Differenze principali tra diabete di tipo 1 e di tipo 2

Differenze principali tra diabete di tipo 1 e di tipo 2

Le differenze tra diabete tipo 1 (DT1 o DMT1) e diabete di tipo 2 (DT2 o DMT2) sono sostanziali e riguardano molti aspetti.

Diabete: età di insorgenza

Il diabete di tipo 1 ha un esordio sempre brusco più spesso durante l’infanzia e l’adolescenza (può comunque manifestarsi anche in età adulta in soggetti predisposti).
Il diabete di tipo 2 compare più spesso nel soggetto adulto o anziano, dopo i 35-40 anni, anche se di recente stanno aumentando anche i casi di diabete di tipo 2 in giovani adulti e adolescenti (soprattutto negli USA), in rapporto all’aumento del peso medio di tale fascia d’età, in cui è sempre più frequente la presenza di soggetti obesi.
Il DT2 ha un esordio più lento, anche di anni.

Diabete: le cause

Le cause del diabete di tipo 1 sono su base immunitaria e non hanno quindi alcun legame con le abitudini alimentari (“mangiare troppi dolci NON fa venire il diabete di tipo 1” come purtroppo ancora troppe persone pensano!!!!). Il diabete di tipo 1, è causato da un’insufficiente o assente produzione di insulina dovuta ad una sofferenza – e distruzione – delle cellule beta delle isole di Langherans del pancreas, le cellule deputate a produrre l’ormone insulina.

Nel diabete di tipo 2, la componente genetica svolge un ruolo più importante rispetto al diabete di tipo 1, anche se il DT2 non può essere considerato una malattia ereditaria. Non sono, ovviamente, da trascurare fattori ambientali e individuali. Tra questi ultimi, per esempio il sovrappeso e l’obesità. C’è un rapporto stretto tra il peso corporeo e lo sviluppo di diabete di tipo 2.

La maggior parte dei pazienti con diabete di tipo 2 (circa l’80%) sono in sovrappeso, con un tipico accumulo di grasso prevalentemente addominale (il cosiddetto grasso viscerale) che è considerato associato anche a un maggior rischio cardiovascolare. Anche la vita sedentaria e un’alimentazione sbilanciata concorrono all’insorgenza del diabete di tipo 2 in soggetti predisposti.

Il problema principale nel diabete di tipo 2 non è la scarsità o la mancanza di insulina (che spesso è addirittura prodotta in elevate quantità), ma un fenomeno chiamato resistenza insulinica. Di che cosa si tratta? L’insulino-resistenza è nell’incapacità da parte delle cellule dell’organismo di utilizzare l’insulina. Affinché l’ormone funzioni, infatti, sono necessari i recettori dell’insulina (una sorta di “toppa” in cui la “chiave” insulina possa entrare) sulla superficie delle cellule. Perché si verifica? Nei soggetti affetti da diabete tipo 2 si osserva una riduzione del numero dei recettori per l’insulina o una loro alterazione. Come conseguenza di questa ridotta sensibilità dei tessuti periferici (in particolare muscoli e tessuto adiposo) all’azione dell’insulina, il glucosio trova difficoltà a entrare nelle cellule e inizia ad accumularsi nel sangue.

Ne deriva che per compensare la ridotta efficacia di tale ormone, il pancreas sia costretto a una superproduzione di insulina, il che spiega l’iperinsulinemia compensatoria (alti livelli di insulina nel sangue) che fa seguito alla resistenza insulinica. Tale meccanismo garantisce inizialmente il controllo della glicemia, tuttavia nel tempo esaurisce le capacità funzionali del pancreas di mantenere elevati livelli di insulinemia (anche il pancreas va in stress!!); quando questo succede, l’insulina prodotta non è più in grado di mantenere nella norma la glicemia, che inizia ad elevarsi fino a poter determinare il diabete di tipo 2.

La resistenza insulinica dipende principalmente dall’eccesso di peso, che causa il rilascio da parte del tessuto adiposo di un surplus di ormoni in grado di inficiare l’azione insulinica. Per tale ragione, l’obesità viene considerata il principale fattore di rischio per il diabete di tipo 2 e per le stesse ragioni il calo di peso (con alimentazione corretta associata ad attività fisica) ne è la prima terapia.

In ogni caso un’alimentazione equilibrata e sana e uno stile di vita attivo rappresentano il miglior modo per mantenersi in salute il più a lungo possibile per tutti, diabetici di qualsiasi tipo e non.

Diabete: il peso

In genere, il peso è normale nel diabete di tipo 1; spesso in eccesso (sovrappeso o vera propria obesità) nel diabete di tipo 2.

Diabete: i sintomi

Nel diabete di tipo 1 i sintomi sono sempre presenti. I primi segnali a cui fare attenzione sono tanta pipì e tanta sete, inusuali e senza cause apparenti. In questi casi, vale SEMPRE la pena di consultare il pediatra perché potrebbe essere in agguato il diabete di tipo 1 che va subito tenuto sotto controllo. Altri segnali importanti sono il dimagrimento e la stanchezza, anch’essi senza motivo apparente. Il diabete di tipo 1, raccomandano tutte le linee guida, va diagnosticato e trattato subito per evitare una rischiosa complicanza chiamata chetoacidosi diabetica (DKA), che nella fase più grave può portare a edema cerebrale con conseguenze neurologiche importanti, fino al decesso.

Nel diabete di tipo 2, in sintomi (sete, necessità frequente di urinare, stanchezza, visione sfocata, maggiore frequenza ad infezioni urinarie e/o vaginali) sono di modesta intensità, quando presenti, spesso non lo sono. Il diabete di tipo 2, infatti, può decorrere anche per anni, in modo asintomatico (senza sintomi). Non è un caso che, spesso, venga scoperto di avere la glicemia alta, facendo degli esami del sangue per tutt’altro motivo. Proprio per questo, è consigliabile fare un esame della glicemia almeno una volta all’anno. Una diagnosi precoce consente di prevenirlo, in caso di prediabiete, tenerlo sotto controllo prima e soprattutto di rallentare l’evolversi delle complicanze del diabete agli occhi, ai nervi, ai reni, ai vasi e al cuore, al cervello (retinopatia, neuropatia, nefropatia, cardiopatia, ictus, piede diabetico, disturbi sessuali etc), anch’esse asintomatiche, che rappresentano il vero pericolo del diabete, soprattutto quando scompensato.

Diabete: la terapia

Nel diabete di tipo 1, la terapia con insulina iniettabile è indispensabile sin dall’esordio e dalla diagnosi della malattia. L’insulina è vita, senza di essa, si muore in pochi giorni.

Nel diabete di tipo 2, la terapia è più scalare. In genere, si parte con modifiche sostanziali allo stile di vita (alimentazione e attività fisica) e se queste non sono sufficienti si associa una terapia con farmaci per bocca (farmaci orali) e/o per via sottocutanea (iniettivi non insulinici).

Il farmaco di prima scelta è la metformina ma oggi esiste una vasta gamma di molecole, sia in monoterapia che in associazione con la metformina, in grado di rispondere alle diverse esigenze e caratteristiche cliniche e pertanto di personalizzare al massimo la terapia.

Se con il passare del tempo, la terapia con questi farmaci diventa insufficiente, occorrerà inserire anche l’insulina iniettabile, in combinazione con la terapia usuale o da sola. Una piccola percentuale di pazienti con diabete di tipo 2 in scompenso glicemico sin dalla diagnosi o con condizioni che controindichino l’utilizzo di parte degli altri farmaci disponibili, viene curata da subito con l’insulina, associata o meno con metformina.

Una buona adesione alla terapia prescritta dal medico consente un buon controllo della malattia ed espone nel tempo a un minor rischio di complicanze diabetiche.
E’ stato ormai ampiamente dimostrato che un’attenta correzione delle alterazioni della glicemia è in grado di prevenire o di ridurre in modo significativo l’insorgenza o l’evoluzione delle complicanze croniche del diabete mellito.

References

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