandemia è di nuovo riferito al diabete. Noi siamo sempre stati consapevoli della diffusione inarrestabile della malattia e dei morti che provoca, ora che stiamo vivendo la pandemia Covid19 è probabile che anche altri capiscano il pericolo dell’allarmante diffusione del diabete. Abbiamo imparato in fretta a difenderci dal Covid19, ma non abbiamo imparato a “difenderci” dal diabete, non dalle forme di diabete prevenibili, sappiamo tutto del perché succede, ciò nonostante la diffusione continua, trascinando nelle problematiche assistenziali anche il diabete tipo 1 (DT1), la forma autoimmune non prevedibile né prevenibile che colpisce soprattutto bambini e adolescenti. Fortunatamente in Regione Emilia Romagna, l’accesso alle tecnologie è garantito a tutti coloro che ne hanno necessità, un impegno economico notevole che garantisce buone aspettative di vita “ben vissuta”.

Negli ultimi anni la Regione ha riprogrammato in buona parte l’assistenza con la collaborazione attiva dei cittadini competenti, con tanti PDTA aggiornati e adeguati ma non sempre si riesce ad attuarli correttamente e in modo uniforme su tutto il territorio regionale. Detto ciò, posso aggiungere con convinzione che nella Regione Emilia Romagna la persona con diabete è curata molto bene, nella stragrande maggioranza dei casi i bisogni sono soddisfatti, restano margini di miglioramento e bisogna lavorare sull’inerzia clinica e organizzativa. Ottimo il modello di Case della Salute o Case della Comunità, implementato con successo da molti anni, il diabete è una malattia che può essere curata in ambulatorio, per ambulatorio intendo un luogo facilmente accessibile al paziente, dove il cittadino possa trovare risposte adeguate, il team diabetologico insieme ad altri specialisti, l’assistente sociale e l’associazione pazienti di riferimento. Non sto parlando di fantasia, ma di un modello già presente in molte realtà, funzionante e funzionale a soddisfare il bisogno di salute dei cittadini”, ha dichiarato Rita Lidia Stara, Presidente della Federazione Diabete ER e nel Comitato Direttivo di Diabete Italia.

Diabete e Regione Friuli Venezia Giulia

“Il diabete rappresenta il modello paradigmatico della cronicità e questo lo diciamo da anni”, ha esordito Cesare Miranda, Presidente AMD Friuli-Venezia Giulia, durante il primo di questi webinar dedicati. “Abbiamo però problemi di mancanza di infermieri dedicati, psicologi e a questo poi aggiungiamo purtroppo la miopia di chi è preposto a prendere decisioni per le quali si continua a ragionare sempre per silos. La gestione del diabete non deve più essere verticale, ma orizzontale. Voglio poi ricordare che ogni anno 7mila italiani subiscono un’amputazione, di cui il 40% sono amputazioni maggiori, però se andiamo a vedere in Friuli-Venezia Giulia, nessuna struttura sanitaria pubblica ha la figura del podologo. Secondo me, quindi, al di là dei documenti, vorremmo tutti che si passasse all’applicazione degli stessi”.

Diabete e Regione Lazio

Elisa Forte, Presidente AMD Lazio, ha sollevato un’altra questione, il fatto cioè che i Centri di Diabetologia Pediatrica in Regione Lazio siano stati notevolmente ridotti.

“Ne sono rimasti solo 3 e tante sono le difficoltà che le famiglie di questi bambini devono affrontare”, ha spiegato. “Come Società scientifica, però, stiamo cercando di superare questa grande lacuna, promuovendo la formazione di pediatri a livello periferico – questo sta succedendo per l’Asl di Latina, l’Asl di Frosinone e l’Asl di Rieti, che sono le 3 Asl scoperte dalla diabetologia pediatrica – grazie alla collaborazione dei pediatri ospedalieri”.

“Nella Regione Lazio – continua Elisa Forte – abbiamo avuto un Piano Regionale Diabete che è stato anche precocemente adottato e molto ricco di tante sfaccettature utili alla soluzione delle problematiche del diabete. Costruito insieme alle Società scientifiche e alle Associazioni dei diabetici, è un bel Piano che, però, non si è potuto realizzare in tutti i suoi aspetti. Quello che è rimasto carente e applicato a macchia di leopardo nella nostra Regione, è stata la presa in carico da parte della medicina di base dei pazienti a bassa complessità. Perché i Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA) con la medicina di base sono stati ipotizzati, ma nella realizzazione territoriale trovano tante difficoltà. Altro problema grande è la carenza di risorse dedicate: non abbiamo disponibilità adeguata di infermieri, di dietisti, di podologi: figure che fanno della diabetologia una specialistica di eccellenza. I nostri infermieri vengono scelti, senza che abbiano una formazione specifica”.

Diabete e Regione Liguria


Giuseppe Noberasco, Presidente SIMG Liguria, ha parlato delle medicine di gruppo, molto presenti in Liguria, a dimostrazione del fatto che, come asserito da Luisa De Sanctis, ogni regione ha la sua peculiarità.

Diabete e Regione Lombardia

Sono 570mila i malati diabetici in Lombardia e durante la pandemia Covid19 hanno subito importanti conseguenze sulla loro condizione di salute. Basti pensare ad un dato: il 30% delle morti in terapia intensiva erano pazienti con diabete. Da una indagine fatta nel 2019, Regione Lombardia registrava 228 servizi per l’assistenza al diabete ma un’altra indagine mostrava che su 167 solo 23 avevano le caratteristiche di multidisciplinarietà come richiesto dalla normativa.

Marisa Mottes, Presidente Associazione Diabetici Provincia di Milano e Coordinamento Lombardia Associazione Diabetici ha spiegato: “Il diabete è una malattia di cui si parla moltissimo e si scrive tantissimo. Oggi abbiamo la necessità di fare il punto sugli ambienti di cura del diabete e capire se siano effettivamente rispondenti alle esigenze del 2021 delle persone con diabete che hanno necessità molto diverse rispetto al passato. Chiediamo che Regione Lombardia e praticamente tutta l’Italia – perché i soldi che arriveranno con il PNRR (Piano Nazionale Di Ripresa E Resilienza) riguardano tutto il Paese – abbia l’accortezza e focalizzi l’impiego di risorse umane a disposizione dei cittadini. La cura la fa il medico e non la struttura, sia esso medico di medicina generale che specialista. Abbiamo bisogno che i passaggi da medico curante a specialista siano praticamente automatici senza dover passare ore al telefono o in coda e senza sentirsi dire “Venga nel 2023”. L’auspicio è che il PNRR pianifichi la reale assistenza alla persona con diabete sia dal punto di vista medico-clinico che dal punto di vista farmaci innovativi e presidi innovativi i quali renderanno la nostra vita più facile ma anche ridurranno le spese dovute alle complicanze. Il diabete è una malattia che costa ma sulla quale dal punto di vita della prevenzione e dell’assistenza si investe pochissimo”.

Secondo Ida Mangone, Presidente AMD Lombardia “Abbiamo delle realtà in cui il medico diabetologo si deve occupare di molti aspetti oltre a quello di curare il paziente con diabete perché c’è carenza di medici. Per quanto riguarda le Case di Comunità, che avranno infermieri di comunità che potranno essere punti di riferimento importanti, siamo stati coinvolti nella loro organizzazione ma non tutti i pazienti possono essere seguiti all’interno di queste strutture perché bisogna considerare l’intensità di cura di ciascun paziente”.

Patrizia Pappini, Presidente Sostegno70 e Coordinamento Diabete Giovani Lombardia ha aggiunto: “Chiediamo che in Regione Lombardia, così come ha previsto nella deliberazione che ha presentato in occasione della nuova riforma del sistema regionale, venga attivato subito il forum permanente mettendo a confronto le Associazione dei pazienti con diabete e le società medico-scientifico in cui riprendere gli argomenti interrotti a causa della pandemia e prima, per parlare finalmente di prevenzione e di educazione terapeutica, che è parte integrante della terapia e della cura del diabete e va giustamente valorizzata. Inoltre vanno riconosciute tutte le attività che vengono poste in essere dai centri di diabetologia con il supporto delle associazioni. Auspichiamo che vada valorizzato questo valore di insieme e nell’ambito del diabete in età pediatrico venga adottato il PDTA pediatrico della Società italiana di endocrinologia e diabetologia pediatrica”.

Diabete e Regione Marche

Per quanto riguarda l’aspetto pediatrico, in Regione Marche, il Covid ha procurato un forte aumento della chetoacidosi diabetica – ha rimarcato Valentino Cherubini, Direttore SOD Diabetologia Pediatrica Ancona – che corrisponde a un ritardo nella diagnosi di diabete tipo 1. La prima riflessione in questo senso è che dobbiamo lavorare nella prevenzione. La seconda riflessione riguarda la telemedicina, che in questa fase di post-Covid non dobbiamo abbandonare. Dobbiamo inserirla in un percorso in cui va contrattualizzata e valorizzata. La terza considerazione riguarda la discrepanza tra la cura di prossimità e la centralizzazione nel Centro specialistico, che va superata con delle strategie organizzative accurate. Ultimo punto è quello del Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA), che ha bisogno di essere valutato, al fine di renderlo più fruibile da parte di operatori sanitari e pazienti con le strategie più idonee.

Andrea Marinozzi, Farmacista Assistenza Farmaceutica Regione Marche ha spiegato come “la Regione Marche in fase di pandemia sia riuscita a gestire i pazienti con patologia diabetica in modo discretamente opportuno e adeguato sia in ambito Assistenziale che Clinico, grazie ad una organizzazione ed attenzione che da sempre la Regione presenta nei confronti di una patologia come il diabete: dalla realizzazione dei Centri di Diabetologia Regionale distribuiti su tutto il territorio Regionale a una Rete Diabetologica Regionale a sistema Reticolare multicentrico con un dipartimento funzionale di diabetologia in ASUR, da cui sono stipulati accordi d’intesa e linee guida con i Centri di Diabetologia Regionali, in ASUR, INRCA, l’AOU Ospedali Riuniti di Ancona e l’AO Ospedali riuniti Marche Nord. Particolare attenzione è stata data al minore in tema di prevenzione, così come linee di indirizzo per la prescrizione ed il corretto utilizzo dei sensori per il monitoraggio glicemico, sul corretto uso dei farmaci per il diabete, sulla corretta distribuzione e concessione dei DM di autocontrollo e autogestione e nella presa in carico di particolari condizioni. In ultimo la Regione Marche ha aderito a progettualità internazionali, nell’ambito del programma “Cities Changing Diabetes”, in cui direttamente amministrazioni locali delle città della Regione Marche, sono coinvolte ad investire nella promozione della salute e del benessere; ad affrontare i determinanti sociali e culturali del diabete e combattere per una salute equa; ad integrare la salute in tutte le politiche; a coinvolgere e impegnare le comunità per assicurare soluzioni per la salute sostenibili e a creare soluzioni in partenariato con altri settori in modo trasversale”.

Diabete e Regione Molise

Per quanto riguarda la Regione Molise, ci sono alcune problematiche a cui far fronte, come ha messo in luce Enzo Di Blasio, Pediatra Campobasso e Membro della Segreteria FIMP Molise: Stiamo cercando di portare sul territorio una figura specialistica di riferimento per poter meglio gestire i piccoli pazienti con diabete tipo 1. In questo senso, credo che la telemedicina possa darci una mano nel tentativo di gestire queste situazioni.

Diabete e Regione Piemonte

“Il diabete è una delle patologie croniche più frequenti e presenti nella popolazione, ed è ben dimostrato come la sua gestione come malattia e come complicanze diabetiche sia una materia sempre più multidisciplinare e multispecialistica per via dei numerosi sistemi e apparati del corpo che possono essere interessati. La gestione delle complicanze diabetiche assorbe la gran parte dei costi di cura del diabete, una malattia che vede 1/3 di coloro che ne sono affetti ancora in età lavorativa, ed anche per questo che è necessaria una rete clinico assistenziale solida e che segua in modo dinamico l’evolversi delle opportunità sia in termini di modelli organizzativi che in termini farmacologici o strumentali. Ritengo pertanto molto importante questo webinar quadri regionale che vedrà ampia discussione e confronto tra diversi sistemi: un punto di incontro tra istituzioni e decisori con chi è professionalmente coinvolto sul campo. La Regione Piemonte ha avviato un percorso negli ultimi anni che ha consolidato già dal 2016 una DGR molto articolata con l’avvio della Rete territoriale Endocrino-Diabetologica del Piemonte e la definizione della composizione della Commissione Endocrino-Diabetologica Regionale. Il Covid-19 ha determinato ulteriori mutamenti spostando l’attenzione alla necessità di un maggiore rafforzamento della componente territoriale del cosiddetto sistema integrato ospedale-territorio, che necessita di essere implementato e attuato con maggiore decisione, anche partendo dalla definizione puntuale di un piano di assistenza territoriale aggiornato che ancora non è stato approvato dal Ministero”, ha dichiarato Alessandro Stecco, Presidente IV Commissione Sanità, Regione Piemonte.

“La mia esperienza riguarda il diabete tipo 1, perché è la patologia più frequente che noi seguiamo – ha commentato Luisa De Sanctis, Referente Regionale SIEDP Piemonte – su un totale di circa 700 pazienti con diabete, 600 hanno il diabete tipo 1. I nostri pazienti con diabete di tipo 2 sono molto pochi, perché esiste un Centro di obesità in cui c’è una presa in carico multidisciplinare. Premesso che ciascuna Regione ha un po’ la sua peculiarità, noi durante il Covid abbiamo utilizzato molto la telemedicina, raggiungendo i nostri pazienti con diabete tipo 1 da remoto. Abbiamo tra l’altro messo in atto un questionario che andasse a valutare quanto questa televisita fosse utilizzabile e piacesse ai pazienti, analizzando anche i dati pre e post televisita. Devo dire che questa esperienza è stata molto positiva. Abbiamo spronato i pazienti a utilizzare sempre di più il monitoraggio glicemico e la tecnologia per la sua facilità di controllo anche da remoto. Come formazione abbiamo poi raggiunto i nostri pazienti con la teleassistenza. Per quanto riguarda le restanti problematiche, quello che è importante è fare informazione corretta. A Torino, a questo proposito, continuiamo a formare gli operatori sanitari. Avremmo poi tanto bisogno di incontrare le scuole per mettere in atto nuove formazioni rivolte sia agli operatori scolastici, sia agli studenti. Infine, circa l’attività sportiva, abbiamo una collaborazione con l’Università di Scienze Motorie per rafforzare la necessità di fare attività sportiva dei nostri pazienti”.

Diabete e Regione Sardegna

Diversa la situazione in Sardegna, come ha puntualizzato Riccardo Trentin, Presidente Federazione Rete Sarda Diabete Ets-Odv: “La situazione del diabete in sardegna è abbastanza articolata e complessa, perché ha una certa arretratezza in confronto ad altre Regioni d’Italia. Una delle criticità più importanti che ravvisiamo in Sardegna è l’assenza di un registro delle persone con diabete. Rappresentiamo l’area geografica al mondo con il più alto tasso di incidenza di diabete di tipo 1 (Dt1): si stima che siano 8.500 le famiglie che hanno la problematica del diabete. È una malattia a impatto sociale e questo si riflette nella scuola e nello sport. Nella scuola non abbiamo un protocollo di inclusione per un giovane con Dt1. Questa situazione è completamente a carico delle famiglie. Purtroppo ci sono anche molte mamme che lasciano il loro lavoro per poter gestire il loro figlio a scuola e questa è una gravissima criticità che abbiamo.

Una nota positiva è che è stata ricostituita la consulta della diabetologia. In questo momento si sta lavorando a 24mila nuove terapie con il dispositivo flash. Purtroppo la Sardegna stenta ad avere una rete diabetologica pediatrica ben strutturata, perché sono tanti i diabetologi che stanno andando in pensione e, attualmente, non vengono sostituiti. Questo si riflette anche sull’adulto. Abbiamo quindi delle situazioni molto complesse che meritano, a nostro avviso, un tavolo tecnico che sia permanente”.

Diabete e Regione Sicilia

In Regione Sicilia le difficoltà delle persone con diabete sono rappresentate da lunghissimi tempi di attesa per ottenere una visita specialistica, dai difficoltosi collegamenti fra le strutture diffuse sul territorio che rendono difficile l’accesso alle strutture, la formazione dei medici di medicina generale e il tema della tecnologia che non è ancora considerata una priorità a livello regionale tanto che la telemedicina è adottata per volontà sola dello specialista.

“Bisogna aspettare 28 mesi per ricevere un microinfusore e sono altrettanto dilatati i tempi di accesso per una visita ospedaliera. Si parla tanto di medicina di prossimità ma siamo ancora molto lontani da tutto questo – ha puntualizzato Armando Maggiari, Presidente Federazione Diabete Sicilia –. Oggi c’è l’esigenza di avvicinarsi al paziente per ottimizzare le terapie, ma le case di comunità, che rappresentano un aiuto, bisogna riempirle, ma dove sono i medici? Nasce un’altra esigenza che è quella di lavorare in sinergia con le Università”.

Fortunato Lombardo, Referente SIEDP Regione Sicilia ha ribadito la criticità della telemedicina che in Regione Sicilia è poco sviluppata.
“Abbiamo lavorato molto con la telemedicina durante la pandemia Covid-19 e tutt’ora la utilizziamo ma non è stata mai data l’importanza a questo supporto nonostante le nostre richieste. Stiamo continuando a dare assistenza ai nostri pazienti, alcuni di loro richiedono proprio la telemedicina. Purtroppo si tratta di un sistema spontaneo e volontario e non è riconosciuto, nonostante questo la nostra assistenza ai piccoli pazienti e agli adulti prosegue ininterrottamente”.

Luigi Spicola, Presidente Regionale SIMG Sicilia ha fatto il punto rispetto alla figura dei Medici di Medicina Generale.
“I medici di famiglia sono al fianco dei pazienti ma devono essere messi nella condizione di utilizzare le tecnologie. L’integrazione e la condivisione dei dati è fondamentale utilizzando gli strumenti informatici. Questo è lo strumento per cambiare la realtà che stiamo vivendo, a favore di una migliore assistenza e presa in carico dei pazienti cronici quindi anche dei malati diabetici”.

“In Regione Sicilia la maggior parte dei pazienti con diabete non pratica nessuna attività fisica e il tasso di mortalità è superiore alla media italiana e secondo solo alla Campania. Il diabete rappresenta un problema con un elevato impatto sull’intero Sistema Sanitario Regionale. Il paziente con il diabete deve avere un percorso di cura personalizzato, con una forte interazione ospedale-territorio, che si prenda carico dei bisogni assistenziali evitando al massimo il pronto soccorso e ricoveri programmati. È bene che ci sia un confronto multidisciplinare, così da affrontare gli interessi del paziente a 360 gradi”, queste le parole di Carmelo Pullara, Vice Presidente VI Commissione Salute, Servizi Sociali e Sanitari, Regione Siciliana.

Diabete e Regione Toscana

“Quello che spesso si riscontra è la disomogeneità, presente addirittura all’interno della stessa Regione”, sottolinea Donatella Spadi, Componente III Commissione Tutela della Salute Consiglio Regionale, Regione Toscana. “Parlare e cercare di trovare temi condivisi è un percorso finalizzato a portare un miglioramento alla vita di questi pazienti. Io credo che l’innovazione tecnologica, soprattutto per quello che riguarda i vari device che ci sono per il controllo della glicemia, sia estremamente importante”.

Diabete e Regione Autonoma Trentino-Alto Adige

A proposito di numeri, la Regione Autonoma del Trentino-Alto Adige attualmente ha pochissimi casi di diabete di tipo 2: 1 a Bolzano e solo 3 a Trento.

“Penso che questo dipenda in gran parte anche dallo stile di vita”, ha commentato Petra Reinstadler, Referente SIEDP Trentino-Alto Adige. “Per quanto riguarda la Provincia di Bolzano, abbiamo 201 pazienti con diabete di tipo 1 tra 0 e 17 anni e sono seguiti da un team specializzato presso il centro provinciale di diabetologia pediatrica. Più della metà di questi è in terapia con microinfusore e sensore, mentre dei restanti pazienti l‘85% utilizza il sensore.
Per la corretta gestione della cura è fondamentale la stretta e continua collaborazione tra il piccolo paziente con la sua famiglia, il team di diabetologia pediatrica, e l’associazione dei pazienti, che in Provincia di Bolzano è il Diabetes Union”.
“Ovviamente non possiamo soddisfare tutti i criteri del PDTA – continua Petra Reinstadler – perché nei nostri due centri diabetologici, a Trento e a Bolzano, abbiamo medici che lavorano a tempo parziale. Però abbiamo un team di medici esperti nella gestione del diabete di tipo 1. Per quanto riguarda l’accessibilità alle cure e alle tecnologie, possiamo dire che siamo a un buon punto. Quello che notiamo è un aumento di incidenza di diabete di tipo 1 e una diagnosi tardiva dovuta sia alla pandemia da Covid-19, sia probabilmente a fattori socio-economici. Stiamo pensando a una nuova campagna informativa per rivedere questo problema e partecipiamo anche a uno studio multicentrico nazionale per determinare i fattori di rischio”.

Diabete e Regione Umbria

“Il tema trattato nel webinar, non a caso, definito come “pandemia del diabete” riprende quanto affermato dalla Organizzazione delle Nazioni Unite e dalla Organizzazione Mondiale della Sanità che individuano tre emergenze sanitarie; 2 di natura infettiva: malaria e tubercolosi ed 1 non infettiva: il diabete mellito. I numeri, molto conosciuti, si possono riassumere in 463 milioni di adulti (20 – 79 anni) nel mondo affetti e nel 2045 diventeranno 700 milioni (dati IDF International Diabetes Foundation). In Italia vi sono dai 3.4 ai 4 milioni di adulti affetti, con una prevalenza che varia dal 5.7 al 6.2%. I dati di prevalenza sono molto variabili anche tra le varie Regioni italiane, indicando la diversità dei modelli organizzativi e delle condizioni socio-economiche” sottolinea Camillo Giammartino, Direzione Salute Regione Umbria.

“L’esperienza della pandemia Covid19 ci ha messo di fronte altre realtà – continua Giammartino – i pazienti con diabete sono molto più suscettibili alla infezione da SARSCoV1 e si ammalano più gravemente con una mortalità più alta rispetto ai pazienti Covid19 positivi senza diabete. È evidente che l’esperienza Covid ha cambiato il nostro modo di interpretare ed organizzare la Sanità. La ritardata diagnosi, i mancati controlli, il peggioramento delle complicanze hanno imposto il ripensamento dei modelli assistenziali, anche avvalendosi di strumenti nuovi, come ad esempio la telemedicina. La tecnologia sia per quanto riguarda i dispositivi applicati al diabete, sia per quanto riguarda i farmaci per la terapia del diabete ha fatto passi da gigante indubbiamente favorendo l’automonitoraggio, lo scambio di informazioni tra utente e diabetologo e, per quanto riguarda i farmaci, la stabilità ed il controllo della malattia diabetica con immancabile miglioramento anche delle complicanze soprattutto renali e cardiache. Le innovazioni citate, inevitabilmente ci portano a considerare il ruolo del Medico di Medicina Generale e la sua interazione con paziente e diabetologo.”

Camillo Giammartino ha evidenziato il fatto che la popolazione diabetica non è omogenea. “C’è il paziente diabetico stabile – che può essere gestito in un adeguato setting assistenziale – e il paziente diabetico instabile che ha bisogno di un altro setting assistenziale e questo va attuato e definito. I PDTA in parte vanno riscritti perché devono tenere conto di quello che è il nuovo approccio verso la malattia cronica – compreso il diabete – e della telemedicina, risorsa importante ma non a costo zero. L’Umbria si muove secondo quelle che sono le indicazioni che vengono dalla normativa nazionale e dalle linee guida relativamente al discorso del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza (PNRR) e alla rimodulazione della riorganizzazione. Al momento attuale questo è un elemento di profonda riflessione.

“A questo punto la riflessione si sposta sui costi. In questo caso la domanda che dobbiamo porci è: è opportuno investire di più all’inizio (dispositivi e farmaci) per migliorare gli outcome di medio e lungo termine con riduzione della ospedalizzazione e quindi minori costi di ricovero? Ci sono studi di farmaco-economia di medio lungo termine, conclusivi su questa strategia? Non c’è dubbio che dobbiamo darci alcune parole d’ordine: efficacia, appropriatezza, equità d’accesso, sostenibilità” conclude Camillo Giammartino, Direzione Salute Regione Umbria.

Diabete e Regione Veneto

Una riflessione condivisa anche dal prof. Enzo Bonora, Professore Ordinario di Endocrinologia, Università di Verona – Direttore UOC Endocrinologia, Diabetologia, Malattie del Metabolismo, AOUI Verona: “Il Veneto ha un PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali) della gestione del diabete di tipo 2 che è stato condiviso fra specialisti, medici di famiglia, rappresentanti di Regione, rappresentanti dei pazienti con diabete che è in standby e sul quale noi ci abbiamo lavorato per anni. Però un conto è avere un PDTA, un altro è applicare un PDTA. Sono contento che il PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) abbia disponibilità economiche, però il PNRR nell’ambito della diabetologia può essere declinato in due modi:

  • Piano nazionale della rassegnazione e della resa (ci arrendiamo), oppure
  • Piano nazionale della resistenza e della riscossa (credo che stiamo facendo resistenza e spero che ci sarà la riscossa).

In questo momento abbiamo problemi di accesso ai device, al meglio della tecnologia, ai farmaci (creando delle discriminazioni), alle strutture di diabetologia (rispetto al 65-70% degli Anni ’80 siamo scesi oggi a poco più del 30%). Spero che

nel PNRR ci siano risorse per le specialità in generale, non solo per la diabetologia, perché nel nostro Sistema Sanitario c’è bisogno di specialisti che affianchino i Medici di Medicina Generale”.

Ulteriori riflessioni verranno pubblicate man mano che i lavori dei tavoli di confronto procederanno.

Altri dati sull’impatto del diabete mellito

L’impatto della malattia dal punto di vista clinico sul SSN e sui SSR è molto importante:

  • 7-8 anni è la riduzione di aspettativa di vita nella persona con diabete non in buon controllo glicemico;
  • il 60% della mortalità per malattie CV è associata al diabete;
  • il 38% dei diabetici ha insufficienza renale;
  • il 22% ha retinopatia diabetica;
  • il 3% ha problemi agli arti inferiori e ai piedi (piede diabetico).

Anche dal punto di vista sociale ed economico, i problemi non mancano:

  • il 32% dei soggetti è in età lavorativa (20-64 anni) con prevalenza del 10% fra le persone di 50-69 anni;
  • l’8% del budget SSN è assorbito dal diabete con oltre 9,25 miliardi € (solo costi diretti a cui ne vanno aggiunti 11 di spese indirette);
  • la spesa, indica circa 2.800 euro per paziente (il doppio che per i non diabetici).
  • In più le Regioni italiane rispondono ai bisogni assistenziali in maniera diversa sull’utilizzo dell’innovazione (farmaci e devices tecnologici) che al contrario potrebbe cambiare la vita dei pazienti.

GUARDA LA REGISTRAZIONE DEI 3 WEBINAR

La pandemia diabete in Trentino, Alto Adige, Veneto, Friuli-Venezia Giulia: modelli organizzativi e criticità gestionali’
https://www.youtube.com/watch?v=c55D3cZWCkc&t=4s

La pandemia diabete in Lombardia e Sicilia: modelli organizzativi e criticità gestionali’
https://www.youtube.com/watch?v=vMlQjYcto-g

La pandemia diabete in Valle d’aosta, Piemonte, Liguria e Sardegna: modelli organizzativi e criticità gestionali’.
https://www.youtube.com/watch?v=dw6LO08iEFM

* Diabete Italia è un’Associazione nata nel 2002 che raggruppa vari stackeholder della diabetologia in Italia. I suoi soci sono le Società scientifiche e alcune associazioni di pazienti con diabete. Le prime sono rappresentate da AMD, SIEDP, SIMG e OSDI che rappresentano rispettivamente: specialisti diabetologi per l’adulto, specialisti diabetologi pediatrici, medici di medicina generale e infermieri. Le seconde sono AGD Italia, ANIAD e Diabete Forum che rappresentano rispettivamente: i genitori di minori con diabete, gli atleti con diabete e le persone con diabete di ogni età. Per maggiori informazioni, vai al sito dell’Associazione.

**Motore Sanità è un’agenzia di comunicazione sanitaria che da anni si propone di contribuire al progresso della ricerca scientifica e delle conoscenze scientifiche sia in Italia che all’estero nel campo sanitario e sociale attraverso:

  1. informazione, formazione e sensibilizzazione
  2. organizzazione di convegni, congressi, workshop e seminari, online e in presenza
  3. attività di aggiornamento, educazione e pubblicazioni

Collaborano con Motore Sanità, rappresentanti del mondo sanitario (clinici e rappresentanti delle istituzioni sanitarie nazionali e regionali), giornalisti e professionisti della comunicazione, esperti giuridici ed economisti parte attiva dell’associazionismo e del volontariato, nonché del micro e macro sistema economico locale e nazionale. Recentemente si è sviluppato un nuovo brand – Motore Sanità Tech – che tratta i temi dell’innovazione tecnologica e del digitale applicati al mondo della sanità con particolare attenzione alla sostenibilità economica del loro utilizzo. Questi professionisti rendono disponibile competenza e conoscenza alle istituzioni pubbliche e ai privati per un miglioramento dei servizi sanitari e socio assistenziali anche in relazione ai bisogni sempre diversi e crescenti dei cittadini, più consapevoli e competenti.
Per ulteriori informazioni visita il sito di Motore Sanità.

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