Il diabete di tipo 2 è caratterizzato da un declino cognitivo più rapido e da un maggior rischio di demenza senile. La metformina, terapia iniziale per molti pazienti con diabete tipo 2, non finisce mai di stupire. Un ampio studio australiano, infatti, durato sei anni e pubblicato sulla prestigiosa rivista Diabetes Care suggerisce un effetto protettivo del farmaco sul declino cognitivo provocato dalla malattia e dal conseguente rischio di demenza. Il risultato dovrà essere confermato da studi in campioni più ampi di pazienti.
L’intero campione valutato
Lo studio, di tipo osservazionale, ha analizzato i dati di 1.037 soggetti volontari, uomini e donne tra i 70 e 90 anni, senza demenza all’inizio dell’indagine, che erano stati reclutati dal Sydney Memory and Aging Study, una ricerca longitudinale iniziata nel 2005 con lo scopo di individuare i fattori di rischio e i fattori protettivi per il cervello nelle persone anziane.
Ogni due anni, tutti i soggetti inclusi nello studio compilavano alcuni questionari sulle loro condizioni di salute e sulle terapie che stavano seguendo ed erano sottoposti a specifici test neurofisiologici per valutare le funzioni cognitive come espressione della salute generale del cervello: per esempio capacità esecutiva, memoria, attenzione, riflessi, linguaggio e altre.
Le persone con diabete tipo 2
All’inizio dell’indagine, i pazienti con diabete tipo 2 erano 123, dei quali 67 assumevano metformina, da sola (monosomministrazione) o in associazione con altri farmaci.
La durata del follow up di osservazione
La valutazione è durata sei anni: in questo periodo nei pazienti che assumevano metformina si osservava un declino cognitivo più lento in confronto al gruppo che non assumeva il farmaco. Secondo quanto riferiscono gli Autori “sembrava che il cervello delle persone con diabete tipo 2 in terapia con la metformina invecchiasse con lo stesso ritmo di quello delle persone non affette dalla malattia. Un’evidenza per nulla scontata, considerato che l’iperglicemia (livelli elevati di glucosio nel sangue), l’iperinsulinemia (livelli elevati di insulina nel sangue) e lo stress ossidativo causati dal diabete hanno effetti negati sul cervello che favoriscono un più precoce declino cognitivo e un maggior rischio di demenza senile. Si stima infatti che il 60 per cento dei pazienti con diabete tipo 2 sviluppi demenza.
L’assunzione regolare di metformina si associava a una riduzione di ben l’81% del rischio di demenza, una stima calcolata considerando i diversi fattori di rischio: età, sesso, Indice di Massa Corporea, malattie cardiovascolari, pressione sanguigna, fumo e genotipo ApoE (Apolipoproteina E); la genotipizzazione ApoE non è molto diffusa e la sua utilità clinica è ancora in fase di studio, tuttavia l’esame può essere utilizzato come supporto nella diagnosi di Malattia di Alzheimer a insorgenza tardiva in adulti sintomatici.
Le conclusioni degli Autori
«Per le persone con diabete di tipo 2 (DT2), la metformina, farmaco sicuro e ampiamente utilizzato da anni in migliaia di pazienti, sembra offrire un effetto protettivo per la salute cognitiva della persona con DT2 », ha concluso Katherine Samaras, coordinatrice dello studio, sollecitando ulteriori, più ampi studi condotti su persone con o senza diabete per stabilire con maggiore certezza il ruolo della metformina sulla salute cerebrale.
References
- Katherine Samaras, Steve Makkar, John D. Crawford, et al – Metformin Use Is Associated With Slowed Cognitive Decline and Reduced Incident Dementia in Older Adults With Type 2 Diabetes: The Sydney Memory and Ageing Study. Diabetes Care. 2020 Nov;43(11):2691-2701
- The Sydney Memory and Ageing Study »
- Samaras K, Lutgers HL, Kochan NA, et al – The impact of glucose disorders on cognition and brain volumes in the elderly: the Sydney Memory and Ageing Study. Age (Dordr) 2014 Apr;36(2):977-93