Dopo l’adesione di Roma al progetto internazionale Cities Changing Diabetes, nato per studiare la correlazione tra diabete e vita in città, presentata la candidatura di Milano.
Diabete: patologia crescente anche in Italia
Il diabete, spesso associato all’obesità, si sta rivelando la malattia più impattante e potenzialmente pericolosa del nostro secolo per la crescita continua della sua prevalenza e per la mortalità e le complicanze croniche invalidanti che l’accompagnano nel tempo.
In Italia, secondo i dati ISTAT, le persone con diabete sono 3,27 milioni e il 36 per cento risiede nelle 14 Città metropolitane: tra cui le più colpite sono Roma, con oltre 286.000 persone con diabete, e Napoli con più di 208.000 persone; Milano detiene il triste primato del Nord Italia, con oltre 144.000 abitanti con diabete.
Diabete urbano: studiare il legame tra diabete e città
Promuovere iniziative per salvaguardare la salute e prevenire il diabete urbano diventa sempre più importante. Questo è il tema cruciale al centro del 3rd Health City Forum che si è svolto a Roma il 2 luglio 2018, promosso da Italian Barometer Diabetes Observatory (IBDO) Foundation, Università degli Studi di Roma “Tor Vergata”, Health City Institute, Osservatorio Nazionale sulla Salute nelle Regioni Italiane, I-Com – Istituto per la Competitività e Cities Changing Diabetes, con il patrocinio del comune di Roma.
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In Italia, secondo le elaborazioni di Health City Institute su dati ISTAT, il 36 per cento della popolazione risiede nelle 14 Città Metropolitane: Roma, Milano, Napoli, Torino, Palermo, Bari, Catania, Firenze, Bologna, Venezia, Genova, Messina, Reggio Calabria e Cagliari. I dati provenienti dalle metropoli più popolose indicano che la percentuale di cittadini con diabete segue un gradiente decrescente da Sud a Nord: a Napoli ci sono quasi 209 mila persone con diabete, ovvero il 6,7 degli abitanti; a Roma, la situazione migliora di poco, con il 6,6 per cento dei residenti nella città e nell’area metropolitana (oltre 286 mila persone) che dichiarano di avere il diabete. Un po’ meglio la situazione del Nord Italia, dove la città con la più alta percentuale di persone con diabete è Torino, con oltre 120 mila persone con diabete, che rappresentano il 5,2 per cento dei residenti.
Milano si candida per il progetto Cities Changing Diabetes
Nel Nord Italia, però, la città con il maggior numero di persone con diabete in termini assoluti è Milano: 144 mila persone, ovvero il 4,5 per cento dei residenti della città e dell’area metropolitana. Questo dato preoccupante ha spinto l’amministrazione comunale a candidare la città e l’area metropolitana al programma internazionale Cities Changing Diabetes, un progetto nato quattro anni fa in Danimarca e promosso dall’University College London (UCL) e il danese Steno Diabetes Center, in collaborazione con istituzioni nazionali, amministrazioni locali, mondo accademico e terzo settore.
“Nelle città aderenti al programma Cities Changing Diabetes, i ricercatori si impegnano a individuare le aree di vulnerabilità, i bisogni insoddisfatti delle persone con diabete e identificare le politiche di prevenzione più adatte e come migliorare la rete di assistenza. Il tutto nella piena collaborazione tra le diverse parti coinvolte”, spiega Andrea Lenzi, Presidente del Comitato di Biosicurezza, Biotecnologie e Scienze della Vita della Presidenza del Consiglio dei Ministri e Presidente dell’Health City Institute, organismo che coordina il progetto in Italia.
“L’obiettivo del programma è quello di creare un movimento unitario in grado di stimolare, a livello internazionale e nazionale, i decisori politici a considerare prioritario il diabete urbano (urban diabetes), il fenomeno che vede le città protagoniste del crescente aumento del numero di persone con diabete e quindi in prima linea nella lotta alla malattia”.
“In questi ultimi 50 anni, grandi masse di persone si concentrano nelle aree metropolitane, attratte dal miraggio del benessere, dell’occupazione e di una qualità di vita differente, e la popolazione urbana mondiale cresce anno dopo anno”, spiega l’On. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare sulla qualità della vita nelle città e Vicepresidente vicario ANCI. “Basti pensare che oggi oltre 3 miliardi di persone nel mondo vivono in città metropolitane e megalopoli: Tokyo ha 37 milioni di abitanti, Nuova Delhi 22 milioni, Città del Messico 20 milioni. 10 anni fa, per la prima volta nella storia dell’Umanità, la popolazione mondiale residente in aree urbane ha superato la soglia del 50 per cento e questa percentuale è in crescita, come indicano le stime dell’Organizzazione mondiale della sanità. Questo crescente inurbamento rende necessario che le città stesse e il loro modello di sviluppo siano in prima linea nella lotta contro le criticità connesse e, ovviamente, la salute pubblica occupa fra queste un posto di primaria importanza. I sindaci sono interpellati, oggi più di altre figure politico-istituzionali, affinché questa necessaria pianificazione avvenga secondo un parametro di solidarietà e partecipazione”, aggiunge.
Per valorizzare le buone pratiche sull’Urban Health sono stati istituiti gli “Health City Awards”, assegnati durante questa edizione dell’Health City Forum da una giuria composta dai membri del Board of Directors dell’Health City Institute. Il premio è rivolto a Istituzioni, Enti di Ricerca, Università, Imprese e singole persone che si sono distinte nella promozione e studio della salute nelle città e nell’ambito urbano, con l’obiettivo di migliorare la qualità di vita, la salute e il benessere dei cittadini e delle generazioni future.
Tra i premiati: Istituto Superiore di Sanità, Istat, Aifa e i promotori del progetto Cities Changing Diabetes. Un Health City Award è andato anche al Comune di Roma, la prima metropoli italiana ad aver aderito al progetto Cities Changing Diabetes “per aver promosso tre accordi finalizzati all’attuazione del Piano di Azione per l’Energia Sostenibile e il Clima (PAESC) che Roma dovrà predisporre entro novembre 2019. Un patto a favore dei cittadini con il quale la Capitale si impegna a ridurre del 40 per cento le emissioni inquinanti entro il 2030”.