Il professor John Heit, della Mayo Clinic a Rochester, nel Minnesota (USA) e i suoi collaboratori hanno dimostrato con un recente studio che la sola presenza di diabete di tipo 2 non aumenta il rischio di sviluppare tromboembolismo venoso, ipotesi precedentemente sostenuta da altri studiosi.
Secondo la ricerca condotta dal professor Heit la maggior incidenza di tromboembolismo venoso in soggetti diabetici sarebbe spiegabile non con la semplice presenza del diabete, ma con i problemi che questo comporta.
Un individuo diabetico è spesso soggetto a ricovero ospedaliero per interventi chirurgici o per malattie acute, oppure può restare in casa o in una struttura specializzata per la riabilitazione anche per lunghi periodi. Sarebbero dunque questi i fattori responsabili di una maggiore propensione per il tromboembolismo venoso.
La soluzione per ridurre il problema circolatorio nei malati di diabete sarebbe quindi quella di ridurre a priori la necessità di interventi chirurgici e di lunghi periodi di immobilità per chi è già affetto da diabete mellito.
Fonte: Arteriosclerosis, Thrombosis and Vascular Biology 2009; Advance online publication