Fa il punto sul diabete LADA (acronimo dall’inglese: Latent Autoimmune Diabetes in Adults) la d.ssa Roberta Celleno, Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio, Diabetologia, presso USL 01 Umbria, Città di Castello che si occupa in modo particolare di questa forma di diabete.
Perché il diabete LADA si chiama così e alcuni lo chiamano diabete di tipo 1.5?
La domanda è semplice ma la risposta è complessa e articolata, facciamo un passo indietro e partiamo dal diabete di tipo 1 (T1DM o DT1), sappiamo che è una malattia autoimmune caratterizzata dalla presenza di auto-anticorpi islet cell antibody (ICA) e glutamic acid decarboxylase (GADA), diretti verso la beta-cellula del pancreas che necessita di trattamento con insulina sin dall’esordio clinico.
Oltre 30 anni fa, alcuni ricercatori dimostrarono la presenza di anticorpi ICA anche in alcuni soggetti a cui era stata posta diagnosi di diabete tipo 2 (T2DM o DT2) e che non avevano risposto al trattamento con farmaci chiamati sulfaniluree. Successivamente, venne documentata l’esistenza di pazienti con diabete di tipo 2, con una funzione beta-cellulare conservata alla diagnosi nonostante la presenza di autoanticorpi anti-insula2.
Venne quindi identificata una categoria di pazienti che presentavano insulino-resistenza come nel diabete di tipo 2, marker anticorpali di autoimmunità diretti verso la beta-cellula (ICA, IA-2, e soprattutto GADA) come nel diabete di tipo 1, ma con una riserva pancreatica alla diagnosi più conservata, in cui si poteva ritardare l’inizio del trattamento con insulina.
Questa categoria di diabetici è stata definita in vario modo creando, a mio avviso, una discreta confusione: diabete LADA (Latent Autoimmune Diabetes in Adults) da cui nel 1998, l’OMS ha proposto l’introduzione di un nuovo sottogruppo di diabetici: il diabete tipo 1 a lenta insorgenza (l’età di insorgenza > 35 anni è stato deciso arbitrariamente in quanto costituisce l’età oltre la quale si riscontra un rapido aumento dell’incidenza del diabete di tipo 2.
Successivamente è stato proposto il termine di NIRAD (Non Insulin Requiring Autoimmune Diabetes) e per distinguerlo dal diabete tipo 1 dell’adulto – che evolve rapidamente verso l’insulino-dipendenza – si è posto un cutoff arbitrario di almeno 6 mesi di terapia libera da insulina dopo la diagnosi.
È stato anche definito diabete 1.5 perché fenotipicamente sembra collocarsi in una posizione intermedia tra il diabete di tipo 1 e il diabete di tipo 2.
Come se non bastasse si è anche tentato di sottoclassificare il LADA in LADA 1 e LADA 2, sulla base del titolo anticorpale ma qui si entra in un campo troppo tecnico.
Altri lavori hanno deciso di rinominare il complesso delle forme autoimmuni sotto l’entità unica di diabete autoimmune, oppure di mettere in discussione l’esistenza stessa o l’esigenza nosologica del LADA.
Qual è l’incidenza tra i diabetici inizialmente definiti come pazienti con diabete di tipo 2?
Molti studi riportano un’incidenza del 6-10%.
È vero che anche il diabete LADA, come il diabete di tipo 2, può essere scoperto per caso e può decorrere senza sintomi?
Vi sono dei casi in cui il paziente presenta modesta iperglicemia che viene rilevata occasionalmente ad esami ematochimici di routine, questo potrebbe far inquadrare il paziente come diabetico di tipo 2, ma magari l’età di insorgenza o il fenotipo possono indurre ad eseguire il dosaggio degli anticorpi e a far porre diagnosi di LADA.
Perché è così difficile fare una diagnosi immediata di diabete LADA?
È più difficile porre diagnosi di diabete LADA perché il più delle volte l’esordio non è violento come nel diabete di tipo 1, inoltre l’età di insorgenza e la presenza a volte di sovrappeso, insulino-resistenza o, più raramente obesità, può far scambiare questi pazienti per pazienti affetti da diabete tipo 2.
Esistono casi in cui il diabete LADA si riesce a diagnosticare subito? Può dipendere anche dal Centro a cui ci si riferisce?
Certamente, vi sono casi di diabete LADA in cui il sospetto viene posto precocemente magari per la scarsa risposta alla terapia ipoglicemizzante orale, o per le caratteristiche fisiche del paziente, oppure perché il diabetologo esegue lo screening anticorpale nei soggetti in cui la diagnosi di diabete tipo 2 può sembrare dubbia.
Che ruolo ha la genetica in questa forma di diabete? Si può trasmettere ai figli?
Sotto il profilo patogenetico, ad oggi è ancora aperta la questione se il diabete LADA condivida o meno lo stesso percorso ascrivibile al diabete di tipo 1, differendone solo per la velocità di progressione oppure se sia contraddistinto da un peculiare background genetico e immunitario. I figli potrebbero ereditare una “predisposizione alla malattia” attraverso la trasmissione di geni che interessano la risposta immunitaria ma affinché la malattia si manifesti sono poi necessari fattori esterni come comuni agenti infettivi che, in corso di una banale risposta del sistema immunitario, possono a volte causare una reazione anche verso le ß cellule del pancreas, con la produzione di anticorpi diretti contro di esse (auto-anticorpi). Ricordiamo che il rischio di sviluppare diabete autoimmune nei figli di diabetici di tipo 1 è del 2-5%.
Quali sono le principali differenze tra il diabete LADA e il diabete tipo 2?
Il diabete LADA è una forma di diabete autoimmune che spesso alla diagnosi non richiede terapia con insulina, ma nel giro di pochi mesi o di qualche anno l’attacco autoimmune distrugge la funzione betacellulare e il paziente dovrà essere trattato con terapia insulinica. Risponde scarsamente alla terapia con ipoglicemizzanti orali e il controllo glicometabolico risulta più instabile che nel DT2. Inoltre nel diabete LADA, a differenza del diabete tipo 2, i pazienti spesso sono normopeso e non sempre è presente insulino-resistenza.
L’età di esordio superiore ai 50 anni e la presenza di sovrappeso possono sempre escludere a priori la diagnosi di LADA, quando tutti gli altri criteri siano soddisfatti?
Nel mio Servizio a Città di Castello, ho alcuni casi di diabete LADA diagnosticati dopo i 50 anni e due di questi soggetti sono sovrappeso, quindi quando un diabete appare instabile, risponde scarsamente alla terapia farmacologica orale o sono presenti altre patologie autoimmuni, non si deve pensare che la causa sia obbligatoriamente la mancata compliance del paziente, va presa in considerazione l’ipotesi di uno screening anticorpale.
Ci sono degli esami che potrebbero favorire una diagnosi più precoce?
I principali sono: la valutazione di auto-anticorpi diretti verso la beta cellula del pancreas, la determinazione di alcuni marcatori di autoimmunità (ICA, GADA, IA-2, IM e altri) e la valutazione della funzione beta-cellulare mediante misurazione del C-peptide basale o dopo test con glucagone.
La ricerca di auto-anticorpi è un esame a carico del paziente? Il paziente li può richiedere al suo medico curante?
La ricerca degli auto-anticorpi contro le beta cellule del pancreas permette di porre diagnosi di diabete LADA. Questi esami non sono compresi nell’esenzione per il diabete e le spese sono a carico del paziente.
Sono esami specifici e la richiesta spetta al diabetologo, l’unico che possa valutare quando vi è reale necessità di eseguirli.
Video
Diabetes LADA – Latent Autoimmune Diabetes (INGLESE)
youtube.com/9TdjoZKXKT4
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