Educazione Terapeutica del paziente con diabete: obiettivi e modello

Obiettivi e modello dell’ Educazione Terapeutica del paziente con diabete

A cura della d.ssa Silvia Maino, Vicepresidente OSDI (Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani), Regione Lombardia

L’educazione terapeutica è un processo condiviso sin dall’inizio con il paziente che ha il diabete, e può essere erogata a livello individuale o in gruppo. L’educazione terapeutica ha obiettivi ben precisi ed è parte integrante del processo di assistenza multidisciplinare ovvero coinvolge l’intero team di professionisti della salute che hanno in cura il paziente (medico, infermiere, nutrizionista, psicologo, etc) – opportunamente formati – in modo da garantire un’assistenza globale al paziente, che ne migliori la soddisfazione, la qualità di vita e l’aderenza alle indicazioni ricevute.

Educazione terapeutica: gli obiettivi

L’educazione terapeutica deve essere intesa come un “processo di insegnamento con una precisa finalità terapeutica”. Permette la formazione dei pazienti a un’autogestione della cura e del nuovo livello di salute.

Deve essere adattata all’evoluzione della malattia ed al modo di vivere del paziente. Gli obiettivi di un intervento educativo sono sempre mirati a:

  • migliorare le conoscenze del paziente (sapere);
  • migliorare l’abilità pratica del paziente nella gestione della cura (saper fare, saper fare meglio, con maggior precisione);
  • modificare i comportamenti fino ad ottenere un equilibrio tra i bisogni del paziente e i bisogni della malattia (saper essere, saper cambiare con motivazione);
  • permettere al paziente di acquisire e conservare/canalizzare le capacità e le competenze per vivere in maniera ottimale il rapporto quotidiano con il diabete (saper divenire).

Il paziente alla fine di questo percorso deve arrivare ad autogestire il trattamento, deve sentirsi libero, capace e legittimato a prendere decisioni autonome.

educazione terapeutica dei pazienti“Quello che il paziente vuole è un’informazione precisa sull’uso di farmaci e presidi nella vita quotidiana.
Se uno ti chiede “Che ore sono?”
non vuole come risposta la descrizione del funzionamento dell’orologio”
Jean Philippe Assal, 2011

La risposta identificata: il Chronic Care Model

Diventa quindi fondamentale creare intorno al paziente un modello che prevede un approccio collaborativo, centrato proprio sul paziente nel quale il paziente stesso arriva a comprendere qual è il suo ruolo decisionale e si assume la responsabilità della propria cura.

Nell’Ambulatorio Infermieristico dedicato in cui lavoro, accogliamo il paziente con diabete al primo accesso in ambulatorio, per spiegargli come siamo strutturati e per indicargli quali sono le figure professionali che imparerà a conoscere e che ruoteranno attorno a lui. Negli incontri successivi al primo, ascoltiamo il paziente per capire quali sono le sue conoscenze sulla malattia e i suoi bisogni e insieme al team costruiamo un percorso educativo strutturato per migliorarne e/o rafforzarne le capacità e le conoscenze; per motivarlo e rassicurarlo e per dargli le risposte che cerca. Il paziente si sentirà coinvolto e quindi sarà più partecipe al suo stesso percorso di cura.

Approccio specialistico individuale e di gruppo

Nel nostro Ambulatorio Infermieristico organizziamo dei percorsi educativi sia individuali che di gruppo, su diverse tematiche e con diversi obiettivi:

  1. addestrare all’autocontrollo della glicemia
  2. addestrare alla terapia iniettiva (insulina, farmaci ipoglicemizzanti)
  3. addestrare alla prevenzione e alla gestione delle complicanze
  4. prevenire e gestire il piede diabetico
  5. apprendere e riconoscere uno stile di vita sano e un’alimentazione equilibrata

Vantaggi e svantaggi dell’intervento educativo individuale

I VANTAGGI

Uno dei principali vantaggi dell’educazione terapeutica sul singolo paziente è la possibilità di personalizzare l’intervento, di renderlo il più mirato possibile ai reali bisogni del soggetto. Tra gli altri vantaggi vi sono sicuramente un miglior contatto (uno ad uno) e quindi anche un miglior rispetto del tempo che ha bisogno quel singolo paziente. L’approccio individuale consente anche una migliore conoscenza del paziente, viene facilitato l’ascolto e si riesce ad affrontare meglio il vissuto del paziente.

GLI SVANTAGGI

Tra gli svantaggi di un colloquio individuale vi è la mancanza di un confronto con altri pazienti che hanno vissuto ed affrontato la stessa situazione, anche se magari in modo diverso. Vengono a mancare tutte le dinamiche che possono crearsi all’interno di un gruppo e che possono essere utili per l’apprendimento di alcuni pazienti. C’è il rischio – talvolta – di un insegnamento poco strutturato e questo tipo di approccio richiede molto più tempo rispetto ad un incontro di gruppo. Infine, esiste il rischio di influenza dell’infermiere sul paziente e – non ultimo – può sorgere stanchezza da parte dell’operatore, dovuta alla ripetizione dei diversi concetti per gran parte della giornata.

Per condurre questi incontri con i pazienti, noi infermieri utilizziamo spesso dei kit educativi che ci aiutano a trasmettere in modo più efficace tutte le informazioni che vogliamo passare al paziente. A volte, quando è possibile, questi kit vengono lasciati al paziente in modo che li possa utilizzare, una volta a casa, in base alle proprie necessità.

L’obiettivo che noi operatori della salute vogliamo raggiungere è proprio quello di rendere il paziente autonomo per gestire al meglio il diabete, giorno per giorno, nella quotidianità.

Alla fine del percorso educativo il nostro intento è quello che il paziente si possa sentire proiettato verso il proprio futuro, sentendosi libero di agire, di scegliere, avendo la forza di cambiare.

Vantaggi e svantaggi dell’intervento educativo di gruppo

I VANTAGGI

Tra i principali vantaggi degli interventi di educazione terapeutica di gruppo vi è sicuramente la possibilità di scambiarsi delle esperienze differenti tra pazienti che stanno vivendo la stessa situazione, ciò permette un maggior confronto tra punti di vista differenti. In un ambiente conviviale, diventa più facile l’apprendimento, grazie anche all’esposizione di “situazioni-problemi” che noi operatori proponiamo di volta in volta. I pazienti sono più stimolati all’apprendimento, e – ultimo vantaggio – ma non meno importante – si ottimizzano i costi e le risorse.

GLI SVANTAGGI

Tra gli svantaggi dell’approccio educativo di gruppo possiamo annoverare eventuali difficoltà nel fare partecipare tutti i pazienti (la persona è “abituata” alla classica “visita ambulatoriale” di circa venti minuti, in cui mostra i suoi esami, espone i suoi dubbi e attende conferme riguardo all’andamento della malattia e alla terapia farmacologica in atto. Non si è “abituati” ad una nuova “modalità” di apprendimento, dove ci si ferma in ambulatorio per circa due ore, insieme ad altre persone che non si conoscono). Talvolta è difficile creare gruppi omogenei che possano più facilmente dialogare tra loro; all’interno di un gruppo c’è sempre la persona che ha più difficoltà ad esprimersi rispetto ad altre, oppure il paziente che tende ad essere un leader, che prende sempre la parola a discapito di chi è più timido e non riesce ad esprimere i suoi dubbi e i suoi bisogni. Anche gli orari fissi dei corsi di gruppo possono essere una difficoltà per esempio per le persone che lavorano. A volte, anche da parte dell’operatore possono nascere delle difficoltà nel gestire un gruppo e nel riuscire a concedere la giusta attenzione a ciascun partecipante, affinchè il risultato del percorso educativo risulti efficace per tutti i pazienti intervenuti.

In conclusione, l’educazione terapeutica è certo che:

  • migliora la qualità di vita del paziente
  • aumenta l’aderenza del paziente al suo trattamento
  • permette un maggiore controllo clinico del diabete
  • rappresenta uno strumento indispensabile per realizzare i percorsi di cura dei pazienti con diabete

La strada dell’Educazione Terapeutica, il percorso della condivisione con il paziente di informazioni ed obiettivi, del supporto alla motivazione è – secondo Assal – “probabilmente l’unico modo in cui un medico o un infermiere può essere davvero utile alla persona con una malattia cronica come il diabete.”

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