Una ricerca in corso, condotta dal dottor Ravi Krishnan (del Queen Elizabeth Hospital, Australia), i cui risultati parziali sono pubblicati dal sito web “Medical News”, proverebbe che le cellule staminali possono venire in aiuto nella lotta al diabete. Stando al dottor Krishnan, l’iniettare nel corpo del malato di diabete (di tipo 2) una singola dose di cellule staminali adulte, fa aumentate il livello di insulina e calare quello di glucosio.
Krishnan e i suoi colleghi hanno lavorato con 35 topi, in cui era stato indotto il diabete di tipo 2 ed i conseguenti danni al fegato.
Agli animali è stata somministrata un’unica dose di cellule staminali prelevata da un diabetico umano. I ricercatori hanno quindi osservato come nei topi fosse evidente un aumento dell’insulina nel sangue e una netta diminuzione del glucosio. Questo era causato dalle riparazioni nel pancreas, che avevano ripristinato l’equilibrio tra le cellule-alfa che producono glucagone (ed aumentano il glucosio nel sangue) e le cellule beta che producono glucagone (e diminuiscono il glucosio).
I risultati, nonostante le sperimentazioni siano ancora in corso, paiono molto promettenti. Di questa teoria uno degli studiosi coinvolti, il dottor Michael Horowitz, diabetologo: “I dati sono molto eccitanti, e dimostrano chiaramente le potenzialità di tali cellule staminali adulte nel trattamento nel diabete di tipo 2”.
Il diabete di tipo 2 è il più diffuso nel mondo occidentale, colpendo il 90-95% dei diabetici dichiarati, con una crescita continua. Può colpire diverse parti del corpo, provocando disturbi come problemi renali cronici, cecità o danni al sistema nervoso. E i rimedi sono pochi; le iniezioni d’insulina sono una tattica rischiosa, in quanto rischiano di far calare i livelli di glucosio troppo rapidamente (ipoglicemia).
Al contrario, la tecnica a base di staminali studiata dai medici australiani sembra essere più sicura ed efficace. “I risultati suggeriscono che le MPC’s aumentano la rigenerazione delle cellule-beta del pancreas, provocando un aumento dell’insulina, notevole ma sicuro”, aggiunge Horowitz.
Fonte: 20 dicembre 2009, newsfood.com