Una campagna itinerante attraverso l’Italia per scoprire come le nuove tecnologie stanno cambiando la vita delle persone con diabete. Un viaggio in alcuni importanti Centri diabetologici italiani alla scoperta delle persone che – grazie al sensore impiantabile per il monitoraggio in continuo della glicemia, vivono una nuova vita con il diabete, dei loro medici fautori della libertà ritrovata e delle città in cui vivono. Partite le prime 10 tappe, in 10 città con il filmmaker Fabio Persico, un modo nuovo di raccontare il diabete e la quotidianità delle persone che convivono con la malattia.
Il tour #diabeteontheroad
Dalle Alpi al mar Ionio, Fabio Persico racconterà le storie e le esperienze di chi, grazie a un piccolo sensore impiantato sottocute per il monitoraggio della glicemia in continuo, ha vissuto il cambiamento e ora può gestire al meglio il diabete ed essere pienamente libero di vivere la propria vita insieme e non “nonostante” il diabete.
“I protagonisti di #diabeteontheraod sono persone al di là del diabete, con una gran voglia di esprimere sé stesse, tanti sogni e tante esperienze”, spiega Fabio Persico, che ha iniziato il suo viaggio per l’Italia incontrando e intervistando le persone con il sensore impiantabile e i loro diabetologi. “Entrare nella vita delle persone e raccontarne la quotidianità è una sfida. Quello che mi aspetto nelle prossime tappe della campagna è di incontrare storie sempre nuove, situazioni e sogni diversi che come pezzi di un puzzle, alla fine riusciranno a completare un quadro completo di quello che è il nuovo vissuto delle persone che utilizzano questo dispositivo”.
“Questa campagna è nata grazie al continuo ascolto delle persone che utilizzano i nostri device, e in questo caso di chi utilizza il sensore impiantabile”, commenta Massimo Balestri, Amministratore Delegato di Roche Diabetes Care Italy. “Infatti, sono state proprio loro che ci hanno raccontato come, nonostante tutte le difficoltà che si ritrovano ogni giorno ad affrontare per la gestione del diabete, il sensore impiantabile abbia permesso loro di sentirsi un po’ più liberi dalla malattia diventando uno strumento imprescindibile nella loro vita. Questo viene confermato dal 93% delle persone che una volta impiantato il sensore dichiarano di voler continuare ad utilizzarlo. C’è chi arriva al terzo, quarto, quinto re-impianto”.
La complessa autogestione del diabete tipo 1
Vivere con il diabete – e in particolare con il diabete tipo 1 – comporta una rigorosa autogestione e un costante controllo della glicemia. È stato calcolato che nel corso della giornata una persona con diabete – in Italia secondo i dati ISTAT sono oltre 3 milioni di cui circa il 5% di Tipo 1 – mediamente debba decidere 50 volte al giorno, per un totale di circa 1 ora, come adattare la propria terapia e spesso gestendo tutto da sola. L’obiettivo principale di tutti coloro che hanno ricevuto una diagnosi di diabete è quello di raggiungere un controllo metabolico ottimale, vale a dire mantenere la glicemia entro un target prestabilito, riducendo il rischio di episodi di ipoglicemia (valore troppo basso di zuccheri nel sangue) o iperglicemia (valore troppo alto di zuccheri nel sangue).
Ancora troppe le persone non a target
Purtroppo, circa il 72% del totale delle persone con diabete di tipo 1 e quasi il 50% con diabete di tipo 2 non raggiunge un buon controllo glicemico (emoglobina glicata ≤ 7), non sono “a target”, andando incontro a possibili complicanze acute o complicanze croniche del diabete. (Annali AMD 2018)
L’innovativo sensore sottocutaneo per 6 mesi
In questo, un valido aiuto nella gestione del diabete è rappresentato dal sensore impiantabile che dispone di una nuova tecnologia in grado di determinare i valori di glucosio nel tessuto interstiziale fino a 180 giorni, a differenza dei sensori attualmente disponibili in Italia che hanno una durata di 6, 7 o 14 giorni.
“Con il sensore impiantabile, siamo oggi di fronte a una svolta epocale nel mondo del monitoraggio in continuo”, afferma Paolo Di Bartolo, Direttore Rete clinica diabetologia AUSL Romagna, Presidente eletto Associazione Medici Diabetologi (AMD). “Ci troviamo, infatti, nella condizione privilegiata di avere a disposizione sistemi con caratteristiche diverse che consentono di personalizzare il monitoraggio in continuo in base alle esigenze del paziente, così come si fa già per la terapia farmacologica. Per coloro che necessitano della massima flessibilità, ad esempio, il sensore impiantabile, in cui la parte visibile, costituita dal trasmettitore, può essere facilmente rimossa, è compatibile con qualsiasi tipo di attività, da una cena fuori, a un’attività sportiva, al mare o al lavoro. Sicuramente il ‘senso di libertà’ offerto dal sensore impiantabile, viene percepito dal medico che si sente più sicuro sull’aderenza al monitoraggio del proprio paziente e che riesce sempre a essere sotto controllo grazie alle vibrazioni del trasmettitore anche quando il telefono non è a portata di mano”.
Come viene impiantato il sensore Eversense**
Il sistema per il monitoraggio in continuo della glicemia (CGM), Eversense®, sviluppato e prodotto dalla Senseonics Holdings, Inc, comprende un piccolo sensore impiantabile, un trasmettitore intelligente e un’app per dispositivi mobili. Basandosi sulla tecnologia di rilevazione della fluorescenza, il sensore è progettato per essere inserito sotto cute e comunicare con il trasmettitore intelligente per trasmettere in modalità wireless i livelli di glicemia a un dispositivo mobile. Dopo l’inserimento, il sensore è progettato per misurare in modo costante e accurato i livelli della glicemia.
Il sensore viene impiantato sottocute nel corso di una seduta in ambulatorio di pochi minuti, nella parte superiore del braccio e il trasmettitore viene applicato nella zona sopra il sensore con un cerotto ed è interamente rimovibile in modo semplice e senza rischi. Il trasmettitore, inoltre, è in grado di avvertire fino a 30 minuti prima in caso di possibili ipoglicemie o iperglicemie attraverso una discreta vibrazione sul corpo senza la necessità, quindi, di avere con sé il telefono.
La testimonianza di Annalisa
“Ho inserito il sensore impiantabile per tenere meglio sotto controllo i valori della glicemia”, racconta Annalisa Salmistraro, alla quale hanno impiantato per la prima volta il sensore per il monitoraggio della glicemia nel marzo 2018.
“Da subito le cose sono migliorate e la mia vita è cambiata. Innanzitutto, sono riuscita a controllare meglio i valori della glicemia, con tutto ciò che ne consegue. Infatti, posso sapere i miei valori glicemici semplicemente guardando il cellulare ed esso stesso mi avvisa quando ci sono variazioni verso l’alto o il basso. Inoltre, posso togliere e rimettere il trasmettitore facilmente e la piscina, o le altre situazioni che prima mi creavano imbarazzo, ora non sono più un problema”.
“Secondo Roche, il futuro sarà sempre di più focalizzato sull’integrazione dei numerosi dati generati da questi dispositivi CGM con quelli puramente clinici in possesso del medico attraverso le visite e gli esami di laboratorio”, conclude Balestri. “Un’integrazione che deve passare, inevitabilmente, da piattaforme in grado di raccogliere e analizzare in modo strutturato una grande quantità di dati e che aiuteranno a colpo d’occhio il medico a comprendere meglio gli effetti della terapia e dello stile di vita nella gestione quotidiana del diabete, fornendogli inoltre la possibilità di individuare schemi o problemi non prevedibili nel regime terapeutico”.
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Reference
Comunicato stampa Hcc Consulting, ottobre 2019