I reni hanno il compito di espellere, attraverso le urine, l’acqua in eccesso e le tossine prodotte ogni giorno dall’organismo. Questa funzione viene svolta filtrando il sangue attraverso una delicata rete di capillari. Le “unità di filtrazione” che svolgono questo delicato compito sono i nefroni.
La nefropatia diabetica
- Con il tempo, il diabete mal controllato può danneggiare i capillari dei nefroni renali per l’accumulo progressivo di zuccheri nella loro parete. La conseguenza è che sostanze normalmente trattenute nel sangue, per esempio le proteine, passano nell’urina.
- Una proteina in particolare, chiamata “albumina”, compare negli stadi molto precoci della malattia renale diabetica. La presenza anche di piccole quantità di albumina nelle urine (albuminuria) può essere rilevata attraverso un apposito test: il “dosaggio della microalbuminuria”.
La diagnosi precoce della microalbuminuria è fondamentale perché il danno è ancora reversibile
Il riscontro di albumina nelle urine implicherà un controllo più attento da parte del tuo medico, per ridurre la possibilità che a lungo andare si produca un danno renale più grave o addirittura una perdita irreversibile di efficienza della funzione renale (insufficienza renale). In questo caso, le scorie dell’organismo, come le sostanze azotate che derivano dal ricambio delle proteine e altre sostanze, non vengono più eliminate in modo efficace per via urinaria.
Alcune volte il dosaggio dell’albuminuria può risultare alterato anche in assenza di malattia renale: per esempio in presenza di un’infezione delle vie urinarie oppure quando si svolge un’attività fisica troppo intensa.I controlli della funzione renale vanno fatti periodicamente, anche se non si hanno sintomi. Questi sono sempre molto tardivi, quando il danno è già irreversibile.
Questi controlli sono ancora più importanti se, oltre all’albuminuria, il soggetto con diabete è anche iperteso. Le due condizioni tendono a progredire in modo parallelo, dal momento che i reni sono organi fondamentali anche nel controllo della pressione arteriosa. Numerosi studi hanno ampiamente documentato che un adeguato controllo dei valori pressori nei soggetti diabetici riduce se non addirittura previene la comparsa di danno renale.
Un altro fattore importante che può interferire con l’integrità dell’apparato urinario è la tendenza a sviluppare infezioni. Nei diabetici, il sistema immunitario è meno efficiente; questa situazione unita alla presenza eccessiva di glucosio nelle urine favorisce la crescita di batteri patogeni e può provocare la comparsa di ripetuti fenomeni infiammatori transitori: dalla semplice cistite (infiammazione della vescica), con bruciori e dolori al basso ventre e all’uretra, a forme più complesse in cui l’infezione è localizzata a livello renale (pielonefrite), con febbre elevata, brividi e dolori lombari.
Il controllo medico di queste infezioni è molto importante, anche per la prevenzione di danni renali più gravi.
Se il danno renale diventa duraturo con insufficienza renale cronica, si osserva un progressivo peggioramento della capacità del rene di “ripulire” il sangue dalle sostanze tossiche, con un conseguente aumento stabile dei valori di azoto e di creatinina, parametri che possono dimostrare una sofferenza renale, e una riduzione del filtrato renale.
Quando l’accumulo di tossine (urea, acido urico, azoto) diventa eccessivo, si osservano le prime manifestazioni conclamate di sofferenza dell’organismo (pallore, prurito, senso di nausea, anemia, scompenso cardiaco). Si tratta del penultimo stadio della nefropatia (uremia) che implica la necessità di dialisi del soggetto con diabete per depurare il sangue dalle sostanze tossiche.