La prevalenza del diabete di tipo 2 (DT2) negli adolescenti e nei giovani adulti sta aumentando in tutto il mondo, di riflesso alla crescita dell’obesità infantile. Simile per insorgenza al diabete di tipo 2 degli adulti, il DT2 nei giovani manifesta una maggiore predisposizione a vari fattori di rischio, tra cui obesità, storia familiare e stile di vita sedentario. L’insorgenza precoce del diabete di tipo 2 – prima dei 40 anni – si associa a una durata maggiore di esposizione alla malattia , con picchi più prolungati di iperglicemia, un aumentato rischio di insulino-resistenza grave, e un declino della funzione beta-cellulare. Tutti fenomeni che peggiorano il controllo glicemico e favoriscono complicanze diabetiche croniche più precoci e più gravi.
L’aumento di peso e la riduzione dei livelli di attività fisica scatenano il diabete di tipo 2 indipendentemente dalle predisposizioni genetiche, in particolare nel diabete di tipo 2 ad esordio giovanile.
Questi cambiamenti potrebbero essere stati accelerati in parte dalla lunga pandemia Covid-19, che ha provocato in molte persone un aumento di peso per la forzata vita sedentaria. Secondo gli ultimi studi, le donne sotto ai trent’anni avrebbero bisogno di particolare attenzione. Tra i principali fattori da tenere sotto controllo per l’alto rischio di insorgenza precoce di diabete tipo 2 c’è l’Indice di Massa Corporea (BMI) che valuta l’aumento di peso, ritenuto uno dei maggiori fattori di rischio degli ultimi trent’anni. Da notare anche che l’aumento di peso nelle persone più giovani con ipertensione, un fattore di rischio per il diabete di tipo 2, è stato maggiore nelle donne, nei giovani, nei soggetti che vivono in aree svantaggiate e nelle persone con disturbi di salute mentale.
I ricercatori hanno iniziato a rendersi conto che l’applicazione precoce di misure di supporto per una considerevole perdita di peso dovrebbero essere una priorità clinica fondamentale per ridurre i rischi e migliorare la qualità della vita delle persone predisposte e/o già affette da obesità e diabete di tipo 2. La complessità e l’ampiezza di questi fattori richiedono maggiori interventi psicosociali e un approccio più olistico alla cura dei giovani adulti con diabete di tipo 2.
Prevalenza diabete giovanile
La prevalenza globale del diabete negli adulti è circa l’8% (dei quali più del 90% soffre di diabete di tipo 2), con una proiezione d’incremento di più del 10% entro il 2040. Sono numeri impressionanti e già noti da tempo – purtroppo – a cui oggi si somma il crescente numero di persone giovani che scoprono di avere il diabete di tipo 2 (DT2).
Un nuovo rapporto di Diabetes UK, pubblicato a maggio 2024, ha mostrato un aumento di quasi il 40% in 5 anni nel numero di persone diagnosticate con diabete di tipo 2 nel Regno Unito di età inferiore ai 40 anni (tra il 2016–17 e il 2022–23). A livello globale, secondo i dati della 10ª edizione del Diabetes Atlas, le stime di prevalenza del diabete tra le persone di età compresa tra i 20 e i 39 anni sono aumentate dal 2,9% (63 milioni di persone) nel 2013 al 3,8% (260 milioni) nel 2021. È indiscutibile che il diabete di tipo 2, una malattia cronica che colpisce prevalentemente gli adulti di mezza età e gli anziani, stia diventato sempre più prevalente nelle popolazioni giovani.
Negli USA, alcune stime di prevalenza riportano un aumento del 31% in giovani tra i 10-19 anni tra il 2001 e il 2009 e del 7% annuo in giovani della stessa età valutati tra il 2002 e il 2012. Nel 2000, l’International Diabetes Federation ha stimato che siano circa 23 milioni i giovani adulti tra i 20-39 anni con DT2 (l’11% di 177 milioni di adulti con diabete di tipo 2). Nel 2013, questa stima era aumentata fino a 63 milioni (16% di 382 milioni di adulti con DT2). Questi numeri stanno aumentando in tutto il mondo anche se sono maggiori in Africa, nel Sud-Est Asiatico e nelle Regioni del Pacifico Occidentale e colpiscono di più ispanici e persone di colore.
Declino della funzione ß cellulare
Il meccanismo che porta allo sviluppo del diabete di tipo 2 in soggetti giovani è simile a quello del DT2 in età matura, tuttavia la velocità, l’intensità e le interazioni tra la ridotta sensibilità all’insulina e la secrezione difettosa sembrano essere differenti nei pazienti che sviluppano la malattia in giovane età. Alcuni studi suggeriscono che la perdita della funzione β-cellulare sia accelerata nell’insorgenza del DT2 in giovane età anche se non è ancora chiaro il perché ciò avvenga. Molti studi sono in corso.
Meccanismi indotti dall’obesità associata al DT2
La prevalenza dell’obesità tra bambini, adolescenti e giovani adulti con diabete di tipo 2 è molto più elevata rispetto a quella associata a soggetti adulti con DT2 (>80% ver 56%) e analisi di ampi database hanno confermato una forte associazione inversa tra Indice di Massa Corporea (BMI) ed età alla diagnosi del diabete di tipo 2.
Quando il DT2 si presenta in tarda età, la gravità dell’insulino-resistenza è spesso maggiore tra i soggetti con una storia di grave e protratta obesità, in particolare con eccesso di grasso viscerale.
Ulteriori studi hanno documentato che – a tutte le età – l’insulino-resistenza è direttamente associata a un aumento proporzionale di grasso nel muscolo e nel fegato, e che i soggetti giovani con diabete di tipo 2 possono avere una maggiore quantità di grasso nel fegato, fino a tre volte superiore a soggetti con lo stesso BMI senza diabete o con diabete insorto in età matura o avanzata.
In confronto ad adolescenti non obesi, gli adolescenti con obesità, hanno livelli cronicamente elevati di acidi grassi liberi (free fatty acids) circolanti nel sangue, fenomeno che riduce la sensibilità all’insulina e potrebbe contribuire ad aumentare i radicali liberi, responsabili di processi ossidativi e un’insufficiente secrezione insulinica.
La presenza di uno stato infiammatorio cronico – per quanto basso – contribuisce allo sviluppo di insulino-resistenza nel diabete di tipo 2, avviando un processo che determina un’eccessiva produzione di adipochine (tumour necrosis factor-α, interleuchina 1β, proteina C reattiva ad alta sensibilità). L’aumentata concentrazione in circolo di questi markers pro-infiammatori è stata riportata anche in adolescenti con diabete di tipo 2, tra i 12 e i 18 anni.
DIABETE TIPO 1 | DIABETE TIPO 2 Soggetto giovane | DIABETE TIPO 2 Soggetto maturo o anziano | |
Genere | Nessuna differenza | Preponderanza femminile | Lieve preponderanza maschile |
Etnia | Comune tra le persone caucasiche ma può colpire tutte le etnie | Tutti i gruppi etnici ne sono affetti ma Ispanici, Afro-Americani, nativi Americani e Asiatici del Sud lo manifestano con maggiore frequenza. | Tutti i gruppi etnici ne sono affetti ma Ispanici, Afro-Americani, nativi Americani e Asiatici del Sud lo manifestano con maggiore frequenza. |
Quadro clinico | Spesso sottopeso, ma l’obesità sta aumentando anche in questi soggetti. Scarsa probabilità di insulino-resistenza. | In genere sovrappeso, obeso o gravemente obeso; sindrome metabolica; insulino-resistenza; dislipidemia; ipertensione; sindrome ovario policistico. | In genere sovrappeso, obeso o gravemente obeso; sindrome metabolica; insulino-resistenza; dislipidemia; ipertensione; sindrome ovario policistico. |
Autoimmunità | Presente. | Assente. | Assente o rara. |
Esordio | Brusco, improvviso, perentorio. Chetoacidosi. | Lento, asintomatico, raramente chetoacidosi. | Lento, asintomatico. |
Storia familiare | La predisposizione familiare potrebbe essere assente. | Predisposizione familiare molto forte. | Forte predisposizione familiare. |
Ruolo dell’insulina nella gestione | Indispensabile. | Rapida progressione all’insulina (> 50% nel giro di 2-5 anni dopo la diagnosi). | Progressione graduale all’insulina (> 5 anni dopo la diagnosi). |
Secondo l’Editoriale di The Lancet Diabetology pubblicato il 6 giugno 2024, “il messaggio è chiaro: c’è una crisi metabolica in corso che comporta conseguenze disastrose non solo per le generazioni attuali e future, ma anche per il pianeta. Questa crisi rappresenta un passo indietro rispetto ai progressi ottenuti dalla medicina moderna e mina gli sforzi verso gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile della salute”.
L’inerzia politica è al centro di questa crisi. È urgente riparare un sistema alimentare disfunzionale che si basa eccessivamente sul consumo di alimenti ultra-processati altamente appetibili, ricchi di zuccheri, sali e grassi.
Invertire la tendenza crescente dell’obesità è essenziale per prevenire e ridurre il diabete di tipo 2, soprattutto tra le popolazioni più giovani. Tuttavia, le misure per affrontare l’obesità continuano a essere rimandate dai governi. Ad esempio, nel Regno Unito, i divieti sulle pubblicità online, le restrizioni sulle offerte di cibi “spazzatura” (junk food) e il limite delle 21:00 per la pubblicità di cibo spazzatura sono stati rinviati a ottobre 2025.
Le industrie alimentari non considerano la salute come la loro principale responsabilità.
Queste industrie continuano a guidare l’innovazione e a massimizzare i profitti a spese della salute pubblica e della sostenibilità ambientale. Il profitto potrebbe ancora essere ottenuto attraverso la fornitura di opzioni salutari, ma dovrebbero essere in vigore misure legislative per garantire un equilibrio tra redditività e promozione della salute. Una riforma del sistema alimentare può avvenire solo con una profonda comprensione e un esame critico delle dinamiche di potere visibili, invisibili e nascoste tra le parti interessate. Soprattutto, la riforma richiede cambiamenti fondamentali e radicali nel potere e la promozione di alleanze strategiche. Non farlo perpetuerà solo un sistema alimentare disfunzionale con conseguenze devastanti per l’uomo e per l’ambiente.
I nuovi farmaci anti-obesità
L’avvento dei nuovi farmaci anti-obesità con terapie a base di incretine, ovvero gli agonisti del Glp-1 (liraglutide, semaglutide, e il più recente tirzepatide) di cui si parla ovunque negli ultimi mesi, che aiutano a controllare l’appetito e possono portare a una perdita di peso sostenuta almeno per diversi anni, appare quanto mai tempestivo. Secondo gli Esperti, questi farmaci agiscono sul sistema nervoso centrale, e in particolare sui neuroni che regolano il nostro senso di fame, il senso di sazietà e il nostro desiderio di cibo. Quindi si tratta di farmaci che sostanzialmente riducono la spinta a mangiare, e aumentano in parallelo il senso di sazietà.
Secondo gli Autori, questi farmaci potrebbero aiutare a controllare i livelli di appetito, aiutando i soggetti più giovani a perdere peso e a motivarli ad apportare altri cambiamenti nel proprio stile di vita, per esempio aumentando i livelli di attività fisica, che è fondamentale per migliorare la massa muscolare e il senso di benessere. Questi farmaci aiutano anche a mantenere sotto controllo la glicemia e i rischi aterosclerotici e renali, il che è vantaggioso dato che tali rischi sono molto più elevati nelle forme di diabete di tipo 2 a esordio giovanile. Tuttavia, al momento, considerando la necessità di trattamenti a lungo termine, l’alto costo di questi farmaci rappresenta un problema, essendo a totale carico dei cittadini. Si spera che presto vengano coperti dal Sistema Sanitario Nazionale almeno per i casi più urgenti.
“Inoltre – si legge in un commento pubblicato su The Lancet Diabetes and Endocrinology pubblicato nell’agosto 2024 – “non conosciamo ancora l’effetto netto di questi farmaci nell’arco di cinque o più anni, anche se i dati attuali sono ampiamente incoraggianti. Ciononostante, l’attenzione per un cambiamento di peso a monte e sostenibile su larga scala attraverso il controllo dell’appetito indotto dai nuovi farmaci a base di incretine e l’intervento parallelo (o successivo) sui fattori psicosociali stabilisce nuove priorità per questo gruppo di individui che possiamo considerare vulnerabili. In breve, un’attenzione primaria al peso e ai fattori legati allo stile di vita deve essere la chiave per la futura gestione del diabete di tipo 2 a esordio giovanile, in tutte le etnie”.
Leggi anche
References
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