Promossa la diabetologia italiana

Un quadro realistico e aggiornato del quadro delle cure del diabete su tutto il territorio nazionale: è quanto forniscono ancora una volta gli Annali AMD 2010 curati dall’Associazione medici diabetologi.
I dati di quest’ultimo documento riguardano ben 439.748 pazienti, assistiti in 239 centri situati in tutte le Regioni italiane. Di essi, il 91,9 per cento è affetto da diabete di tipo 2, con una novità importante: questa forma, una volta definita anche “senile”, riguarda ora anche le fasce di età più giovani poiché circa il 4 per cento di tali pazienti ha meno di 45 anni.
Confermata ancora una volta la correlazione con l’obesità: circa i due terzi dei pazienti diabetici hanno un indice di massa corporea superiore a 27, mentre solo uno su cinque è risultato normopeso.
Per valutare la qualità delle cure e dell’assistenza, da quest’anno è stato introdotto lo Score Q, un indice ideato da Antonio Nicolucci del gruppo di lavoro del Consorzio Mario Negri Sud. Esso assegna un punteggio non solo alle modalità assistenziali, per esempio all’effettuazione di misurazione di alcuni parametri fondamentali (emoglobina glicosilata, pressione arteriosa, profilo lipidico, microalbuminuria) ma anche alla capacità di intervenire per correggere quelli in un range scorretto.
“L’introduzione dello score Q è un cambiamento epocale perché permette per la prima volta di quantificare con un numero come funziona il servizio diabetologico” ha commentato Carlo Giorda, vicepresidente AMD, nel corso dell’incontro di presentazione del documento che verrà distribuito nel corso del Convegno nazionale, i programma a Firenze dal 10 al 20 novembre prossimi. “Esso è stato validato al livello internazionale: i centri a cui è stato attribuito un basso valore hanno anche una maggiore incidenza di eventi cardiovascolari.”
Complessivamente, dunque, dagli Annali emerge un quadro piuttosto lusinghiero della diabetologia italiana. La percentuale di soggetti sottoposti almeno una volta all’anno alla misurazione dell’emblobina glicosilata è superiore al 90 per cento, e il suo valore risulta sotto controllo – ovvero inferiore alla soglia del 7 per cento stabilita dalla Linee Guida internazionali – nel 25 per cento dei soggetti con diabete di tipo 1 e nel 44 per cento di quelli con diabete di tipo 2.
Se si passa però all’analisi dello scostamento delle singole Regioni dai valori medi ci si accorge che la cartina dell’Italia, anche in questo caso, è a macchia di leopardo.
Uno dei dati che emerge dagli Annali è la variabilità dei valori nelle diverse realtà locali: se per la misurazione dell’emoglobina glicosilata l’oscillazione c’è ma è abbastanza limitata, per quanto riguarda per esempio la percentuale di pazienti trattati con statine si passa da un valore minimo del 27 per cento a uno massimo del 53 per cento”, ha spiegato Giacomo Vesapasiani, coordinatore degli annali AMD. “Uno degli obiettivi principali degli Annali è ridurre questa variabilità e far sì le prestazioni siano omogenee in tutto il territorio nazionale, per esempio mettendo a confronto i diabetologi delle diverse regioni”.

Fonte: ottobre, Annali AMD 2010

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