Piede diabetico: numeri in discesa ma ancora troppo alti

Amputazione piede diabetico: numeri in discesa ma ancora troppo alti

L’Italia è tra le nazioni con il minor numero di amputazioni al mondo. Gli indicatori di salute e gli esiti del piede diabetico sono migliorati negli ultimi vent’anni: le amputazioni sono calate di circa il 40 per cento, grazie a una maggiore consapevolezza sia da parte degli operatori sanitari che dei pazienti ma anche grazie a delle modifiche a livello legislativo e organizzativo, centrale e regionale.
Nonostante questi risultati di rilievo, la distribuzione degli ambulatori podologici nei Centri di Diabetologia italiani (CAD) è ancora a macchia di leopardo e ogni anno sono ancora troppo alti: ben 7 mila, gli italiani che subiscono un’amputazione degli arti inferiori a causa del piede diabetico.

Piede diabetico: un notevole impatto socio-sanitario

Il piede diabetico (ulcera del piede) ha un alto impatto epidemiologico; colpisce infatti il 5 per cento dei pazienti con diabete (circa 300 mila italiani) e determina un consumo di risorse pari al 25 per cento circa della spesa complessiva per l’assistenza ai pazienti con diabete.

Il piede diabetico rappresenta inoltre il 2-4 per cento (2-4%) di tutti i ricoveri per diabete. La qualità di vita del paziente con ulcera del piede risulta gravemente compromessa per i lunghi tempi di guarigione e per la necessità di una continua sorveglianza in prevenzione secondaria. Infatti, la chiusura dell’ulcera – che in molti casi può essere difficoltosa –non rappresenta la risoluzione della malattia, ma solo la remissione del quadro clinico che, se non adeguatamente monitorata, può determinare recidive in oltre il 40 per cento (49%) dei pazienti. La comparsa di un’ulcera in un paziente diabetico ne condiziona in maniera importante la sopravvivenza.

“La presentazione delle lesioni del piede diabetico – afferma il dottor Roberto Da Ros, responsabile Centro Diabetologico AAS2, Monfalcone-Gorizia e Coordinatore del gruppo di studio SID-AMD sul piede diabetico – risulta sempre più complessa, con lesioni complicate: la frequenza di lesioni vascolari e/o infette supera il 50 per cento. Questi pazienti inoltre presentano multiple comorbidità: il 50 per cento (50%) dei pazienti con arteriopatia periferica presentano anche cardiopatia ischemica, il 30 per cento vasculopatia dei tronchi sovraortici, il 20 per cento (20 entrambe le patologie”.

Un esercito di specialisti per proteggere le persone con diabete

Un recente censimento delle strutture che in Italia si occupano del piede diabetico – condotto dal Gruppo di Studio della podopatia diabetica AMD-SID – ha individuato 176 strutture: 41 di I livello, in grado di effettuare, prevenzione, educazione e presa in carico del paziente, 104 di II livello in grado di trattare in modo autonomo le lesioni e 31 di III livello, in grado di prendersi cura complessivamente del paziente con piede diabetico.

Questa rete di strutture integrate ai quasi 700 ambulatori di diabetologia, distribuiti in tutto il territorio nazionale, rappresenta un vero ‘esercito di sorveglianza’ ed intervento attivo. “Vi sono ancora risultati non omogenei di organizzazione sanitaria nelle varie regioni – riflette il dottor Roberto Anichini, direttore U.O. Diabetologia e Diabetic Foot Unit, USL centro Toscana Area Pistoiese – ma se riusciremo ad accrescere la convinzione che il piede diabetico si combatte attraverso l’iniziativa globale educativa e formativa del paziente (fin dalla diagnosi) e la risposta unitaria e univoca dei professionisti che intorno a lui si muovono, di certo riusciremo a migliorare gli eventi e migliorare la qualità di vita dei nostri pazienti”.

“Il paziente con un problema di piede diabetico – prosegue Da Ros – risulta fragile per le patologie internistiche presenti, alle quali si associa un evento acuto al piede, che necessita frequentemente di trattamento chirurgico e rivascolarizzazione. In questo quadro, la rete assistenziale, formata da vari specialisti, è fondamentale per garantire il corretto ed adeguato trattamento. Una gestione frammentata, dove ogni specialista risolve la sua parte, è poco efficace nella cura del paziente, che necessita di una presa in carico a trecentosessanta gradi”.

Distribuzione degli ambulatori di podologia a macchia di leopardo

Secondo i risultati di un’indagine condotta dalla SID, Società Italiana di Diabetologia, la distribuzione di ambulatori podologici nei Centri di Diabetologia Italiani (CAD, Centri Cura Antidiabete) è a macchia di leopardo, anche se in lieve miglioramento rispetto a una precedente indagine SID del 2016. “Dai dati raccolti – spiega il prof. Francesco Purrello, presidente della SID – è emerso che nelle Regioni Friuli Venezia Giulia e Liguria, il 100 per cento (100%) dei CAD effettua ambulatorio podologico.

Nelle Regioni Marche, Piemonte, Valle d’Aosta, Toscana e Umbria questa percentuale è del 75 per cento (75%) del totale dei CAD; in Emilia Romagna è del 50 per cento (50%). Le restanti Regioni infine hanno un ambulatorio dedicato al piede solo nel 25 per cento (25%) dei CAD”. Eterogenea è anche la presenza del podologo nel team multidisciplinare, nonostante gli standard di cura SID-AMD collochino il podologo in ognuno dei tre livelli assistenziali di questi ambulatori (base, intermedio, avanzato).

Accesso ai presidi per il piede diabetico e rimborsabilità

Per quanto riguarda i presidi per il piede diabetico (calzature predisposte, tutori da lesione e plantari su misura), il cui utilizzo per il paziente con diabete è fondamentale sia in prevenzione primaria, che secondaria, dall’indagine SID emerge che tutte le Regioni hanno la rimborsabilità dei presidi per scarpe predisposte e su misura, plantari su calco e tutori da lesione, attraverso una modalità di distribuzione consolidata nella quasi totalità delle Regioni, cioè la prescrizione dello specialista per il paziente con invalidità civile, attestante una o più complicanze agli arti inferiori causate dal diabete. “Tuttavia – prosegue il professor Purrello – non tutte le Regioni riportano di avere la rimborsabilità per la cura locale delle lesioni del piede diabetico, cioè le medicazioni e le prestazioni ambulatoriali”. In particolare, le Regioni Friuli Venezia Giulia, Veneto-Trentino Alto Adige, Puglia, prof. Francesco Purrello, presidente della SID Sardegna, Campania e Basilicata non rimborsano tali prestazioni. “Questo – commenta il professor Purrello – si traduce in un minor diritto alla cura per i cittadini di queste Regioni in condizione pre- e post-ulcerativa o in fase di ulcerazione; pertanto sarebbe auspicabile che le Regioni suddette si uniformassero al resto d’Italia con l’inserimento nell’esenzione per patologia (013.250) dei codici specifici del nomenclatore tariffario del SSN per tutte le procedure diagnostiche e terapeutiche necessarie alla gestione clinica ambulatoriale del piede diabetico”.

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