Storie di frutta e zuccheri in Thailandia

Nell’immaginario collettivo la Thailandia è rappresentata da spiagge bianche, acque limpide e isole tropicali. Allora come abbiamo fatto io e Riccardo a gironzolare in questo meraviglioso Paese per oltre un mese e mezzo, innamorarcene e non vedere nemmeno un briciolo di mare?

Il fascino della Thailandia sta nella sua incredibile natura: le foreste fittissime, i fiumi, le cascate, le montagne, i laghi, le vallate e soprattutto la vegetazione rigogliosa fanno di questa terra un’attrazione continua.

Un itinerario insolito: la Thailandia del Nord

Sia per scelta che per ovvie esigenze di un viaggio in bicicletta, abbiamo attraversato aree per nulla turistiche dove l’accoglienza thailandese è ancora genuina: in questa prima visita abbiamo esplorato le zone del Nord e del Nord-Est: montuosa e collinare una, piatta e delimitata dal corso del Mekong l’altra.

Abbiamo amato questa parte di Thailandia anche per la qualità della vita che ci ha offerto: ogni 30 km, incastonati tra i picchi delle montagne o appollaiati sulla riva di un fiume, potevamo trovare un villaggio in cui era piacevole spendere un pomeriggio affascinati da qualche scenario naturale, alloggiando in semplici bungalow di legno costruiti secondo il tipico stile thai, tra persone sorridenti, animali selvatici e qualche zanzara.

Dopo una quindicina di giorni saremmo dovuti entrare in Laos, ma il fatto che il passaggio di frontiera scelto fosse chiuso a biciclette e motorini e l’esperienza fantastica che stavamo vivendo in questo paese hanno fatto sì che scegliessimo di continuare e attraversare il Nord-Est, chiamato anche Isam, lungo il corso del Mekong. Zona esclusa, questa, dai tracciati turistici, ma rinomata per le sue curiose tradizioni alimentari: è normale trovare ampia scelta di insetti e rettili sulle bancarelle di ogni mercato!

La Thailandia non è un Paese per diabetici

Per le sue meraviglie naturali, per la gente splendida che abbiamo incontrato, per i costi bassissimi di cibo e alloggio e per le strade in condizioni ottimali la Thailandia si è davvero rivelata un paradiso per cicloturisti.

Un po’ meno perfetta solo se il cicloturista è diabetico… Perché?

Non tanto per il Sistema Sanitario, sia pubblico che privato, che ci è parso rapido e affidabile nelle occasioni in cui abbiamo fatto controlli. Tra l’altro ho scoperto che in quest’area di Thailandia sono reperibili gli stessi tipi di insulina che sono in commercio in Italia e gli stessi strumenti per le iniezioni e per la misurazione della glicemia. È la cucina che non è indicata.

I piatti thailandesi, del Nord e Nord-Est, sembrano contenere tutti zucchero a volontà. Che sia bianco, di canna o liquido, comunque è in grosse quantità nei dolci così come nelle pietanze salate. Le salse piccanti o agrodolci che accompagnano e danno quel sapore delizioso ai piatti sono sempre zuccheratissime. Insomma non c’è scampo dai picchi glicemici (se non con una pedalata subito dopo i pasti).

Uno dei piatti che più ho amato è la papaya salad – o som tam – per un pranzo fresco e leggero. Si prepara pestando insieme nel mortaio papaya verde, peperoncino, fagiolini, pomodoro, gamberetti essiccati, zucchero di canna, lime, arachidi, salsa di pesce e uno spicchio d’aglio.

Dalla combinazione di questi ingredienti improbabili si ottiene un’insalatina piccante, tendente al dolciastro, immersa in una salsa irresistibile che i thailandesi raccolgono con lo sticky rice, un riso glutinoso che diventa appiccicoso quando cotto perché particolarmente ricco di amido. Ecco svelato il segreto per una glicemia alle stelle in pochi minuti.

All’inizio non ero consapevole della quantità di zuccheri che stessi assumendo, ma, alla terza volta in cui il microinfusore mi indicava un aumento rapido della glicemia dopo pranzo, abbiamo prestato attenzione alla preparazione della papaya salad e notato le abbondanti dosi di zucchero di canna che contiene. Da allora ho iniziato a chiedere di non metterne, senza grossi problemi di comunicazione visto che solitamente gli ingredienti sono tutti in bella mostra di fianco al mortaio. Il gusto del piatto era alterato, ma comunque squisito.

Allo sticky rice, invece, non sapevo proprio resistere, sia per la particolarità del modo in cui si mangia (con le mani, staccandolo a pezzi dal contenitore monodose di bamboo o dalle foglie di banana in cui può essere avvolto), sia per il suo gusto particolare. Questo riso è molto più calorico di quello tradizionale e la sua digestione più lenta, ragione per cui la glicemia tende a restare alta per diverse ore dopo il pasto.

Un altro classico della cucina thailandese, per me irresistibile, era il pad thai, un piatto a base di noodles saltati in padella con uova, salsa di pesce, peperoncino, gamberetti, verdure, tofu, lime, germogli di soia e arachidi. Anche qui abbiamo scoperto esserci un bel cucchiaio di zucchero, oltre che grassi in abbondanza.

L’unica soluzione contro l’iperglicemia immediata era quella di fare trascorrere almeno 20 minuti tra l’erogazione del bolo e il pranzo, oppure mettersi subito in sella per i chilometri pomeridiani, temperature permettendo.

Per cena ci piaceva moltissimo frequentare i night market (quando la città era abbastanza grande da averne uno), che sono situazioni peculiari del Sud-Est asiatico in cui bancarelle di cibo a prezzi popolari animano di luci, colori e suoni il centro della città.

A volte gli ambulanti forniscono tavolini e seggiole dove fermarsi ed assaporare il cibo comodamente, in alternativa si mangia in passeggiata o nel primo scalino disponibile.

Le bancherelle vendono di tutto, dall’antipasto al dolce. Non manca mai un ambulante dotato di frutta fresca e frullatore che prepara intrugli con l’aiuto di latte condensato (un leitmotiv della Thailandia) e zucchero liquido. Anche sacrificando gli ultimi due ingredienti mi sono goduta dei frullati di mango strepitosi, perfetti per rinfrescarsi nella calura del marzo thailandese.

Un’altra forma in cui abbiamo apprezzato il mango è quella che lo vede in pezzi servito con sticky rice e succo di cocco sui banchi dei night market: si scioglie in bocca che è un piacere ed è forse uno dei dessert per me più irresistibili di sempre. Inutile dire che la glicemia si alzava in fretta con questa combinazione micidiale di zuccheri.

Quando riuscivo a resistere a tutto questo, c’era ancora la frutta fresca di stagione, appena sbucciata e affettata, a tentarmi: papaya, ananas, cocco, mangostano, fragole, melone, durian e tanti altri frutti dai colori squillanti. La frutta è una delle grandi ricchezze di queste latitudini e, quando possibile, l’ho utilizzata come anti ipoglicemizzante, più sano e gustoso dei soliti biscotti o bustine di zucchero.

La Thailandia, insomma, è stata una grossa sorpresa dal punto di vista del palato, facendoci svagare dalla routine di fried noodles a pranzo e fried rice a cena del resto del Sud-Est Asiatico. È vero, d’altro canto, che ho usato circa il 10/15 % di insulina giornaliera in più rispetto ai precedenti Myanmar e India, perché la cucina di questa parte di Thailandia è dolce all’inverosimile.

Lo testimonia il fatto che la percentuale di persone sovrappeso è altissima e, di pari passo, quelle affette da diabete di tipo 2.

A 13000 km suonati, comunque, la mia convivenza col il diabete di tipo 1 in viaggio continuava a filare liscia come l’olio. Nessuna ipoglicemia allarmante, rare iperglicemie, l’insulina ha funzionato correttamente nonostante le temperature esterne fossero elevate e soprattutto l’intensa attività fisica quotidiana mi ha permesso di non fare sacrifici alimentari, ma anzi di sperimentare con curiosità tutte le diverse cucine che si sono susseguite sulla nostra rotta.

Vi piacerebbe appendere o regalare un poster con una delle foto di questo appassionante viaggio?

Dall’inizio di marzo 2017, è on line il nuovo negozio di poster: “For a piece of cake: da Cesena a Singapore in bicicletta con il diabete di tipo 1”
Lo trovate a questo link https://www.facebook.com/forapieceofcake/
Provate a dare un’occhiata: ci troverete una piccola selezione delle foto preferite di Chiara e Riccardo (lo sapete che Riccardo Rocchi è un fotografo professionista, (non per nulla le foto sono così belle!!), trasformate in stupendi poster 50×75 cm dallo studio Minimum di Palermo e spediti ovunque siate.

Una bella idea per supportare i vostri cicloturisti preferiti e arredare il vostro studio o la vostra cucina, o entrambi con un’immagine affascinante. Spargete la voce e grazie mille!

Tutte le foto sono di proprietà di Riccardo Rocchi, fotografo, For a piece of cake©. Il loro utilizzo è subordinato ad una sua approvazione scritta.

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