Su Lancet è stata da poco stata pubblicata una ricerca secondo cui per ridurre il rischio di mortalità e allungare l’aspettativa di vita basterebbero 15 minuti al giorno di moderato esercizio fisico, da praticare sei giorni su sette.
Gli studiosi di Taiwan che hanno effettuato la ricerca hanno osservato oltre 400mila volontari di entrambi i sessi, di Taiwan, di età superiore ai 20 anni e sotto controllo medico, prolungando l’osservazione nel tempo: per 13 anni, dal 1996 al 2008. I volontari sono stati divisi in cinque categorie, basate sul tipo di attività fisica svolto: da chi praticava sport intensamente a chi non ne faceva.
È emerso dallo studio dei dati che fra coloro che non svolgevano attività fisica la mortalità era maggiore del 17% e fra chi al contrario ne faceva costantemente, per un quarto d’ora al giorno, si registrava un aumento dell’aspettativa di vita di tre anni mentre il rischio di mortalità scendeva del 14%, senza differenze di sesso e anche fra i soggetti a rischio cardiovascolare; il rischio di mortalità per cancro scendeva del 10%. Così Chi Pang Wen, uno dei ricercatori: «Gli abitanti dell’Est asiatico tendono a essere meno attivi fisicamente rispetto a quelli dei paesi occidentali e tendono a fare esercizio a bassa intensità. Un americano adulto su tre fa 150 minuti alla settimana di moto, una durata ritenuta ideale; a Taiwan, in Giappone o in Cina solo uno su cinque fa altrettanto». Per questo motivo gli studiosi hanno voluto verificare gli eventuali benefici per la salute di attività fisiche poco impegnative come il giardinaggio o le passeggiate veloci, individuandone la durata minima in 15 minuti al giorno per ottenere dei risultati.
E secondo i ricercatori di Taiwan i benefici aumentano prolungando l’attività: per ogni quarto d’ora in più la mortalità diminuisce di un altro 4% e quella da cancro dell’1%. La ricerca è stata condotta in collaborazione il China Medical University Hospital di Thaichung, l’Università Nazionale dello Sport di Taiwan e con alcune università americane.
Fonte: 18 agosto 2011, repubblica.it