Diabete tipo 2 in aumento. Investire in salute è cruciale. Tirzepatide diventa rimborsabile

Diabete tipo 2 in aumento. Investire in salute è cruciale. Tirzepatide diventa rimborsabile.

Diabete tipo 2, i numeri sono in continua crescita anche in Italia, insieme a quelli dell’obesità; permane la difficoltà dei pazienti nel controllo di questa malattia cronica con il rischio di complicanze che ne rappresentano il vero pericolo nel tempo. Investire in salute è la sfida per il futuro. Una risposta concreta arriva dall’innovazione: approvata da AIFA la rimborsabilità di tirzepatide, doppio agonista recettoriale GIP e GLP-1; il farmaco, inserito in Nota 100, può essere prescritto sia dagli specialisti che dai medici di medicina generale. Di seguito, alcuni risultati emersi durante la conferenza stampa che si è svolta il 18 marzo ‘25  a Roma, in presenza di molti esperti dell’area diabetologica. La gestione del diabete di tipo 2 (DT2) è difficile e costosa: l’assistenza sanitaria diabetologica deve subire un’evoluzione.

La difficile gestione del diabete di tipo 2

La gestione della malattia diabetica rappresenta una sfida crescente per i Sistemi Sanitari, sia per chi cura che per chi è curato: approcci terapeutici inadeguati e barriere politico-sanitarie ostacolano il controllo precoce ed efficace della glicemia.
Quasi il 50% dei pazienti non raggiunge il target ottimale di emoglobina glicata (HbA1c), con un forte impatto sulla salute pubblica e sulle complicanze a lungo termine, che possono portare a disabilità gravi e mortalità prematura.

Permangono tanti bisogni ancora non soddisfatti dei pazienti: le criticità organizzative e strutturali del percorso di cura e le barriere multifattoriali ritardano la diagnosi e l’accesso tempestivo a opzioni terapeutiche innovative.

Diabete tipo 2 in Italia: una patologia in aumento

• Il diabete di tipo 2 rappresenta oltre il 90% dei casi di diabete diagnosticati ed è in crescita costante.
• In Italia, colpisce circa il 7% della popolazione, con punte superiori all’8% in regioni come Calabria e Campania.
• Le stime sono di circa 4 milioni di italiani con diabete diagnosticato, più circa 1 milione che ci convivono senza sapere di averlo.
• Entro il 2040, la prevalenza potrebbe aumentare fino al 9-10%, coinvolgendo più di 7 milioni di persone.

 

 

La disponibilità di farmaci innovativi e tecnologie avanzate contribuisce al miglioramento dell’efficienza clinica, dell’impatto socio-sanitario e della qualità di vita di pazienti, familiari e care-giver; favorisce, altresì, un aumento dell’aderenza terapeutica e della motivazione a lungo termine dei pazienti, con una riduzione significativa della spesa per il Servizio Sanitario Nazionale e le famiglie.

In sintesi, si tratta di investire in salute: la posta in gioco è vincere la lotta al diabete e migliorare la vita di milioni di persone.

L’importanza dell’innovazione terapeutica

«Investire in salute facilitando l’accesso all’innovazione è cruciale per le persone con diabete di tipo 2 – dichiara Raffaella Buzzetti, Presidente SID – Società Italiana di Diabetologia – L’accesso a terapie innovative può migliorare significativamente gli esiti clinici e la qualità della vita; inoltre, può ridurre il carico clinico e sociale: il diabete di tipo 2 è una malattia cronica con un impatto significativo sulla qualità della vita e sulla società.

  • L’accesso a terapie innovative permette un miglior controllo della glicemia, riducendo il rischio di complicanze come malattie cardiovascolari, insufficienza renale e neuropatie e ciò si traduce in minori ospedalizzazioni e in un miglioramento della qualità di vita.
  • L’innovazione può condurre a migliorare l’aderenza terapeutica che nel paziente con diabete tipo 2 tende a ridursi nel tempo: le nuove terapie offrono benefici in termini di tollerabilità ed efficacia, hanno minori effetti collaterali e modalità di somministrazione più semplici con migliori risultati clinici che motivano a seguire il trattamento con maggiore costanza».

AIFA approva la rimborsabilità di tirzepatide

L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) ha approvato la rimborsabilità di tirzepatide, un nuovo farmaco innovativo per il diabete di tipo 2, frutto di decenni di ricerca metabolica. Il farmaco, un doppio agonista recettoriale GIP (Gastric Inhibitory Polypeptide) e GLP-1 (Glucagon‐Like Peptide‐1), è stato inserito in Nota 100 ed è ora prescrivibile sia dai medici specialisti che dai medici di medicina generale. Tirzepatide non solo migliora il controllo della glicemia e riduce i fattori di rischio cardiovascolare ma supporta anche la perdita di peso, un fattore chiave nella gestione della malattia, rispondendo a un bisogno clinico ancora insoddisfatto. Un passo avanti nella terapia del diabete di tipo 2, con un miglioramento del profilo di cura, personalizzazione della terapia e minor ricorso a terapie più complesse e Pronto soccorso.

Tirzepatide, indicato per i pazienti adulti con diabete di tipo 2 non ben controllato dalla dieta e dai farmaci già in uso, sia in monoterapia con metformina che in aggiunta a altri farmaci, è contenuto in una penna preriempita facile da usare, somministrato una volta a settimana, migliorando così l’aderenza terapeutica. Il miglioramento del controllo glicemico e metabolico si associa quindi a una marcata riduzione delle complicanze e a un risparmio dei costi.

Perché è difficile controllare la malattia?

Secondo gli Annali AMD, solo il 56% dei pazienti con diabete tipo 2 riesce a mantenere un valore di emoglobina glicata sotto il 7% (primo grande obiettivo target del controllo della glicemia), sottolinea Riccardo Candido, Presidente AMD (Associazione Medici Diabetologi). Tra le principali cause ci sono:

  • Difficoltà nel mantenere uno stile di vita sano (alimentazione e attività fisica) da parte dei pazienti
  • Diagnosi tardiva e inizio non tempestivo del trattamento
  • Inerzia terapeutica da parte dei medici in caso di controllo non sufficiente del diabete
  • Ridotta aderenza alla terapia nel tempo
  • Uso di terapie meno efficaci rispetto a quelle oggi disponibili e ancora gravate dal rischio di ipoglicemia
  • Accesso limitato alle nuove terapie
  • Disparità regionali nell’erogazione dei farmaci disponibili

La scarsa consapevolezza della malattia

È diffusa nell’opinione pubblica italiana una scarsa consapevolezza e conoscenza dei numerosi fattori (tra cui urbanizzazione, stress psico-fisico prolungato, larga diffusione e disponibilità di cibi ad elevato tenore calorico e ultaprocessati, fino alla probabile presenza negli alimenti di sostanze con azioni negative sui meccanismi di controllo della glicemia), che rappresentano un rischio, talvolta alto, per lo sviluppo del diabete.

Il 60% degli Italiani ignora, per esempio, la stretta relazione tra il diabete di tipo 2 e l’obesità.

«Non bisogna più sottovalutare la malattia diabetica come è stato fatto fino ad oggi, i numeri ci dicono che la strategia comunicativa adottata in questi anni, che era ed è ancora orientata a non drammatizzare la patologia, è stata ed è decisamente insufficiente, se non addirittura inadeguata – sottolinea Manuela Bertaggia, Vice Presidente FAND – Associazione Italiana Diabetici ODV.

Una comunicazione poco incisiva rispetto a una malattia che richiede cure e assistenza per tutta la vita, non riesce a coinvolgere i pazienti e a creare consapevolezza.

«Il fatto che lo stesso diabetologo tenda a non parlare di fattori di rischio non ha aiutato a responsabilizzare le persone con diabete di tipo 2 che, invece, vanno educate su quelli che possono essere i pericoli derivati da certe cattive abitudini e comportamenti errati – continua Bertaggia. Necessaria la prevenzione primaria, attivando campagne di sensibilizzazione che raggiungano la popolazione generale, i pazienti diagnosticati e le persone che magari convivono con la malattia ma non ne sono a conoscenza».

È opportuno andare nelle scuole. Attraverso i bambini e gli adolescenti si agganciano genitori e nonni.

Non esiste alcuna altra patologia cronica come il diabete, in cui il ruolo del paziente sia così importante e a volte decisivo sul conseguimento di un controllo della malattia. Ma i pazienti devono essere motivati e hanno bisogno di risposte alle loro esigenze: sotto questo aspetto il ruolo delle Associazioni di pazienti con diabete, attraverso la crescita culturale, la rappresentatività e la partecipazione attiva a ogni livello, diventa sempre più fondamentale grazie alla formazione e alla qualificazione dei suoi rappresentanti.

Nel diabete di tipo 2, contrariamente a quanto avviene nel tipo 1, esiste ancora poca consapevolezza della malattia tra gli stessi pazienti, le diagnosi sono tardive e quando si scopre di essere diabetici si tende a minimizzare il problema.

«Sarebbe opportuno aumentare la consapevolezza affinché il paziente prenda in carico sé stesso, pretenda di ricevere la miglior cura possibile e sia responsabile in prima persona della sua condizione e di ciò che comporta nella gestione quotidiana convivere con il diabete sottolinea Stefano Nervo, Presidente Diabete Italia Rete Associativa ODV –  Avere a disposizione nuove opportunità terapeutiche significa:

  • essere curati in maniera più efficace;
  • prevenire le complicanze;
  • ridurre il carico terapeutico per il paziente e il caregiver.

Anche i device tecnologici e la modalità di somministrazione delle terapie sono importanti e possono fare la differenza nel buon successo di una terapia, come nel caso di somministrazione settimanale che ha un impatto molto più positivo rispetto a quella giornaliera».

Diabete tipo 2 in aumento. Investire in salute è cruciale. Tirzepatide diventa rimborsabile.

Quando diabete e obesità si associano

Nonostante un approccio terapeutico integrato con dieta, attività fisica e farmaci, quasi 1 paziente su 2 non raggiunge tutti e tre gli obiettivi attualmente raccomandati dalle più recenti linee guida internazionali, ovvero controllo della glicemia, della pressione arteriosa e del colesterolo.

Inoltre, l’85% dei pazienti con diabete di tipo 2 è in sovrappeso o soffre di obesità, e non riesce a ridurre il peso corporeo, nonostante gli sforzi.

A questi bisogni clinici non soddisfatti fino ad oggi, viene in aiuto Tirzepatide: un robusto corpus di 5 studi registrativi globali del programma SURPASS ha dimostrato significativi risultati nel controllo glicemico dei pazienti, con una riduzione dell’emoglobina glicata e del peso corporeo grazie alla doppia inibizione di GIP (Gastric Inhibitory Polypeptide) e GLP-1 (Glucagon‐Like Peptide‐1), due ormoni incretinici; inoltre, Tirzepatide ha dimostrato la sua efficacia, rispetto ai farmaci in uso, sul controllo della pressione arteriosa e del colesterolo agendo anche sulla prevenzione del danno cardiovascolare e renale. Il farmaco non è gravato dal rischio di  ipoglicemia e il profilo di sicurezza e tollerabilità sono risultati favorevoli.

Il pericolo latente delle complicanze croniche

«Le principali conseguenze del diabete di tipo 2 sono le complicanze croniche, dovute al prolungato mantenimento negli anni di elevati valori della glicemia e della tossicità legata all’accumulo di zuccheri nel sangue – spiega Gianluca Aimaretti, Presidente SIE – Società Italiana di Endocrinologia, Professore Ordinario di Endocrinologia Università del Piemonte Orientale e Direttore Dipartimento di Medicina Traslazionale – Le principali riguardano il rene, l’occhio, il sistema nervoso centrale e periferico, micro- e macro-circolo, con danni importanti che nel tempo aumentano il rischio di infarto, ictus, e problemi anche a livello epatico, della sfera genitale e del cavo orale».

«È necessario diagnosticare il più precocemente possibile la malattia diabetica per intervenire con adeguati trattamenti – continua Aimaretti – solo così è possibile rallentare o in qualche caso prevenire le complicanze che talvolta insorgono quando ancora il paziente non sa di essere diabetico e non ha sintomi evidenti».

Gli studi dimostrano che le complicanze croniche possono portare negli anni a gravi disabilità oltre a ridurre l’aspettativa di vita in media di 6-7 anni.

La gestione integrata multidisciplinare è l’approccio auspicabile

«L’orientamento attuale nella cura e assistenza del paziente con diabete – precisa Andrea Frasoldati, Presidente AME – Associazione Medici Endocrinologi e Direttore Struttura Complessa di Endocrinologia dell’Arcispedale Santa Maria Nuova IRCCS, ASL di Reggio Emilia – è la gestione integrata, in cui è strategico il lavoro in team multidisciplinare, costituito da endocrinologi e diabetologi, ma anche da molte altre figure professionali quali il medico di medicina generale, figura professionale fondamentale perché conosce meglio il paziente e la realtà familiare e sociale in cui vive e lavora».

Il diabetologo e l’endocrinologo sono le due figure di riferimento cui fanno da corollario indispensabile il dietista, il nefrologo, il cardiologo, l’oculista, il neurologo, il chirurgo vascolare, l’ortopedico, lo psicologo fino all’infermiere dedicato.

«La presenza di questi professionisti competenti è decisiva nell’assicurare al paziente un management adeguato della malattia con le migliori terapie, una diagnosi precoce e un  trattamento ottimale in grado di prevenire o rallentare la progressione delle complicanze – continua Frasoldati. Ma una gestione integrata prevede un sistema ben organizzato per rispondere ai bisogni dei pazienti e la mancanza di uno scambio tra le diverse figure specialistiche può rendere difficile al paziente l’accesso e l’aderenza alle cure».

Il diabete, come patologia cronica, richiede una sorveglianza che perduri nel tempo.

Cruciale anche il ruolo del Medico di Medicina Generale

«Nell’interesse del paziente, l’approccio al diabete tipo 2 deve essere il più olistico possibile, e solo il medico di medicina generale può realizzare a pieno questo approccio – sottolinea Walter Marrocco, Responsabile Scientifico FIMMG – Federazione Italiana Medici di Medicina Generale –Il diabete rappresenta una crescente emergenza sanitaria in Italia, con una prevalenza in aumento e un impatto significativo sulla salute pubblica: è quindi fondamentale promuovere strategie efficaci di prevenzione, diagnosi precoce e gestione della malattia per ridurre le complicanze e migliorare la qualità della vita delle persone affette. In tale contesto e con questi obiettivi la medicina generale diventa essenziale per poterla affrontare e gestire compiutamente».

Conclusioni: investire in salute per un futuro migliore

Un’innovazione terapeutica, come Tirzepatide, può rivoluzionare la gestione del diabete, riducendo il rischio di complicanze e migliorando la qualità della vita dei pazienti. Tuttavia, in parallelo è essenziale garantire un accesso equo alle cure, promuovere una maggiore consapevolezza e migliorare la cooperazione tra specialisti e medicina di base per affrontare in modo incisivo e trasversale questa crescente emergenza sanitaria.

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