La spesa a livello UE per le malattie croniche è pari a circa 700 miliardi di euro l’anno e in Italia i malati cronici sono 24 milioni, assorbendo una gran parte delle risorse riversate in sanità. Il Piano Nazionale Cronicità (PNC) approvato con Accordo sancito dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le PPAA di Trento e Bolzano il 14 settembre 2016, avrebbe dovuto portare alla riorganizzazione dell’assistenza sanitaria e allo spostamento sul territorio dei trattamenti socio sanitari delle principali patologie croniche (come ad esempio diabete, asma, BPCO, malattie cardiovascolari) con lo sviluppo di una diversa cultura orientata alla presa in carico proattiva delle persone con fragilità e cronicità tramite servizi di prossimità. L’evento fissato per il 13 febbraio, al Palazzo Pirelli, cercherà di fare il punto della situazione attuale sul Piano Nazionale Cronicità, la cui applicazione appare ancora a macchia di leopardo.
Quali prospettive per il futuro?
Solo un deciso intervento in quest’ottica potrà consentire che il processo di miglioramento della qualità assistenziale, si sviluppi in coerenza con l’esigenza di contenimento e di razionalizzazione della spesa sanitaria. Ma tutto questo con quali strumenti operativi? Oggi, a quasi 3 anni dall’approvazione, l’attuazione concreta del Piano si vede realizzata ancora in via parziale e solo in alcune Regioni, seppur da molti sia stata considerata la potenziale vera spending review della sanità.
Per verificare lo stato di attuazione reale e non formale del Piano Nazionale Cronicità, PNC, gli uffici della programmazione del Ministero della Salute hanno attivato un monitoraggio tecnico che deve mappare una serie di indicatori trasmessi dalle singole Regioni: il livello di stratificazione della popolazione, il livello di integrazione tra assistenza ospedaliera e territoriale e il livello di adozione e di attuazione dei percorsi diagnostico-terapeutici.
Il PNC ha previsto inoltre la creazione di una cabina di regia che, partendo dalla analisi di questi indicatori, costruisca una fotografia iniziale e possa poi decidere le azioni successive. Se l’obiettivo del piano nasce dall’esigenza di armonizzare a livello nazionale tutte le attività in questo campo, compatibilmente con la disponibilità delle risorse economiche, umane e strutturali, la realizzazione e attuazione del PNC in tutte le Regioni deve rappresentare lo strumento per rendere omogeneo l’accesso alle cure da parte dei cittadini, garantendo gli stessi livelli essenziali di assistenza e rendendo sostenibile il SSN. L’innovazione organizzativa necessaria a tutto ciò è una responsabilità di ogni singola Regione e si dovrà realizzare attraverso ben costruiti condivisi e monitorati PDTA (Percorsi Diagnostici Terapeutici Assistenziali).
Reference
Comunicato Motore Sanità, 22 gennaio 2020