La metformina come terapia della PCOS

La Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS) è un disturbo endocrino complesso che colpisce il 5-10% delle donne in età fertile. Rappresenta una delle principali cause di infertilità, legata a un’assenza cronica di ovulazione.

Capita spesso che il disturbo si annunci già nel corso dell’adolescenza, per esempio con forti irregolarità del ciclo mestruale, per poi arrivare a essere conclamato nella vita adulta, quando si manifesta con una gamma di disfunzioni endocrine e metaboliche. Oltre a cicli anovulatori (senza ovulazione) determina irsutismo e policistosi ovarica, segni e sintomi associati a una condizione di insulino-resistenza.

Quanto alla familiarità, questa viene rilevata in circa il 50% dei casi, ma i meccanismi della trasmissione ereditaria non sono a tutt’oggi stati definiti con precisione.
Le donne che soffrono di PCOS hanno un maggior rischio di malattie metaboliche, come il diabete di tipo 2 e le malattie cardiovascolari, rispetto alla popolazione generale. Sono più frequenti anche complicanze durante la gravidanza e il parto come aborto spontaneo, diabete gestazionale e preeclampsia (gli ormoni della placenta aumentano, infatti, l’insulino-resistenza). Una diagnosi precoce è indispensabile per evitare queste complicanze. La terapia è duplice: correzione dello stile di vita e somministrazione di farmaci tra cui contraccettivi orali e/o metformina.

Un recente studio a lungo termine condotto su donne con PCOS, in sovrappeso o normopeso, trattate per 2 anni (24 mesi) con metformina, ha evidenziato entro sei mesi un chiaro miglioramento della regolarità del ciclo mestruale e dei profili ormonali.

La presenza di insulino-resistenza

Alla base della Sindrome dell’Ovaio Policistico (PCOS) vi è una condizione nota come insulino-resistenza, ovvero la ridotta sensibilità dei tessuti all’azione dell’insulina. Questa alterazione viene inizialmente e solitamente compensata da una super produzione dell’ormone insulina (iperinsulinismo compensatorio) che tuttavia determina uno stimolo alla produzione di ormoni androgeni (iperandrogenismo) che caratterizza proprio la Sindrome dell’Ovaio Policistico. Inoltre, in taluni frangenti della giornata e in particolare dopo il pasto, quando vi è un ulteriore stimolo alla produzione di insulina determinato dall’ingestione di cibo, l’ iperinsulinemia può determinare una caduta dei livelli di glucosio nel sangue (ipoglicemia reattiva).

L’insulino-resistenza è di comune riscontro in presenza di eccesso ponderale (sovrappeso e obesità) e con esso si correla ad un insieme di fattori di rischio cadiovascolare quali ridotta tolleranza glucidica fino al diabete mellito, dislipidemia, ipertensione arteriosa, steatosi epatica non alcolica. Questa costellazione di alterazioni viene accomunata sotto il nome di sindrome metabolica, a sua volta in grado di aumentare la probabilità di malattie cardiovascolari.

Circa il 25-50% delle donne con PCOS presenta eccesso ponderale e distribuzione del grasso di tipo androide (addominale), ed in circa il 30% di questa sotto-popolazione si riscontra una ridotta tolleranza al glucosio, che aumenta a sua volta il rischio di diabete tipo 2. Inoltre, le donne con PCOS hanno in genere elevati livelli di pressione arteriosa, più alti livelli nel sangue di trigliceridi, colesterolo-LDL (colesterolo “cattivo”) e colesterolo totale, più bassi livelli di colesterolo-HDL (colesterolo “buono”) rispetto alle coetanee senza PCOS. In definitiva, nel sospetto o alla diagnosi di PCOS è opportuno verificare la contemporanea presenza delle condizioni che compongono la sindrome metabolica.

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Fonte: De Leo et al – Reproductive Biology and Endocrinology (2016) 14: 38

La terapia della PCOS

L’approccio della terapia attuale corre su un doppio binario: da un lato, la correzione dello stile di vita, che aiuta a ridurre e a controllare il peso corporeo e dall’altro, la somministrazione di farmaci. In questo modo si riesce ad ottenere un doppio effetto: interrompere il circolo vizioso, e ridurre gli effetti della sintomatologia. Un’alimentazione sana e una regolare attività fisica rappresentano due step importanti, perché la perdita di peso e il minor introito calorico migliorano l’insulinoresistenza, abbassano la produzione di androgeni a livello periferico e diminuiscono anche la trasformazione di questi ultimi in estrogeni. Inoltre, l’attività fisica abbinata al regime alimentare controllato interviene in modo positivo sulla maturazione dei follicoli, e quindi sul ripristino di un’ovulazione più regolare.

Per quanto riguarda la terapia con farmaci della PCOS, la strategia consiste nell’assunzione di estroprogestinici per regolarizzare il ciclo mestruale e/o metformina.

L’assunzione di metformina

La metformina è il farmaco ipoglicemizzante di prima scelta nella terapia del diabete, con una specifica azione insulino-sensibilizzante, in grado cioè di ripristinare la sensibilità periferica all’insulina e ridurre l’iperinsulinismo secondario e le eventuali ipoglicemie che ne possono seguire. C’è da considerare anche che l’iperinsulinismo secondario a lungo termine tende a depauperare le scorte di insulina, con la conseguenza di un inadeguato controllo della glicemia, che tende ad elevarsi cronicamente fino alla possibilità di sviluppo di diabete di tipo 2.

Per tutte queste ragioni, l’utilizzo di metformina viene contemplato e giustificato anche ‘off-label’ (cioè fuori dalle indicazioni di scheda tecnica, ovvero come farmaco antidiabetico) in condizioni quali la Sindrome dell’Ovaio Policistico, anche in assenza di diabete.

Un recente studio, pubblicato nel gennaio 2018 sul Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism, condotto su 119 pazienti con PCOS, in sovrappeso o normopeso trattate con dosaggi crescenti di metformina (500 mg/die nel primo mese, 1.000 mg/die nel secondo mese e 1.500 mg/die dal terzo al ventiquattresimo mese) ha confermato come il trattamento con metformina migliori la regolarità del ciclo mestruale, riduca l’indice di massa corporea (BMI), il testosterone e l’ormone luteinizzante (LH) entro sei mesi dall’inizio del trattamento e in particolare nelle donne in sovrappeso.

References

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