La nuova molecola, Dapagliflozin, disponibile da aprile 2015 anche in Italia (è già presente in 49 Paesi nel mondo) agisce a livello renale, riducendo il glucosio in eccesso in circolo. Il nuovo farmaco è considerato il capostipite di una nuova classe di farmaci, i cosiddetti inibitori del co-trasportatore di sodio-glucosio 2 (SGLT2), una proteina responsabile del 90% del riassorbimento del glucosio da parte dei reni. Si tratta di una terapia pionieristica che cambia il bersaglio nella lotta al diabete spostandolo sul rene, un organo sinora poco considerato nella terapia antidiabetica se non per le possibili complicanze (nefropatia) a lungo termine del diabete.
Dapagliflozin è stato sviluppato a partire dalla florizina, una sostanza naturale estratta dalla corteccia degli alberi di mele; torna alla mente un’altra grande scoperta, ovvero quella dell’acido acetilsalicilico, anch’esso derivato dalla corteccia di un albero, in quel caso del salice, che grazie alla ricerca ha consentito importanti possibilità e progressi terapeutici. Secondo quanto affermato durante la conferenza stampa di presentazione, Dapagliflozin consentirebbe una riduzione della glicemia indipendentemente dall’insulina e con un basso rischio di ipoglicemia. Il nuovo famaco può essere integrato con le altre terapie anti-diabete, insulina compresa, in modo da consentire un trattamento personalizzato, su più fronti, e per tutte le fasi della patologia.
“Fino ad oggi il ruolo del rene nella gestione del diabete di tipo 2 era stato sottovalutato – ha affermato Giorgio Sesti, professore ordinario di Medicina Interna dell’Università degli Studi “ Magna Grecia” e Presidente eletto della Società Italiana di Diabetologia. Quest’organo gioca, in realtà, un ruolo importante nel controllo della glicemia in quanto funziona come una sorta di “rubinetto del glucosio”, eliminando l’eccesso di zucchero attraverso le urine.
“Il nuovo farmaco, ha spiegato Andrea Giaccari, Professore di Diabetologia al Policlinico Gemelli di Roma, “consente di eliminare lo zucchero attraverso le urine non solo in caso di elevati livelli glicemici, ma anche in presenza di glicemia bassa e proprio perché agisce in modo indipendente dall’insulina, è molto flessibile e può essere utilizzato in un’ampia varietà di diabetici: giovani, anziani, obesi.”
L’eliminazione del glucosio per via renale implica da un lato la perdita di circa 300-500 kcal al giorno, con un conseguente dimagrimento reale (fino a 2-3 chilogrammi) della persona con diabete di tipo 2, e dall’altro una riduzione dei valori della pressione arteriosa.
Se si considera che spesso la persona diabetica di tipo 2 è in sovrappeso od obesa, e a maggior rischio di un rialzo dei valori pressori, questi ulteriori aspetti non possono che rappresentare un importante vantaggio della nuova terapia.
“Dapagliflozin è indicato come trattamento orale del diabete di tipo 2 in fase precoce o tardiva. Rappresenta un’opzione terapeutica importante per le persone che sono intolleranti alla metformina, che rimane il trattamento di prima scelta per il diabetico di tipo 2, ma costituirà certamente un’ottima alternativa tra i farmaci di seconda scelta in caso di insuccesso della terapia con metformina.” ha concluso a questo proposito Salvatore Caputo, presidente di Diabete Italia.
Dapagliflozin prevede una sola somministrazione per bocca al giorno e ciò favorisce la buona accettabilità da parte della persona diabetica nel trattamento a lungo termine.
References
- Cosa c’entrano i reni con il diabete? »
Intervista di Pharmastar al Prof. Giorgio Sesti, Ordinario di medicina interna Università degli Studi “Magna Grecia” di Catanzaro
Presidente Eletto della Società Italiana di Diabetologia (SID) - Diabete, arriva il dapagliflozin, capostipite di una nuova classe di farmaci »
Intervista di Pharmastar al Prof. Andrea Giaccari, Professore Associato di Diabetologia all’Università Cattolica di Roma - Nuova terapia dalla corteccia dell’albero di mele. Arriva anche in Italia Dapagliflozin. Quotidiano Sanità