Si tratta di numeri preoccupanti, che non possono lasciare indifferenti. Sono oltre 25 milioni le persone in eccesso di peso in Italia, ovvero più del 46 per cento degli adulti (oltre 23 milioni di persone), e il 26,3 per cento tra bambini e adolescenti di 3-17 anni (2 milioni e 200mila persone). È quanto emerge dai dati raccolti e presentati a Roma il 29 novembre ’22 nel 4° Italian Barometer Obesity Report, realizzato da IBDO Foundation in collaborazione con Istat, Coresearch e Bhave. Numeri enormi destinati a crescere se non si agisce subito con soluzioni efficaci.
L’obesità va considerata una vera e propria malattia cronica recidivante che causa molteplici complicanze.
«L’obesità è ancora oggi una sfida irrisolta di salute pubblica, che colpisce e condiziona la vita di troppe persone, i problemi di salute correlati si riflettono quotidianamente sulla qualità di vita, sui casi di assenteismo dal lavoro, sulla produttività, impattando sui bilanci economici delle famiglie e della spesa pubblica e sanitaria», spiega Paolo Sbraccia, Vicepresidente IBDO Foundation e Professore Ordinario di Medicina Interna dell’Università di Roma “Tor Vergata”. «Si stima che l’obesità causi il 58 per cento dei casi di diabete tipo 2, il 21 per cento dei casi di cardiopatia ischemica e fino al 42 per cento di alcuni tumori e porta a circa 57mila morti annuali solo nel nostro Paese».
Esiste una bassa percezione del problema e dei rischi connessi
«Il problema però è che spesso si ha un’autopercezione errata e si fatica a riconoscere in primis la malattia, infatti, l’11,1 per cento degli adulti con obesità e il 54,6 per cento degli adulti in sovrappeso ritiene di essere normopeso, lo stesso accade tra i genitori di bambini in sovrappeso o obesi, dove il 40,3 per cento ritiene i propri figli sotto-normo peso. Sottovalutare le cause e le gravi conseguenze di questa malattia o convincersi che si risolverà con la crescita porta però purtroppo a complicanze già in giovane età, con lo sviluppo di malattie croniche come problemi di salute mentale, disturbi cardiaci, diabete di tipo 2, nonché alcuni tumori e problemi osteo-articolari e delle vie respiratorie» conclude Sbraccia.
Promuovere stili di vita sani nelle città in modo equo e sostenibile
L’obesità è una malattia multifattoriale in cui l’apporto alimentare e l’attività fisica svolgono un ruolo rilevante nella determinazione e nella terapia della stessa malattia, a maggior ragione se si associa anche il diabete. Per questo è importante insegnare e promuovere nella popolazione stili di vita sani, «ma ad oggi il 33,7 per cento della popolazione italiana adulta (quasi 20 milioni di persone) non pratica né sport né attività fisica, con importanti differenze di genere (il 36,9 per cento delle donne contro il 30,3 per cento degli uomini) – sottolinea Roberta Crialesi, Dirigente Servizio Sistema integrato salute, assistenza, previdenza e giustizia, Istat -. Anche qui vige una scarsa consapevolezza: tra i bambini poco attivi, il 59,1 per cento delle madri ritiene che il proprio figlio svolga sufficiente attività fisica. Lo stesso accade per quanto riguarda l’alimentazione dove solo il 18 per cento della popolazione adulta dichiara di consumare 4 o più porzioni di frutta e/o verdura al giorno, e tra le madri di bambini in sovrappeso o obesi, il 69,9 per cento pensa che la quantità di cibo assunta dal proprio figlio non sia eccessiva».
Stigma e pregiudizi diffusi sono una barriera fondamentale che impedisce di affrontare in maniera efficace l’obesità.
Combattere lo stigma che pesa sulla persona che soffre di obesità.
L’obesità è una malattia dalle forti implicazioni sociali: su di essa pesano spesso pregiudizi, stereotipi, linguaggi e immagini inadatte che portano le persone che ne sono affette a essere stigmatizzate e discriminate nei rapporti sociali, nella vita scolastica e lavorativa e addirittura bullizzate e ridicolizzate a causa del loro peso corporeo, con importanti ripercussioni fisiche e psicologiche nelle persone stesse che soffrono di obesità. L’opinione pubblica e – purtroppo – anche parte del mondo sanitario hanno una visione superficiale del problema.
Immagini tratte dal 4th Italian Obesity Barometer Report 2022
«La prevenzione e gli interventi mirati su alimentazione e sport sono importanti nella più ampia lotta all’obesità, ma oltre a questo si ha la necessità di un approccio olistico multidisciplinare per garantire un sostegno completo efficace. È importante combattere lo stigma sociale per far sì che sia considerata da parte dei governi, dei sistemi sanitari e delle stesse persone con obesità, come già fatto dalla comunità scientifica, una malattia cronica con la stessa dignità di altre malattie come il diabete, che richiede una gestione a lungo termine, e non una responsabilità della singola persona. Ciò, oltre a incidere sulle cure e sui trattamenti per l’obesità e per lo sviluppo di nuove direttive politiche, potrebbe anche contribuire a ridurre la disapprovazione sociale e gli episodi di discriminazione verso chi ne è affetto», aggiunge Antonio Nicolucci, Direttore di Coresearch.
È tempo di agire per il pieno riconoscimento dell’obesità e della sua presa in carico
«È giunto il momento di mettere in atto soluzioni di politica sanitaria e di governance clinica che siano in grado di dare risposte concrete alle persone con obesità e soprattutto che coinvolgano e siano disponibili per l’intera popolazione, partendo dalla inclusione dell’obesità nel Piano Nazionale delle Malattie Croniche (PNC), a cui stiamo lavorando nella Cabina di Regia del PNC presso il Ministero della Salute, al fine di per aumentare il supporto ed anche per diminuire le disuguaglianze di accesso alle cure sul territorio», sostiene Andrea Lenzi, Coordinatore Italia dell’Obesity Policy Engagement Network (OPEN). «Dal 4° Italian Barometer Obesity Report presentato oggi a Roma si evince come sia presente una drammatica correlazione tra le aree più svantaggiate e periferiche della città e una maggiore prevalenza di obesità e come questo valore sia notevolmente aumentato negli ultimi 20 anni, durante i quali nelle aree metropolitane il valore è aumentato dal 6,8 per cento al 8,8 per cento, mentre nelle aree periferiche la percentuale è passata dal 8,2 per cento al 12,1 per cento. Per questo anche il nuovo modello di welfare urbano che dobbiamo promuovere deve tenere conto di questi dati e agire nelle zone più a rischio rendendo il contesto urbano adatto alla conduzione di stili di vita sani, e della prevenzione secondaria, rafforzando la rete di servizi sociosanitari a disposizione di tutti».
«Come questo 4° Report sull’Obesità in Italia ci dimostra, l’obesità riflette e si accompagna a un tema più vasto, quello legato alle disuguaglianze, innestandosi in un vero e proprio circolo vizioso che coinvolge gli individui e i nuclei familiari che vivono in condizioni socioeconomiche e educative svantaggiate. Appare miope non affrontare l’obesità come malattia e priorità nazionale perché questo negare la natura stessa confinandola tra le condizioni e le colpe individuali, non fa altro che aggravare il quadro economico, sociale e clinico», aggiunge l’on. Roberto Pella, Presidente dell’Intergruppo Parlamentare “Obesità e Diabete” e Vicepresidente vicario ANCI.
Prevenzione, diagnosi, trattamento precoce, corretto accesso alle cure per tutti possono impedire e ritardare il rischio di complicanze e di mortalità dovute all’obesità.
References
- 4th Italian Obesity Barometer Report 2022
L’obesità in Italia: è tempo di agire
A cura di IBDO Foundation, Istat, CoResearch, BHave
Editors: Paolo Sbraccia, Roberta Crialesi, Lucio Corsaro, Antonio Nicolucci, Federico Serra
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Roma, 9 aprile 2019
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Obesity Monitor, Anno 1, n. 1, 2019