Ipoglicemia: parlarne in famiglia riduce l’ansia per il diabete

Ipoglicemia: parlarne in famiglia riduce l’ansia per il diabete

Le crisi di ipoglicemia destano preoccupazione e ansie nella maggioranza delle persone con diabete e dei loro familiari. Il progetto internazionale TALK-HYPO ha evidenziato come le persone con diabete e i loro parenti parlino poco dell’ipoglicemia, nonostante siano consapevoli della sua rilevanza.

Ipoglicemia: un vissuto latente di ansia e apprensione

L’ipoglicemia è una condizione che si verifica quando i livelli di zucchero nel sangue sono talmente bassi da non riuscire a fornire il corretto apporto di energia agli organi. Tale condizione può generare una serie di sintomi tra cui confusione mentale, tremore, sudorazione, aumento della frequenza cardiaca, difficoltà nel parlare e nella concentrazione, e nei casi più gravi può portare a convulsioni, coma o persino alla morte.

Le crisi di ipoglicemia hanno un impatto negativo su molti aspetti della vita quotidiana delle persone con diabete, in particolare sull’attività lavorativa, sulla vita sociale e personale, sulla pratica sportiva e sulle attività del tempo libero, tanto che, in Italia, 6 persone con diabete su 10 vivono con la preoccupazione di incorrere in episodi di ipoglicemia.

L’obiettivo dello studio TALK-HYPO

Fino a ora, vi è stato scarso interesse nel valutare l’impatto dell’ipoglicemia sui familiari della persona con diabete. Proprio con questo obiettivo è stato condotto lo studio TALK-HYPO. La finalità primaria era comprendere gli effetti dell’ipoglicemia sui familiari delle persone con diabete e di capire in che modo le discussioni sul tema dell’ipoglicemia possano contribuire alla gestione quotidiana del diabete.

L’ipoglicemia coinvolge anche i familiari della persona diabetica

È quanto è emerso dal progetto internazionale TALK-HYPO condotto attraverso la somministrazione di un questionario a 4.300 familiari di persone con diabete in 9 Paesi (Canada, Francia, Germania, Italia, Giappone, Spagna, Regno Unito, Stati Uniti e Danimarca), i cui risultati sono stati pubblicati sulla prestigiosa rivista scientifica Diabetes Therapy. Tutti gli intervistati erano adulti, familiari di persone di età superiore ai 18 anni con diabete tipo 1 o diabete tipo 2 che stavano assumendo insulina o farmaci secretagoghi da almeno 12 mesi. L’indagine è stata condotta dall’8 aprile al 6 maggio 2019.

Il progetto ha evidenziato che gli episodi di ipoglicemia non preoccupano solo le persone con diabete, ma anche i loro familiari (64 per cento, 64%). Nonostante ciò, solo il 34 per cento (34%) degli intervistati ha riferito di parlarne in famiglia (una volta alla settimana o più spesso), per gli altri è un argomento tabù, anche se la maggioranza degli intervistati ha concordato che parlare di ipoglicemia e della preoccupazione che questa desta probabilmente avrebbe un impatto positivo sulla vita delle persone con diabete e sull’intera famiglia.

Per comprendere ulteriormente in che modo le ipoglicemie influiscano sulle famiglie di persone con diabete, il progetto TALK-HYPO ha messo a confronto, filmando le reciproche reazioni, persone con diabete e loro familiari più stretti, seduti in stanze separate e davanti a una telecamera, chiedendo loro di esprimere liberamente le loro esperienze e le sensazioni provate prima e durante gli episodi di ipoglicemia. La soluzione più semplice che queste persone hanno riportato per contrastare l’impatto delle ipoglicemie è stato il dialogo in famiglia.

“Per coloro che sono in terapia con insulina, l’ipoglicemia rappresenta una vera e propria sfida, tant’è che il 46,5 per cento (46.5%) riporta uno o più episodi in un mese. Diversi studi hanno documentato che le preoccupazioni legate alla possibile comparsa di ipoglicemie possa portare a una eccessiva cautela nell’evitare oscillazioni della glicemia, avviando le persone con diabete a un percorso di peggioramento del compenso. Questa paura può infatti portare la persona con diabete ad aumentare volontariamente l’assunzione di cibo o modificare la dose di insulina” afferma Simona Frontoni, Professoressa di Endocrinologia, Ospedale Fatebenefratelli Isola Tiberina, Università di Roma Tor Vergata.

È auspicabile anche un maggior dialogo tra familiari e operatori sanitari

“Le informazioni raccolte dallo studio TALK-HYPO possono rappresentare una risorsa importante anche per gli operatori sanitari. È infatti emerso che, attraverso conversazioni tra operatori sanitari e familiari è possibile ridurre il carico e il rischio di ipoglicemia, come anche dichiarato da 9 intervistati su 10, confermando l’importanza di coinvolgere i membri della famiglia nella gestione del diabete”, conclude la prof.ssa Frontoni.

Ipoglicemia: l’impatto economico

“Le ipoglicemie sono responsabili di costi diretti e indiretti importanti. Sulla base di uno studio condotto in Italia e pubblicato l’anno scorso su Diabetes Therapy, per le sole persone con diabete tipo 1 e diabete tipo 2 trattate con insulina, si stima un costo annuale legato alle ipoglicemie di circa 145 milioni di euro, dovuti ad accessi al pronto soccorso, ricoveri in ospedale, ambulanza, visite mediche, strisce per automonitoraggio. In realtà l’importo complessivo è notevolmente superiore – sottolinea il dr. Antonio Nicolucci, Direttore Coresearch – Center for outcomes research and clinical epidemiology – “perché questa stima non considera le ipoglicemie indotte da farmaci orali, che sono molto frequenti soprattutto nella popolazione anziana”.

“Ai costi diretti vanno poi aggiunti i costi indiretti – continua Nicolucci – “provocati dagli episodi di ipoglicemia, legati a perdita di produttività e assenteismo dal posto di lavoro sia delle persone con diabete sia dei familiari che le assistono. Nell’indagine TALK-HYPO un familiare su tre (1 su 3) ha dichiarato che a causa delle ipoglicemie del proprio caro dorme meno, mentre uno su quattro (1 su 4) deve ridurre l’orario di lavoro, evidenziando come l’ipoglicemia non abbia un impatto solo sulla produttività del malato, ma anche sui suoi familiari. In definitiva, considerando che i costi indiretti rappresentano circa il 50 per cento (50%) dei costi totali, come documentato dallo studio HYPOS condotto in Italia, la spesa complessiva annuale attribuibile alle ipoglicemie supera largamente i 500 milioni di euro” conclude l’Esperto.

Il vissuto emerso dal blog Portale Diabete

“Dalla mia esperienza quotidiana, posso confermare che in famiglia si discute poco dell’ipoglicemia. La persona con diabete è restia a parlarne principalmente perché non vuole far preoccupare i familiari, ma anche il senso di colpa, che scaturisce dall’idea che l’ipoglicemia sia insorta a causa di un suo errore nella gestione del diabete, gioca un ruolo importante” afferma Daniela D’Onofrio, moderatore di Portale Diabete “D’altra parte, i parenti non vogliono mancare di rispetto facendo troppe domande, generando in realtà un’incomprensione perché spesso questa discrezione viene vissuta dalla persona con diabete come mancanza di interesse. Sicuramente, parlare di ipoglicemie può aiutare a superare il problema e alleggerire il peso che comporta all’interno della famiglia”.

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