Con il termine piede diabetico ci si riferisce a varie malformazioni del piede di un soggetto affetto da diabete, di vario grado e natura, che possono andare dalle “semplici” callosità, alluce valgo, “piede piatto”, fino a vere e proprie lesioni ulcerative dovute alla neuropatia e/o alla arteriopatia agli arti inferiori. È molto importante riconoscere precocemente il piede diabetico, quando ancora non sono presenti lesioni ulcerative o ulcere vere e proprie; questo, infatti, permette di mettere in atto numerose strategie preventive.
Si stima che circa il 10-15% dei pazienti con diabete svilupperà almeno una volta nella propria vita una lesione ulcerativa ai piedi.
Quante persone colpisce in Italia? A quale età si manifesta?
Negli ultimi anni, il tasso annuale di ulcere al piede varia tra il 5% ed il 7% (circa 3 volte rispetto alla popolazione non affetta da diabete). Questo significa che ogni anno ci sono circa 150.000 italiani con diabete che hanno una lesione ulcerativa ai piedi e di questi, nonostante le tante terapie innovative degli ultimi anni, circa 7000/anno vanno incontro ad amputazioni agli arti inferiori.
L’età di comparsa si sta abbassando sempre di più.
Solitamente, l’età media dei soggetti che sviluppa questa complicanza del diabete è intorno ai 65-70 anni. Purtroppo però ultimamente – con l’abbassarsi dell’età media di insorgenza del diabete mellito di tipo 2 (dai 40 ai 35 anni) stanno giungendo ai nostri Centri diabetologici pazienti sempre più giovani con lesioni ulcerative anche molto gravi. Infatti, il principale fattore di rischio per la neuropatia e arteriopatia, insieme al controllo glicometabolico e al fumo, è proprio la durata di malattia.
Quali sono le cause e i sintomi del piede diabetico?
Come detto, le malformazioni sono causate dalla neuropatia diabetica e dall’arteriopatia agli arti inferiori. La neuropatia è dovuta all’alterazione delle fibre nervose degli arti inferiori, che può essere responsabile di alcuni sintomi, quali formicolii, crampi notturni, ridotta sensibilità a livello dei piedi, sensazioni di punture di spilli e altri sintomi (vedi “Neuropatia diabetica: tutto ciò che serve sapere”). L’arteriopatia, invece, è causata da restringimenti delle arterie degli arti inferiori, con conseguente ridotto afflusso di sangue ai piedi; i sintomi che di solito si possono avvertire sono dolori ai polpacci mentre si cammina, crampi notturni, estremità fredde.
Quali sono le terapie?
È molto importante riconoscere il piede diabetico, quando ancora non sono presenti le ulcere ai piedi che si possono prevenire ad esempio con una scarpa comoda, meglio su misura, con pianta larga, possibilmente senza cuciture interne. È fondamentale controllare ogni giorno (con uno specchio o con l’aiuto di un familiare) che non vi siano lesioni o callosità a livello dei piedi. Il consiglio che diamo alle persone con diabete con rischio di piede diabetico è quello di richiedere al medico curante l’invalidità civile, che permette di ottenere un paio di scarpe ortopediche/sanitarie con plantare su misura all’anno.
Lo scarico dei punti di iperpressione è sicuramente la prima terapia del piede diabetico, sia che non abbia sviluppato lesioni ulcerative (scarpe ortopediche), sia che queste siano purtroppo già comparse (scarpe da medicazione, tutori ecc.).
Una volta comparse le lesioni ulcerative le terapie “di base” sono molteplici. È sempre importante rimuovere i tessuti non vitali che impediscono l’attuazione dei processi di guarigione e applicare delle medicazioni topiche a seconda della tipologia della ferita. Vi sono medicazioni per le prime fasi quando ancora la lesione è infetta/infiammata o è presente fibrina (quali ad esempio iodopovidone, medicazioni contenenti argento o idrogel) ed altre che facilitano i processi di guarigione quando la lesione è in fasi più avanzate (quali schiume poliuretaniche o medicazioni “occlusive”).
Ci sono novità terapeutiche?
- Novità per quanto riguarda il debridement chirurgico: il laser CO2
Il laser in medicina viene utilizzato in tanti campi, dalla ginecologia all’oculistica, in chirurgia e altri. Da qualche anno, abbiamo provato a utilizzare il laser CO2 anche nel trattamento chirurgico delle lesioni ulcerative difficili del piede diabetico. “Ci sono delle lesioni ulcerative in alcuni pazienti con piede diabetico che sono particolarmente difficili da trattare, sono le ulcere che hanno tessuti non vitali, come la fibrina, una fibrina colliquata (molle), una fibrina molto difficile da rimuovere con agenti meccanici come il bisturi o la curette”. “In questi casi, il laser CO2 che “scioglie”, elimina il tessuto non vitale, facendo “esplodere” l’acqua all’interno delle cellule – rappresenta una metodica nuova di debridement chirurgico, cioè di rimozione chirurgica dei tessuti non vitali; l’utilizzo del laser CO2 potrebbe darci vantaggi – e infatti ce li sta dando – nella rimozione di tessuti che “soffocano” il letto dell’ulcera, premono sui tessuti di granulazione – quelli che fanno guarire la lesione ulcerativa – e rendono appunto difficoltoso il processo di guarigione.”
“Utilizzare un laser CO2 per le ulcere cavitarie, profonde, per le fistole, per i tessuti infetti, sfruttando le alte temperature (laser CO2 arriva a 2.000 °C) può aiutarci a sterilizzare il letto dell’ulcera. In casi molto particolari, i più complessi, quindi, usiamo il laser CO2 che ha una notevole versatilità: debridement chirurgico, sterilizzazione del letto dell’ulcera, fotocoagulazione, ci sono molte cose che questa tecnica ci consente di fare nei casi più difficili”.
PER APPROFONDIRE
- Il laser CO2 nel trattamento delle ulcere difficili del piede diabetico »
- Il laser CO2 nel trattamento del piede diabetico » (video)
- Novità per quanto riguarda il trattamento delle infezioni: la terapia fotodinamica
PER APPROFONDIRE
- La terapia fotodinamica nel trattamento del piede diabetico »
- La terapia fotodinamica per il trattamento del piede diabetico » (video)
- Novità per quanto riguarda il trattamento della ischemia: la terapia con cellule staminali
Per la cura dei pazienti diabetici con ischemia critica d’arto ad alto rischio di amputazione, stiamo da qualche tempo utilizzando un’innovativa terapia di medicina rigenerativa che si basa sul prelievo e l’utilizzo di cellule del sangue periferico del paziente stesso, ovvero le cellule mononucleate per cercare di creare nuovi vasi (vasi collaterali) in grado di aumentare l’ossigenazione dei tessuti periferici e aiutare quindi la rigenerazione tessutale delle lesioni ulcerative.