Sintesi dell’intervento del prof. Francesco Purrello, presidente SID, al 55° Congresso Annuale dell’Associazione Europea per lo Studio del Diabete (#EASD2019), Barcellona, 16-20 settembre 2019 a cura della prof.ssa Maria Rita Montebelli* e del dr. Andrea Sermonti**, Ufficio stampa SID
Il diabete tipo 2 (DT2) – tipico dell’adulto maturo – compare sempre più spesso anche in età giovanile, tra adolescenti e giovani adulti (sotto i 40 anni). A lanciare l’allarme gli Esperti della SID, Società Italiana di Diabetologia. “Questa condizione negli adolescenti assume una particolare aggressività e condiziona la comparsa di complicanze micro e macrovascolari in età più precoce” sottolinea il prof. Puriello.
Ad oggi, non esistono terapie specifiche ma si può fare molto sul versante della prevenzione. Cominciando con il contrastare il fenomeno dell’obesità nei giovani. Una call to action alle famiglie, alla scuola, all’industria alimentare, oltre che ai medici, quella lanciata dalla SID al 55° Congresso Annuale EASD, Barcellona 16-20 settembre 2019.
Diabete tipo 2 precoce: i pochi dati di una progressiva crescita
La prevalenza del diabete di tipo 2 negli adolescenti e nei giovani adulti sta aumentando notevolmente. Sulla prevalenza di questo diabete dell’adulto ‘a comparsa anticipata’ nei giovani non ci sono dati precisi, come per il diabete di tipo 2 nell’adulto. Qualche dato viene dagli USA dove le stime parlano di un aumento annuale del 2,3 per cento di diabete di tipo 2 negli under 30, dal 2010 a oggi. Gli esperti prevedono inoltre che il numero di giovani con diabete di tipo 2 sia destinato a quadruplicare negli USA tra il 2010 e il 2050. Non ci sono dati italiani ufficiali, ma estrapolando i dati americani al nostro Paese, è possibile stimare che negli ultimi 10 anni la popolazione dei giovani con diabete di tipo 2 (una forma tipica dei loro padri o addirittura dei loro nonni) si è raddoppiata, arrivando a interessare circa 150 mila soggetti e la crescita non sembra volersi fermare.
Quali sono i fattori di rischio e perché di tratta di una forma più aggressiva?
Anche in queste fasce d’età, i principali fattori di rischio predisponenti sono l’obesità, la storia familiare e lo stile di vita sedentario. Recenti studi multicentrici hanno portato a grandi progressi nella nostra comprensione dell’epidemiologia, fisiopatologia, diagnosi, terapia e complicanze del diabete tipo 2.
Nell’edizione 2019 del congresso EASD è stata dedicata una sessione scientifica a questo problema di emergente gravità. Il titolo parla chiaramente ‘Perché il diabete tipo 2 in età adolescenziale è una malattia più aggressiva?’ Si riconosce, quindi, che i dati scientifici fin qui ottenuti dimostrano che in queste fasce di età la malattia si manifesta in modo più violento.
Un’altra considerazione importante da fare è che l’insorgenza del diabete tipo 2 in giovane età è associata inoltre una più lunga esposizione alla malattia e ad un aumentato rischio di complicanze croniche, sia macro che micro-vascolari, legate ad un periodo maggiore di esposizione ad elevati livelli di glicemia. Inoltre, si stanno accumulando prove del fatto che il diabete di tipo 2 a esordio giovanile abbia un fenotipo patologico più aggressivo, che porta allo sviluppo prematuro di complicanze, con effetti negativi sulla qualità della vita e effetti sfavorevoli sugli esiti a lungo termine.
Il diabete di tipo 2 nei giovani è associato a grave insulino-resistenza e a un progressivo deterioramento della funzione delle cellule beta pancreatiche. Contrariamente al diabete di tipo 2 adulto, il declino della funzione delle cellule beta nel diabete di tipo 2 giovanile è da tre a quattro volte più veloce e i tassi di fallimento terapeutico sono significativamente più alti nei giovani che negli adulti.
Quali sono le opzioni per il trattamento?
Le opzioni terapeutiche per il diabete tipo 2 giovanile sono fortemente ridotte, e gli studi disponibili ancora pochi. Insieme alle modifiche dello stile di vita, di importanza capitale, la metformina rimane la terapia di prima linea per gli adolescenti con diabete di tipo 2 – sebbene la maggior parte progredisca rapidamente verso l’insuccesso del trattamento – e la terapia con insulina.
Esiste un motivo in più per la prevenzione dell’obesità negli adolescenti e nei giovani adulti: arrestare l’aumento del numero di giovani con diabete tipo 2. L’onere della prevenzione non ricade solo sui medici, ma inizia dalla famiglia, dalla scuola, dai responsabili delle politiche sanitarie, e coinvolge varie componenti della società, inclusa l’industria alimentare.
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*La dott.ssa Maria Rita Montebelli è medico specialista in endocrinologia al Dipartimento di Scienze gastroenterologiche, endocrino-metaboliche e nefro-urologiche del Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS, Roma.
Si occupa da molti anni di divulgazione medico-scientifica, come giornalista, moderatore di incontri scientifici, addetto stampa. Scrive per Quotidiano Sanità e per il portale Salute di Repubblica.
**Il dr. Andrea Sermonti è giornalista, laureato in Giurisprudenza all’Università La Sapienza di Roma, attualmente Direttore di StudioNews, Bruxelles, Società di servizi stampa, specializzata nell’offerta di service giornalistici per i quotidiani e on line nonché nell’organizzazione di conferenze ed eventi media.